Ogni epoca ha i suoi fautori del fiscalismo. Ed ai nostri giorni ve ne sono veramente tanti.
Alla prova dei fatti, il fiscalismo è innanzitutto una propensione mentale, sintomo di una pulsione patologica, prima ancora che la causa primaria di una lunga serie di effetti nefasti.
Il fiscalismo, nella sua faccia più benigna, è espressione della hybris scientista e della presunzione costruttivista di coloro che credono che con l’ingegneria sociale si possa e si debba costruire un mondo migliore: racchiude l’idea che solo pochi eletti ed illuminati siano in grado di deliberare e programmare gli spazi, i tempi e lo stesso orizzonte esistenziale di milioni di persone; le quali, solo facendo affidamento su un set di mezzi e fini calato dall’alto, assegnato coattivamente, in maniera deliberata e programmatica, saranno in grado di perseguire la propria felicità.
Quando va male, invece, il fiscalismo denota una faccia ancor più truce: mascherandosi dietro la fitta cortina fumogena delle nobili intenzioni e dei buoni sentimenti, i suoi assertori mirano semplicemente a blandire e a convincere le loro vittime che quello che potrebbe essere equiparato ad un moderno servaggio costituisca, in realtà, un veicolo essenziale e necessario per la promozione della prosperità, del benessere e dell’eguaglianza sociale. Ammantandosi di dogmi tanto persuasivi, quanto razionalmente inconsistenti, e celandosi dietro le evanescenti ipocrisie ideologiche del politicamente corretto, i fiscalisti cercano di rassicurare i cittadini vessati, promettendo loro di alleviare le fatiche, le noie e le responsabilità inflitte dal ricorso ai naturali mezzi economici di cooperazione e scambio: purché ci si lasci guidare, con fervore, verso i magnificati lidi, punteggiati dal predominio del mezzo politico. Elevando i desideri più disparati al rango di diritti assoluti, relativizzando e socializzando il concetto di giustizia, fornendo una moltitudine sterminata di incentivi diffusi e perversi, martellando incessantemente sul fatto che l’unica alternativa possibile alla attuale democrazia sarebbe la dittatura, l’esercito dei fiscalisti è riuscito – con il pretesto di lenire progressivamente le pene di coloro che sono impegnati a soddisfare i propri bisogni per via della scoperta e dello sfruttamento della natura – ad impalcare il più formidabile e sistematico processo di sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
In entrambi i casi, sia cioè che si tratti dell’interpretazione “benigna” del fenomeno (prima ipotesi), sia che si versi in un contesto ambientale ancor meno felice (seconda ipotesi), gli effetti generati dal fiscalismo saranno sempre più devastanti ed oltremodo incontrollabili.
PERCHE’ DENUNCIARE IL REDDITO CON TUTTO IL BENE CHE TI HA FATTO?!
Marcello Marchesi (giornalista scrittore sceneggiatore e regista italiano)
Grazie, Albert!
desideri>invidia>diritti>stato>fisco>redistribuzione
Mi pare sia la consecutio furtiva che in parole chiarissime Merlo espone nell’articolo.
Ogni capitolo visto da un libertario collide fragorosamente con la vulgata catto-socialista di moda.
Non se n esce se non tramite un reset generale.
Default>bancarotte>miseria>reset>libertà