La cosa strabiliante è che non sappiamo esattamente come sono andati i fatti a Colonia a Capodanno.
Sappiamo che donne sono state violentate e insidiate da un branco di stranieri. Poco altro.
Nell’era dell’informazione abbondante e a buon mercato abbiamo filmati di qualunque cosa succeda al mondo, nessuno di Colonia. Non c’è un racconto chiaro di qual che è successo, né tantomeno di chi e perché. Nebbia.
Abbondano invece i commenti, le analisi, le invettive. Impossibile non provare disagio e paura: quando non si sa quel che succede tutto diventa possibile.
Abbiamo già visto questo fenomeno in altri casi: l’omicidio rituale di Theo Van Gogh, fra tutti, quando nessuno dei testimoni disse quel che era evidente, che l’uomo era arabo, vestiva la djellaba quindi era impossibile non accorgersene. Qualcuno allora commentò come gli olandesi fossero ormai condizionati a non rilevare i segni etnici e religiosi, condizionati dal timore di essere malgiudicati come razzisti e intolleranti, prefigurando una condizione, una società asemiotica, una società la cui psiche filtra all’origine i simboli religiosi ed etnici.
Questa asemioticità, l’incapacità di riconoscere i segni, si riflette specularmente nella volontà di non lasciare segno. Non è pensabile che, tra centinaia di persone, nessuno
avesse un telefono per filmare qual che succedeva; se nessuno ha pubblicato significa una sola cosa: non conta più la verità dei fatti, contano di più i pregiudizi. Nessuno vuole essere identificato ed essere etichettato come xenofobo. Piuttosto che passare per razzista o di essere giudicato come persona rozza e intollerante si preferisce rimuovere dalla memoria ed essere condannati all’impotenza.
La cosa è radicata a livello profondo della psiche. Un vero e proprio cambiamento psicogenetico dell’uomo occidentale, effetto di una fortissima pressione culturale che ci pone davanti al dilemma atroce se mettere in crisi un antico sistema di sicurezze, con tutto il dolore e la fatica conseguenti, o se anestetizzarci oscurando le immagini sensibili. Il risultato inevitabile è l’oscuramento e quindi il buco nero dell’informazione e la scomparsa dei protagonisti e alla fin fine della realtà.
Lo stesso non accade nel campo avverso. Loro sanno, i musulmani, leggere i segni, perché non hanno paura della realtà e soprattutto non hanno paura di chiamare le cose con il loro nome. Per noi loro sono richiedenti asilo, per loro noi siamo infedeli; noi abbiamo un formulario, loro la lama della spada; noi una parola faticosamente costruita per non urtare, loro un’antica e solida definizione che è un programma d’azione.
E’ evidente che non possiamo vincere la guerra in queste condizioni.
Io non amo la violenza e mi sento un cittadino rispettoso delle leggi o almeno aspiro ad esserlo, ma in queste condizioni dico veramente che sarebbe mille volte meglio, mille volte più rassicurante, vedere le donne tedesche (ma anche gli uomini, perché no?) cacciare fisicamente i responsabili di questi atti e punirli duramente. Uno spettacolo esecrabile, certo, orribile, ma non tanto quanto vedere la capitolazione attuale. Anche perché degli orrori del secolo scorso, alla fine, i responsabili sono stati onesti cittadini rispettosi delle leggi con gli occhi chiusi davanti alla realtà dei fatti. Lo stesso non può accadere con uomini coscienti di sé, capaci di difendere di persona e individualmente la propria vita e le proprie idee.
L’autocoscienza non è un processo solo intellettuale e non viene dalla elaborazione solitaria; viene invece da una giusta misura di azione e di pensiero ed ha bisogno di pratica e di condivisione. E’ tempo di uscire di casa, tempo di agire, tempo di vedere e di farsi vedere.
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Chi sceglie un orientamento nazionalista anziché mondialista viene punito dai sostenitori del NOM.
http://www.zerohedge.com/news/2016-01-15/sp-enters-latest-european-scandal-downgrades-poland-bbb
http://www.dvclub.info/il-piano-kalergi-il-premio-europeo-la-fondazione-e-il-piano-per-il-genocidio-dei-popoli-europei/
La Merkel ricevette il premio Coudenhove-Kalergi nel 2010 e dimostra il suo impegno verso la terzomondializzazione dell’Europa.
https://www.youtube.com/watch?v=NwGcWYDP9jk
Ci sono ragioni molte concrete perché la gente ha timore di esprimere qualsiasi critica nei confronti degli allogeni.
In tutto il mondo occidentale (e solo) c’è una forte pressione politica affinché il numero dei presunti richiedenti asilo venga drammaticamente aumentato in barba al volere degli autoctoni.
http://www.hias.org/1000-rabbis-sign-letter-support-welcoming-refugees
I cittadini devono potersi armare.
Poi vedi che al quarto o quinto morto le cose cambiano.
Diversamente si passa da un fattaccio e da una violenza ad altri.
Concordo con Lei sulla lucida analisi.
Però considero velletarie, utopiche ed autolesioniste le Sue proposte operative:
– “…ma in queste condizioni dico veramente che sarebbe mille volte meglio, mille volte più rassicurante, vedere le donne tedesche (ma anche gli uomini, perché no?) cacciare fisicamente i responsabili di questi atti e punirli duramente.”
“Lo stesso non può accadere con uomini coscienti di sé, capaci di difendere di persona e individualmente la propria vita e le proprie idee.”
“E’ tempo di uscire di casa, tempo di agire, tempo di vedere e di farsi vedere.”
Ma non se ne è accorto che, a parte le (inutili) fiaccolate e le (lagnose) lettere al direttore, a noi cittadini europei è praticamente proibito partecipare a qualsivoglia azione di resistenza e/o autodifesa?
Persino la partecipazione a questo blog con qualche strampalato post, può costare a qualcuno di noi una denuncia o un’attenzione della digos, non lo sapeva?
Si può morire di tante cose, anche di noia, anche in buona salute.