Curiosando per internet, mi sono imbattuto nella tabella qui sopra. La fonte è l’osservatorio Inca-CGIL. In base a questi dati, spero attendibili, la spesa pubblica per ogni studente italiano è di 5.908 euro all’anno. Secondo la stessa fonte, un poco al di sopra della media UE, ma inferiore a molti paesi avanzati (Stati Uniti, Danimarca ed Austria su tutti).
Queste somme hanno innescato in me una riflessione. Molti sanno cosa sono i GAS, cioè i gruppi di acquisto solidale. Più persone si riuniscono fare degli acquisti, partendo da una visione critica e consapevole del loro ruolo di consumatori, per ottenere condizioni migliori di prezzo, selezionando produttori e/o intermediari che soddisfino determinati requisiti, principalmente di carattere etico.
Mi sono immaginato che un gruppo di genitori di bambini (o ragazzi) in età scolare, si metta insieme per formare un “gruppo di acquisto” un po’ particolare, dove l’oggetto di consumo sia l’istruzione dei propri figli. Supponiamo che i ragazzini siano 23 e che ogni coppia di genitori metta sul piatto proprio 5.908 euri. Avremmo un budget di circa 136mila euro.
Quali spese dovrebbero affrontare questi genitori? Ipotizzo, e chi ne sa più di me mi corregga, due professori, con un compenso lordo di 35mila euro cadauno (credo siano quasi 2mila euro netti al mese). Questa sarebbe la spesa principale, credo. Poi l’uso di un ambiente adeguato, mettiamo 10mila euro l’anno. Manutenzioni varie, ipotizziamo 4mila euro. Per le pulizie mettiamo altri 3mila euro (ma qualcuno potrebbe dire che pulire l’ambiente in cui si opera. E poi energia elettrica, riscaldamento, acqua; tutte spese di consumo.
Un caso a parte sarebbero le suppellettili (banchi, sedie, cattedre), il materiale formativo (lavagne, armadietti, computer eccetera). Spese iniziali non piccolissime, ma poi “spalmabili” su più anni, perché si riferiscono a beni durevoli che verranno usati anche negli anni successivi. Se l’elenco che ho fatto non è incompleto, potremmo arrivare a circa 100mila euro di spesa annuale.
Non so se metterci i pasti e il trasporto casa/scuola, perché credo, ma non ne sono certo, che queste spese siano pagate a parte dai genitori, attraverso i comuni, e non rientrino nel bilancio del ministero dell’istruzione. Credo, ma anche su questo non potrei giurare, che anche la spesa per la manutenzione degli edifici adibiti a scuole venga posta a carico dei comuni o che sia comunque al di fuori del bilancio del ministero.
Insomma, con 136.000 €, dopo aver coperto le spese necessarie (fatte salve le possibili eccezioni del paragrafo precedente), con una gestione improntata ad una minima oculatezza, rimarrebbero oltre 35mila euro da capire come spendere. Libri, quaderni, matite, tablet, visite guidate, cultori della materia per lezioni uniche; da sbizzarrirsi. Io penserei ad esempio ad insegnati di sostegno per bambini disabili e a forme di bonus o di esenzione dalle spesa, per le famiglie in difficoltà economiche. Invece nella scuola italiana, con questa abbondanza di risorse, in molte scuole i ragazzi si portano da casa la carta igienica.
Non voglio indagare sul perché la scuola pubblica assorba così tante risorse per fare risultati così pessimi. Politici, ministri, dirigenti pubblici e sindacati potrebbero, anzi dovrebbero, spiegare molte cose, meglio se ad una sbarra degli imputati. Ma la responsabilità è anche nostra, che abbiamo delegato completamente l’istruzione dei nostri figli a questi soggetti non propriamente meritevoli di così tanta fiducia.
Abbiamo vissuto per troppo tempo nell’illusione che “pubblico” fosse sinonimo di “gratuito”. Ma non è così. Un servizio (perché tale è l’istruzione) ha un costo. La domanda è se tale servizio debba essere pagato da chi ne fa uso o da tutti, tramite la fiscalità generale, cioè le nostre tasse.
Comunque la si pensi, credo che il ragionamento che ho fatto prima sulla classe di studenti, dimostri che sotto il profilo economico, una gestione diretta dei genitori, sia infinitamente più efficiente di quella di un organo centrale statale. Ma fin qui niente di nuovo sotto al sole.
Quello che credo sarebbe l’effetto più importante è il potere di indirizzo e di intervento dei genitori. Quanta possibilità hanno i genitori in questo momento di poter decidere sul tipo di scuola che vogliono per i propri figli? Si può decidere sull’assetto dell’edificio? Sulla sua manutenzione? Sui professori e sui loro curriculum e sensibilità? Sui programmi scolastici?
Attualmente no. Tutto è delegato ai professori; che sono scelti in un concorso da dei funzionari; scelti a loro volta da dei dirigenti; per arrivare su su fino ad un ministro e ad un presidente del consiglio (e neanche su questi decidiamo più nulla).
Scegliere l’ambiente dove un figlio avrà un’istruzione; i professori che lo seguiranno e lo formeranno; i libri di testo da cui attingerà nozioni e concetti; i programmi e le materie che formeranno il suo curriculum. Sono tutte scelte e responsabilità che fanno paura a molti.
Aver paura di queste eventualità è segno di buon senso. Nessuna persona assennata prenderebbe queste cose alla leggera. Ma dobbiamo capire che lasciare a burocrati, politici e sindacalisti tutte queste scelte, condannerà milioni di ragazzi all’ignoranza prima, e alla miseria poi.
Ma se nascessero scuole libere, lo stato si dissolverebbe in pochissimo tempo. L’istruzione autentica è incompatibile con la convinzione che lo stato sia utile o quanto meno necessario. Quanto ai libri di testo, sono inutili anche quelli degli anni passati. Soprattutto quelli di storia che dicono che la crisi del 1929 fu causata da politiche liberiste.
In una comunità ideale non saremmo obbligati a finanziare la scuola statale mediante le tasse, ma la situazione si potrebbe migliorare anche solo se quei 5.900 € di spesa pro-capite venisse indirizzata alla scuola che si intende frequentare. Se un ragazzo si iscrive ad una scuola privata, sarebbe giusto che quei soldi andassero a quella scuola privata perché sono soldi estorti con le tasse ai genitori di quel ragazzo. In questo modo probabilmente nascerebbero molte scuole libere dallo Stato, indipendenti e private.
Mi chiedo se la tabella tenga anche conto della spesa, totalmente a carico dei genitori, per il libri di testo _imposti_ da professori. In molti potranno confermare che si va dai 300€ ai 500€ all’anno. Ciò per comprare dei libri di testo totalmente inutili, perché semplicemente si potrebbero usare quelli degli anni passati.
Un’iniziativa che ho proposto varie volte, ma che non ha mai avuto seguito a causa dell’indole sottomessa dell’italiano medio, è la seguente:
Tutti i genitori di una classe si accordino per rifiutarsi di comprare nuovi libri di testo, proponendo di usare i libri degli anni passati (il libro su cui mia nonna ha imparato a leggere, scrivere in italiano e fare di conto va benissimo anche per i miei nipoti) o materiale gratuito scaricabile dal web.