In Anti & Politica, Economia

italianiDI FRANCESCO CARBONE

Se l’Italia continua ad affondare economicamente, nonostante i giochi delle tre carte di Renzi sui numeri relativi alla disoccupazione, una ragione c’è ed è molto semplice: i leader del pensiero economico di questo paese sono sempre stati, oramai da diverse decadi, capre di altissimo livello. Riporto due esempi di oggi, prendendo spunto da due tweet che ho prontamente rigirato.

Uno riguarda Boccadutri che continua a far guerra al contante, argomento sul quale abbiamo speso fiumi di parole. L’eliminazione del contante, il cui possesso costituisce l’ultimo fievole velo di quella che era la piena proprietà dello stesso, è un atto totale di repressione delle libertà economiche. Dopo le quali anche quelle politiche perdono ogni senso. Ma da un potenziale dittatore comunista non ci può aspettare altro.

Io vi metto solo in guardia, perché siamo solo all’inizio del declino finale. L’altro caso riguarda il noiossissimo e saccentissimo Bagnai, un soggetto sul quale non ho mai perso tempo, a differenza di Borghi che perlomeno nei suoi video ha sempre saputo scaturire momenti di ilarità estrema. Ebbene la conferma di ogni mio giudizio a riguardo di questo altro potenziale distruttore di nazioni lo si può dedurre da questo suo orripilante articolo pubblicato oggi sul foglio.

Non ne riporto neanche il succo, basta cliccarci sopra e leggere con i propri occhi per capire a qual punto possa arrivare la mente disturbata di certi soggetti le cui ricette economiche hanno prospettive identificabili con un solo nome: Venezuela. Anzi due, il secondo è Nord Corea.

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Showing 5 comments
  • Alessandro Colla

    Forse neanche Bagnai è convinto di ciò che afferma. Ma probabilmente è interessato alle sovvenzioni pubbliche per le associazioni musicali. Così tra una cembalata antiliberista su Il Foglio e una pifferata antistorica su Il Giornale, può trovare tempo per una cantata sull’apparentemente acerrimo nemico delle due testate precedenti che risponde al nome de Il Fatto Quotidiano.

  • Albert Nextein

    Carbone è sempre molto acuto.
    E’ uno dei fuoriclasse.

  • Alessandro Colla

    Cambogia terzo nome? No. Lì il Partito Popolare Cambogiano si è socialdemocratizzato e non marxisteggia più. La nazione è piena di scuole private e privatizzato risulta anche il sistema sanitario. Certo, si va avanti adagio perché esistono ancora le sovvenzioni pubbliche, le proprietà statali nel settore energetico, l’istruzione obbligatoria, la presenza di scuole statali che praticano concorrenza sleale a quelle private e non danno alcuna istruzione reale. Un po’ come in Italia ma per il terzo nome suggerirei Cuba o Madagascar o Bielorussia.

  • virgilio

    Quando tutti saremo sotto osservazione di chi sta al vertice del potere pubblico, l’esclusione del contante è un mezzo che serve a questo, come potremo difenderci da tal vertice se abusasse del suo potere? Un paese non totalitario si basa su un sistema di “pesi e contrappesi” per ostacolare lo strapotere e la dominazione di una parte sulle altre. Il “peso e contrappeso” principale è proprio fra l’ organo politico dominante (Stato, quale “Potere Pubblico”) e il resto dei cittadini comuni. La rivalità, contenuta entro limiti ragionevoli e non-violenti, fra queste due entità rende la possibilità, almeno parziale, di mantenere una società democratica. Ma se una di queste due parti possiede tutta la forza delle armi disponibile, tutta la forza finanziaria esistente, tutta la capacità di costrizione e condizionamento materiale e morale e di controllo sugli individui, come si può restar sicuri che essa non ne abusi in modo anche violento e/o crudele, pur se non nell’immediato in un prossimo futuro? La libertà ha i suoi rischi, come ogni fattore dell’esistenza: pensare di aver qualcosa senza anche dei costi è troppo pretenzioso. Chi scala le montagne sa che rischia, d’altronde se per arrivare in cima adoperasse l’elicottero o la mongolfiera, per non precipitare o rimaner vittima di valanghe, non sarebbe più uno scalatore. Insensato è ritenere di difendere la democrazia abolendola o mettendola seriamente sotto minaccia. Se si si rispetta la facoltà del libero arbitrio umano si devono accettare i pericoli inevitabili che ne conseguono. Non perché ciò sia giusto ma semplicemente perché è logicamente inevitabile. Comunque tutte le tirannie della storia, a partire dall’antica Grecia o anche prima, furono instaurate in nome della sicurezza nei confronti di questo o quel pericolo: certe volte vero e altre solo presunto.

  • Sparviero

    Il terzo è Cambogia

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