L’ultimo libro di Leonardo Facco, “Elogio del contante“, ci ricorda come sia importante porre al primo poste delle proprie battaglia la libertà senza se e senza ma. In questi tempi bui di propaganda statale e soppressione incalzante delle varie libertà individuali, questa discussione letteraria sull’importanza del denaro fisico squarcia il mantello della notte così come un faro trafigge le tenebre offuscanti che segnalano ai marinai stanchi l’appropinquarsi del porto sicuro.
Un messaggio a tutti coloro ottenebrati dalle nenie tedianti spacciate per verità. Ovvero, che il denaro contante favorirebbe il terrorismo, l’evasione fiscale e roba simile. Gli zombie economici, i clientelisti e i pianificatori centrali sono tutti concentrati a rendere il mercato un ammasso quanto più uniforme possibile. Combattono strenuamente contro la sua dinamicità. Vinceranno? Qualche battaglia forse, ma non la guerra.
La dinamicità del mercato prevale sempre sulla staticità insostenibile della pianificazione centrale. Quindi, sebbene i banchieri centrali e lo stato si stanno adoperando per bandiere il denaro contante, il libero mercato ha fatto già la sua mossa portandosi (come sempre) in vantaggio. L’emersione di Bitcoin, a tal proposito, non è un caso. E’ la risposta del libero mercato all’invasione statale delle libertà individuali. L’influenza della criptomoneta è diventata talmente forte che addirittura un funzionario della banca centrale irlandese ha affermato che nel futuro prossimo potrebbe scardinare la sovranità dello stato. Infatti le potenzialità della blockchain e delle varie criptomonete sta spingendo per una maggiore decentralizzazione dei poteri, eliminando intermediari finanziari obsoleti.
La diffusione di Bitcoin e delle altre criptomonete è un fenomeno in netta crescita, favorendo la nascita di nuove opportunità. Il numero di start-up ed imprenditori che cercano di sfruttare questi nuovi mezzi per creare nuove realtà finanziarie (es. depositi in garanzia, prestiti in bitcoin, ecc.), è in costante aumento. A livello mondiale i bitcoin sono accettati da più di 100,000 commercianti e le transazioni con tale moneta ammontano a circa $80 milioni l’anno. Sebbene stiamo ancora parlando di una frazione rispetto alle transazioni totali con carte di credito, il Bitcoin rappresenta un’alternativa valida per l’emancipazione individuale dallo stato e dal suo sistema di controllo.
le parole hanno un senso dici, possibilmente univoco dico. Una definizione acuta e perfetta del 1912 non può che essere calata nella nostra realtà come radice di pensiero. Non penso potesse Mises a quell’epoca immaginare quanto la definizione “in nuce” di mezzo fiduciario potesse estendersi con la creatività del mercato.
Se, come dici, fosse un “mezzo di scambio” questo implicherebbe aver già intravisto un fine.
Fine—>Valore – Mezzo—->Utilità
I mezzi esistono o si implicano solo al servizio di un fine.
I Bitcoin sono “oggetto di scambio” noi osserviamo un fenomeno fiduciario anche se la fiducia non è più un problema (trustless) per superamento tecnologico dato dalla impossibilità della doppio utilizzo e dalla verificabilità nel ledger di ogni transazione pseudonima.
Fiducia zero implica la valutazione puntuale del requisito dell’aspetto fiduciario.
Dire che sono un “mezzo di scambio” ma non sono moneta è incoerente dato che porta anche “coin” nel nome. E’ come riconoscere che hanno utilità transattiva, ma disconoscere il fine attribuito intenzionalmente (incautamente o no) dalle parti che intervengono nello scambio.
Dire che possono, a discrezione di chi li scambia, essere utilizzati come mezzo fiduciario in rappresentanza di altri beni (anche la moneta è un bene) non è così incoerente.
(ma io non conto nulla, quel che penso vale meno di una moneta bucata).
Se il Bitcoin un giorno diventerà moneta sarà grazie all’elezione del mercato (“consumatori” proprio non mi piace, ma sono io che sarò fissato), magari si chiamerà in altro modo pur procedendo dalle stesse tecnologie, magari sarà oggetto di coesistenza con altre nuove monete a larga o a ristretta diffusione. Magari illiberalmente represso ed interdetto attraverso la soppressione del routing dei pacchetti del protocollo del ledger a livello fisico. I nazi-statalisti son capaci di tutto.
Chissà!
Grazie per lo scambio di vedute.
Per “consumatori” potrei sostituire “utenti” di moneta (a differenza dei produttori di moneta in un contesto di libertà monetaria). Per me la definizione di Mises rimane altrettanto valida oggi quanto lo era cent’anni fa. Dal momento che Bitcoin non è un sostituto monetario (non c’è convertibilità a tasso di cambio fisso) ed è semplicemente un mezzo di scambio la fiducia non c’entra. La moneta per definizione è il mezzo di scambio generalmente accettato. “tutto ciò che viene generalmente accettato in pagamento di beni o in adempimento di altre specie di obbligazioni pecuniarie” – D. H. Robertson. Nel sistema attuale la moneta può essere una sola – quella fiat imposta dallo Stato. Non tutte le “coin” costituiscono moneta.
http://www.parkpennies.com/pressed-penny-coin-collections.htm
Forse le transazioni sono ancora poche perché la paura che incutono i corsoforzosisti è invece ancora tanta. E poi sono in pochi a conoscere l’esistenza di questo mezzo di scambio alternativo.
Perché qualcosa diventi denaro bisogna che sia largamente conosciuto per le sue qualità non monetarie.
Appunto, si comincia come mezzo fiduciario, non come moneta. Il seguito è nel processo di scoperta.Fare previsioni (come diceva quel tale Bohr) è difficile, soprattutto sul futuro :-)
Si comincia come merce, per poi diventare moneta.☺
Bitcoin non mi sembra un mezzo fiduciario.
https://wiki.mises.org/wiki/Fiduciary_media
la definizione wiki è parziale, riduttiva e non comprende i mezzi fiduciari scoperti dal mercato. Quella originale di Mises nel testo del 1912 (ed è una opinione personale) è decisamente a scope più aperto e libertario ed aderente all’auspicabile stato delle cose. Non è certamente quel che prevede la legge o l’opinione altrui. Se un testo del 1912 risulta ancora oggi (imho) rivoluzionario ben poco c’è d’aggiungere sullo stato della comprensione dell’economia.
:-)
Sì, ma Bitcoin non rientra nella categoria di mezzo fiduciario. È una specie di token money.
“fiduciario” perché si spera che la conversione dal sostituto monetario in moneta vera e propria sia possibile.
Scusami caro Colla per il link, ma è per dare un riferimento preciso di mezzo fiduciario.
https://mises.org/library/theory-money-and-credit
“THE THEORY OF MONEY AND CREDIT
CHAPTER II
THE EVOLUTION OF FIDUCIARY MEDIA
§ I
The Two Ways of Issuing Fiduciary Media
THUS fiduciary media are claims to the payment of a given sum on
demand, which are not covered by a fund of money, and whose
legal and technical characteristics make them suitable for tender
and acceptance instead of money in fulfilment of obligations that
are in terms of money………..” p.278
Bitcoin non ti dà diritto a una certa quantità di denaro su richiesta.
sul Bitcoin (e ledger simili):
non scambiamo ciò al quale a me sembra inequivocabilmente somigliante con quello che è veramente. Anche se avessi 100% ragione, ciò che il Bitcoin è veramente lo decidono le due parti che se li scambiano.
Quel che è chiaro è che sono certificati digitali liberamente oggetto di scambio.
Quel che per convenzione, abitudine, uso e costume, contratto le parti decidono possa essere l’utilizzo è nelle mani delle parti con beata pace di ogni altra autorità politica o intellettuale.
Nessuno mi vieta di far partire uno scambio di certificati col quale io decida di obbligarmi a corrispontere un controvalore fisso di moneta o una certa unità o un certo peso di qualsiasi altro bene fungibile o meno.
Nessuno mi vieta di usare uno scambio di certificati invece che danaro tra le filiali sparse per il mondo di una multinazionale centralizzano la tesoreria INTRAaziendale in maniera efficiente.
Non lo decide un comitato di saggi, ne austriaci ne di altro tipo.
Il mercato non è ansioso nel richiedere l’esistenza di mediatori culturali. Il denaro emerge nel processo di mercato come soluzione ad un problema di scambio.
Non è che sia cambiata la sostanza da allora.
Ha solo subito una manipolazione di tipo istituzionale utile ai fini della cultura temporalmente dominante, per certa parte di tempo ed ancor oggi utile allo statalismo.
Quello che non siamo abituati a fare col mercato è proprio quello di lasciarlo libero anche nel senso di non incorsettarlo in definizioni parziali ed in astrazioni e classi irregimentate che non lasciano scampo all’individualismo metodologico che invece è presupposto necessario ed irriducibile per l’analisi della azione umana. Anche in tal senso opera l’analisi e la regressione.
Classare, incorsettare, ridurre a definizione semplice, riduce l’ansia, dona un falso senso di sicurezza contro l’ineradicabile incertezza che caratterizza l’esito di ogni esperienza umana.
E’ per questo che seduto aspetto con disincantata meraviglia e curiosità ogni novità al riguardo.
Le parole hanno un significato e la succitata definizione di Mises è chiara. Bitcoin è un mezzo di scambio, ma non un fiduciary medium. Se un giorno diventerà moneta dipenderà dai consumatori.
prima che Eugen Böhm von Bawerk riuscisse a spiegare definitivamente cosa fosse l’interesse il mondo era sostanzialmente diviso tra tifosi pro o contro l’usura ed il chiacchierato tasso.
Molto semplificando.
Oggi il mondo (di chi si interroga) pare essere interessato a mostrarsi a favore o contro i Bitcoins (et similia) e la tecnologia (maturissima peraltro e per nulla rivoluzionaria) con l’ambiente che li rende possibili.
Bitcoin non offende nulla e nessuno.
Quel che si pensa o presume di sapere sul Bitcoin può essere incanalato tra le idee coerenti o incoerenti con la teoria monetaria del buon LvM.
Il criterio di selezione delle argomentazioni appare tutt’ora poco scientifico per non dire “ad cazzum”.
Di fatto invece è perfettamente coerente con la definizione del 1912 proprio di LvM (nella sua opera fondamentale sulla moneta) se lo accostiamo, invece che alla moneta, alla funzione di un mezzo fiduciario.
Come tale, la sua utilità, in assenza di moneta, è inequivocabilmente indiscutibile. (per ora).
Il processo di scoperta è tuttavia in progressione e fortunatamente non si fonda unicamente sulle aspettative di chi oggi fa affari (e perchè no?) con le dinamiche di scambio di questo o quel cybercertificate su questo o quel ledger.
Non basta denominare una cosa “moneta” perché lo sia. Non serve avere una opinione a favore o contro.
Quel che è chiaro è che siamo davanti ad un efficiente modo per scambiarsi volontariamente, in maniera sicura, inintermediata, secondo regole e protocolli predeterminati dei certificati digitali.
Se la storia sarà quella della nascita di una moneta non sta a nessuno deciderlo o predirlo.
Di sicuro (a questa altezza dell’esperienza) i termini “criptovaluta” oppure “coin” preceduti da “Bit” sono più associabili al marketing che alla teoria monetaria. E con ciò non intendo sminuire ridurre o castrare la portata del fenomeno. Vediamo che gambe spuntano.
No, mi riferisco al teorema di regressione elaborato da Mises. Non credo che Bitcoin diventerà mai moneta.
Infatti. A prima analisi pare cadere corto con la regressione , ma non con la definizione di mezzo fiduciario.
Comunque per chi lo usa già come una valuta “magari di fuga” l’utilità del mezzo riesce a soddisfare specifiche necessità.
Quando una cosa risolve un problema concreto ad un individuo in carne ed ossa, questa diventa necessariamente oggetto di apprezzamento ed interesse.
Se ad una convenzione diffusa chiamata moneta si sostituisce in tutto o in parte una convenzione parziale o una costellazione di convenzioni parziali che importa. Perché perdere tempo tra favorevoli, scettici e contrari. L’importante è aumentare le opzioni ad un rateo impossibile all’organo di pianificazione di stampo statalista. Questa è intanto sopravvivenza e evoluzione: un processo che premia chi è più flessibile ed adattabile. Non metto limiti. Osservo disincantato e curioso. Come libertari vorremmo sopprimere le leggi di corso forzoso per sostituirle con teorie di corso forzoso decretando per teoria cosa sia la moneta? E il processo di scoperta del mercato (quello che ci e dato) che fine farebbe? Siamo in gran parte spettatori. Io mi godo lo spettacolo. :-)
Non ho dubbi che Bitcoin soddisfa qualche bisogno ma con solo $80 milioni di transazioni all’anno non mi sembra un’alternativa valida al contante. Staremo a vedere.
Bitcoin ha molto più a che vedere con la moneta spontanea di mercato secondo Hayek, un po’ come le tazzette di fabbricazione cecoslovacca nei mercati dell’Africa occidentale negli anni 70 (anche qui non voglio sminuire , anzi …… ).
Poi vedremo se si diffonderà o no, secondo me nel campo dell’innovazione VINCE IL SECONDO, quindi aspettiamo la prossima criptovaluta, più semplice e comprensibile.
Bitcoin offende la teoria monetaria di Menger/Mises.
Da sempre scettico, temo che non sia così sicuro che gli infami non vincano anche la guerra dopo aver vinto innumerevoli battaglie. Se però il funzionario irlandese avesse ragione, spero che almeno i miei nipoti possano attraversare la terra promessa. Per chi, come me, ha superato i cinquantasette c’è solo sa sperare di poterla vedere da lontano come quel signore biblico denominato… come si chiamava quel tipo salvato dalle acque? Romolo no, Remo nemmeno, Rutelli neppure, Renzi neanche… Rosé? No, quello è un vino. Mi sa che non iniziava con la “erre”.