Marco 7,18-19: Ed egli disse loro: «Siete anche voi così privi d’intelligenza? Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell’uomo non può contaminarlo, perché non entra nel suo cuore, ma nel ventre, e poi se ne va nella fogna?». Così dicendo, dichiarava puri tutti gli alimenti.
Siamo quello che mangiamo, non c’è dubbio. E la salute dipende da una sana nutrizione. Nessun dubbio. Ma non tanto la salute fisica e niente a che fare con i trigliceridi ed il colesterolo. E’ l’anima, più che il corpo, ad essere plasmata dal cibo, l’alimento materiale che diventa cibo spirituale, e se è sano è perché risponde a criteri spirituali.
La dieta e l’alimentazione contrassegnano i popoli e ne costituiscono anima, più o meno come la lingua: parla come mangi, si dice, e si dovrebbe dire anche mangia come parli.
Per la Bibbia “il sangue è l’anima” e quindi una dieta salutare è buona per il corpo e quindi anche per l’anima. Ma cos’è la dieta salutare?
Per gli ebrei i principi fondamentali della kashrùt sono illustrati nel Pentateuco e quindi già da 3000 anni la distinzione tra più che è permesso e ciò che non è permesso costituisce segno dell’identità, anima, di un popolo. La macchina del corpo macinerebbe tranquillamente il pesce insieme alla carne o questa con il latte, ma lo spirito ne risentirebbe irrimediabilmente. L’anima è più importante del corpo e una complessa serie di interdizioni, con una puntigliosa e meticolosa interpretazione della scrittura è necessaria a preservare la salute immateriale dell’anima. E che differenza ci può essere tra il pesce gatto e la trota, tra lo struzzo ed il pollo? per il nutrizionista probabilmente poco, per l’ebreo osservante è tutto.
Così come gli arabi conservano molte delle stesse limitazioni, mostrando quasi più di qualunque altra cosa la comune appartenenza alla stirpe di Sem. Anima, appunto.
Lo stesso gli indiani e tutte penso le popolazioni del mondo, ciascuna con le sue specifiche formule millenarie.
Noi cristiani abbiamo la fortuna di essere onnivori e di poter bere il vino. Ma anche noi abbiamo le nostre regole, non mangiamo tutti gli animali, per esempio. E l’agnello a Pasqua è il segno di qualcosa che appartiene alle nostre radici, oserei dire che vale anche per i non credenti. Anima, appunto.
Senza farla troppo lunga, nei mille modi di fare il pane, di confezionare il cibo, di produrre il vino si forma l’identità, che non ha niente o poco a che fare con la nutrizione fisica.
Un veneto senza la polenta non ha senso, come un romagnolo senza la piadina (sono le due identità della mia famiglia) e dentro la piadina il prosciutto, che altro?
Non c’è un motivo per cui debba essere così, ma confezionata con le dovute maniere diventa ricreazione per l’anima, segno di identità e riconoscimento delle radici.
Ma, alla fine, che ha a che fare questo con un discorso sulla libertà? Intanto ha a che fare con l’individuo che, senza identità, non ha senso. Solo chi ha identità può esprimere individualità, altrimenti l’individualità è solitudine inanimata, appunto. Viva le individualità, quindi, il gioco delle mille culture che si offrono al gusto ed alla conoscenza. Viva i vegetariani e finanche i vegani, finché si mettono in concorrenza senza che la loro inclinazione sia imposta con fastidio agli altri.
E poi, in riferimento a quanto accade sempre più spesso, ha a che fare mille prescrizioni alimentari del dietologo ed ai divieti degli enti governativi che ci vogliono imporre uno stile salutare che è solo astratto, forse buono per il colesterolo ma ridicolo e senza calorie e calore.
La libertà oggi tutti sentiamo che è minacciata dalla burocrazia degli organismi governativi che vorrebbero imporci uno stile di vita universalmente valido, ai quali pare logico proporre di mangiare gli insetti perché hanno un maggior apporto di proteine, come fossimo del bestiame da allevamento. Vorrebbero imporci il bio a chilometri zero, ma un bio uguale dappertutto, standardizzato e uniformato in nome del salutismo universale, che non è salute ma la sua caricatura.
E’ singolare come questa irreggimentazione sia penetrata nel corpo ormai preparato della società al punto che qualunque idea, per quanto balorda, purché si presenti in forma di prescrizione, si diffonde spontaneamente e viene accolta acriticamente senza ribellione. Il modo di diffondere il pensiero è quello della paura e della preoccupazione, l’idea depressiva della malattia e della morte.
Mai nella storia umana un potere così pervasivo e capillare si è dispiegato a colonizzare la psiche universale senza che ne possano individuare i mandanti, i capi. E’ un potere che ciascuno di noi alimenta senza comprenderlo in miliardi di rivoli: prescrizioni, divieti, norme, paure millesimali che corrompono l’anima e restituiscono individui che rispondono a comando. Non automi a fare la guerra, non disciplinati a produrre nelle fabbriche, ma a consumare tofu e quinoe e cibi senza glutine.
Per fortuna a tale capillarità corrisponde una uguale capillarità di segno inverso e forse basterà una sola bistecca, una salsiccia, un fegato alla veneziana a fare crollare tutto.
Mi scuso in anticipo nel permettermi una correzione. La frase “a chi giova?”, in latino si traduce “cui prodest” e non “Qui”. Con la “ci”, quindi e non con la “qu”. Giusta, però, l’analisi su buonismi, dittatura universale e individualità. C’è solo da aggiungere, a differenza di quanto ipotizzato nell’articolo, che ai responsabili degli organismi governativi non importa nulla del nostro colesterolo. Anzi, meglio se stiamo male. Così dovendoci occupare della nostra salute ci occupiamo meno di loro. E poi la cosa torna utile per assumere qualche altro amico – cliente elettorale nel servizio sanitario nazionale. Oltre a favorire la corporazione farmaceutica, altra branca ben protetta al pari del settore bancario. Ma i mandanti dello sfacelo non è vero che siano inindividuabili. Ministri, assessori, banchieri, membri dei consigli di amministrazione dell’organizzazione mondiale della sanità hanno tutti nome e cognome. Chi non è artefice è vassallo. Se una spaghettata li seppellirà, allora organizziamola. Nella peggiore delle ipotesi ci saremo fatti una bella mangiata.
Bene per la spaghettata.
Per il resto si, hanno nome e cognome ma non mi sembrano veramente avere in pugno la situazione. Richiederebbe una consapevolezza che non vedo, in quest’epoca oscura di Kali Yuga
Gli scrittori di socio-fantascienza avevano già previsto tutto: una dittatura universale basata sul buonismo, niente campi di concentramento, prigioni e manganelli ma solo continue manipolazioni dell’opinione pubblica e accettazione ovina di norme, prescrizioni e divieti. Individui senza individualità e identità popoleranno il mondo. Qui prodest ?.