“Nel 2016 aggrediremo 8 mila partecipate pubbliche”. In vista della stesura della Legge di stabilità per il 2016, Matteo Renzi va da diverse settimane annunciando sgravi fiscali un po’ per tutti. Tra l’altro, continua a sostenere che si tratterebbe di proseguire l’opera di riduzione delle tasse iniziata da quando è al governo.
In realtà finora Renzi ha concesso sgravi ad alcune categorie di soggetti, mentre in altri casi ha introdotto aggravi. Ovviamente di quelli non parla mai. Solo per citare un esempio, sui fondi pensione ha inasprito la tassazione in due occasioni nel corso del 2014, con buona pace di chi deve accumulare un po’ di risparmi in vista di una pensione pubblica che nei prossimi decenni sarà molto simile al nulla.
Sta di fatto che, quando si tratta di coperture finanziarie ai provvedimenti strombazzati di giorno in giorno, l’unica certezza sono alcuni decimali di deficit in più rispetto al previsto. La chiamano “flessibilità”, ma è bene tenere presente che non si tratta di un pasto gratis, checché ne dicano i fautori del deficit spending.
Un’altra fonte di copertura dovrebbe essere la revisione della spesa, un argomento nel quale Renzi esordì con slides roboanti annunciando tagli anche superiori a quelli che riteneva attuabili l’allora commissario Carlo Cottarelli, salvo poi produrre risultati impercettibili quando si trattava di concretizzare.
E tra le voci ricorrenti vi era la decimazione delle società a partecipazione pubblica, che Renzi disse sarebbero passate da 8000 a mille. Il numero ideale sarebbe zero, ma il passaggio da 8000 a mille potrebbe essere un buon inizio. Peccato che finora non sia neppure iniziato questo disboscamento.
Però si può stare tranquilli: è nell’elenco dei buoni propositi per il 2016.