Il ministro Padoan ha detto: “La pressione fiscale cala al 42,4%, adesso preoccupa l’inflazione troppo bassa”. Non molto tempo fa, parlando col proprietario di una multinazionale, questo mi disse che aveva chiesto al suo centro studi di calcolare l’importo fiscale globale sulla sua impresa. Risultò essere l’81 e rotti % (senza calcolare la perdita del potere d’acquisto della moneta né le tasse di successione, fra le altre).
Egli naturalmente riteneva che il livello di pressione fiscale fosse di gran lunga troppo alto (i suoi principali concorrenti subivano una pressione fiscale pari a meno di un terzo della sua). Tuttavia riteneva che le tasse andassero pagate comunque: questo per sottolineare che chi aveva calcolato quella cifra, sebbene fosse un galantuomo come se ne incontrano pochi, non era, purtroppo, influenzato dall’ideologia libertaria.
Tralascio qui di discutere su un piano di principio il fatto ovvio che l’imposizione fiscale è sempre di per sé un crimine. C’è ancora qualcuno che crede davvero che, anche senza considerare la tassa della perdita di potere d’acquisto della moneta (impropriamente chiamata inflazione dal nostro ministro dell’economia e professore) che lo stato e la BCE stanno disperatamente cercando di alzare, le altre tasse siano nell’ordine del 40-45%?
A proposito degli indici dei prezzi, Mises scriveva: «Una madre di famiglia giudiziosa sa molto di più dei cambiamenti dei prezzi dei beni che fanno parte della sua economia domestica di quanto le medie statistiche possano dire… Nella vita pratica nessuno si lascia prendere in giro dagli indici statistici. Nessuno crede alla finzione che essi debbano essere considerati come misurazioni».
Naturalmente, quello che Mises dice a proposito dei cambiamenti dei prezzi dei beni che fanno parte della propria economia domestica può essere estenso anche, e a maggior ragione, all’effettivo livello della pressione fiscale.
Se qualcuno si fa prendere in giro da questi numeri della propaganda statalista, ne sa di meno di una madre di famiglia giudiziosa.
Errata corrige: Giorgio Strehler si scriva come l’ho scritto adesso, non “Strheler” come ho scritto prima.
Bene, Antonino, concordo con il tu e che si convenga così tra libertari autentici. Giusta anche la differenziazione tra ignoranza etica (quella che non conosce il valore della dignità umana) e ignoranza scientifica. Di quest’ultima, Padoan è approssimativamente esente. Dico approssimativamente perché ho la sensazione che se si parlasse con lui dei nostri pensatori di riferimento (tipo Hume, Spooner, Leoni, Mises, Rothbard e tanti altri) non avrebbe molta familiarità con essi. Noi, al contrario, siamo costretti a essere sempre informati sulle loro sciocchezze per non rimanere indietro in un eventuale confronto. Utile costrizione, però: diventai filosoficamente antimarxista leggendo Il Manifesto di Marx e politicamente anticomunista leggendo il quotidiano romano Paese Sera che veniva definito dall’allora direttore de La Nazione, Enrico Mattei (omonimo del di fatto proprietario dell’Ente Nazionale Idrocarburi), “organo dei comunisti di complemento”. Certo, potevo pensare agli affari miei invece di andare a sbandierarlo in giro. Oggi potevo essere nel consiglio di amministrazione della SIAE oppure nella compagnia di Dario Fo se non in quella de Il Piccolo Teatro milanese al servizio degli eredi di Strheler. Forse avrei avuto sempre piccole parti ma almeno sarei stato esente dalle rogne fiscali del capocomicato. Mi sono accontentato di collaborare con Silvio Spaccesi e con la sua scomparsa mi sono fatalmente adagiato. Però non rimpiango di aver scelto di testimoniare le mie idee, soprattutto davanti a coloro che continuano a sostenere che il teatro debba avere sovvenzioni pubbliche. Tra questi ultimi ci sarà senz’altro Padoan, anche se non l’ho mai sentito pronunciarsi in merito. Ripeto: che non conosca i pensatori che hanno tracciato la storia filosofica del liberalismo autentico è solo una mia sensazione, non ne ho le prove. Ma che abbia estimatori ho avuto occasione di constatarlo. E a questo punto, se questi vengono considerati dal ministro alla stregua di stupidi o di oggetti, potrebbe perfino avere ragione. Anche Keynes conosceva i meccanismi economici di base, solo che li negava per gli stessi motivi che portano Padoan, Prodi e Krugman a negarli. Forse stupidi è parola forte per i loro estimatori, ma analfabeti no. Non mi vengano a tirar fuori i loro titoli di studio, perché hanno frequentato le scuole di stato dove si insegna tutto tranne l’istruzione autentica. Se l’inflazione è un principio economicamente sano, allora l’immunodeficenza acquisita rafforza le cellule, il cianuro cura la gastrite e Bonaparte ha conosciuto personalmente Dante Alighieri. Molti politici sostengono, al termine del loro mandato, di voler abbandonare l’Italia per trasferirsi in Africa. Non posso augurarmelo perché le popolazioni africane non meritano un neocolonialismo peggiore di quello subito in passato. Ma non possiamo impedire a lor signori di emigrare né di auspicare che lì non accettino passivamente le loro menzogne. La Botswana è troppo moderata. Meglio il Sudan o il Ciad: così vedremo se sosterranno ancora che “in fondo, le religioni sono tutte uguali”.
Alessandro, intanto diamoci del tu. Si conviene cosi tra chi condivide la lotta per la LIBERTA’.
Apprezzo molto quello che hai scritto e anche l’ultimo commento. Ho definito Padoan Ignorante come una capra, ben sapendo che la peggiore ignoranza è quella che ignora la dignità umana altrui, considerandoli oggetti o stupidi. Padoan al pari dei luridi criminali della sua categoria, parassiti di professione, ne sono dotati dalla nascita unitamente alla invereconda vanità e all’assenza di senso della realtà. Lo stesso meccanismo che ha animato le gerarchie del nazismo. Peccato solo che non crescano i baobab in italia, e vi siano lampioni e italioti. Uno come padoan per molto meno delle menzogne che racconta, in Congo o Botswana sarebbe da mesi appeso a uno di essi con la gola tagliata preventivamente da un macete.
@Antonino Trunfio: Grazie vivissime per l’attenzione. Con me non è necessario scusarsi, non mi sono sentito offeso. Del resto è vero che l’avanspettacolo sia basato sull’improvvisazione e non sulla memorizzazione delle parti. Solo che temo, sperando di non passare per un malato di sindrome da complottismo, che il ministro non improvvisi ma reciti una delle peggiori parti in commedia. Scritta da chi la confonde con la tragedia e che la tragedia economica provoca. Per questo credo che non si ignorante ma che sia disposto anche a passare per tale pur di difendere il regime. Di conseguenza, qualche traccia (negativa) la lascerà. Come l’ha lasciata, purtroppo, Keynes. Non credo che basterà qualche mese per liberarsi di lui, senza considerare che potrebbe essere sostituito da uno dei geni a cinque stelle che non conoscono neanche l’età minima per essere candidati alla presidenza della repubblica. E poi, agli occhi di un elettore di sinistra la similitudine della quadratura del cerchio appare come una sorta di vetta culturale. Un po’ come il salario “variabile indipendente” secondo la definizione dell’ex proprietario della CGIL, nonché ex sindaco di Amelia in provincia di Terni, il “cardinal” Luciano Lama. Forse la definizione migliore per questi personaggi è x<,ç^w&#… Ma… Fidenato e Facco… perché mi censurate? Già non riesco più a trovare scritture, se vi ci mettete anche voi…
@Alessandro Colla : mi scuso per l’avanspettacolo, ma nel linguaggio comune è una metafora di improvvisazione ed esibizionismo. Ma mi scuso, ripeto. E mi scuso per tutto il resto che lei indica con garbo e cultura. Rimane solo il meglio per un parassita di tale portata : IGNORANTE COME UNA CAPRA. (mi scuso in partenza con le capre).
@Antonino Trunfio: Forse non era ignoranza ma una subconscia necessità di manifestarsi come reo confesso. Ossia il bisogno, causato dal rimorso, di ammettere pubblicamente di aver ottenuto qualcosa che non esiste. Come la pioggia causata da una danza. Definirlo d’avanspettacolo è una cattiveria nei miei confronti che vengo con orgoglio da quel mondo lì, anche se quando ancora minorenne muovevo i miei primi passi (metà degli anni settanta del ventesimo secolo) il genere era ormai in pieno conclamato declino. Chiamarlo giullare è un oltraggio a Cielo d’Alcamo, a Rambaldo de Vaqueras e a tutta la poesia cortese italico – provenzale del tredicesimo secolo. Descriverlo come un illusionista è un’offesa al grande Silvan, dal quale non sono riuscito a imparare nulla. Non perché lui sia un insegnante incapace ma perché sono io un pessimo allievo nel campo della prestidigitazione.
Padoan, qualche giorno fa al TG 2 ore 13 ha dichiarato testualmente : “abbiamo ottenuto la quadratura del cerchio”.
Così ha dichiarato il parassita di stato a proposito della legge finanziaria.
IGNORANTE COME UNA CAPRA !!!
In barba alla matematica e alla geometria degli ultimi 4 mila anni e alla dimostrazione da parte di F. Von Lindemann (1882) dell’impossibilità di risolvere il problema.
Illusionismi d’avanspettacolo per le telecamere dei giullari della rai a cura di un illusionista di cui non rimarrà traccia tra qualche mese.
A parte che il calo della pressione fiscale è una bufala, se non altro perché aumenta la spesa pubblica viste le sanatorie di lavoratori precari negli ambiti di vari ministeri tra i quali primeggia quello dell’istruzione. Il fatto stesso che l’inflazione, autentica distruttrice di risparmio, ricchezza e fiducia, venga considerata da un “economista” (o economistificatore?) come realtà positiva, da auspicare e da aumentare, la dice tutta sulla professionalità degli sciamani contemporanei. Un minimo di economia domestica deve essere conosciurta e praticata anche dal venditore ambulante. Pertanto non me la sentirei di augurare gastriti ai clienti del Molise abitudinari dei mercati rionali. Le uova in questione non sarebbero fresche in quanto non prodotte da autentica “gajina padoana” ma da un “chicchirichì” che Leonardo Sciascia avrebbe chiamato “quacquaracquà”. E poi, cultura “gender” o meno, i galli non producono uova. Al massimo si limitano a …inflazionare pulcini.
Ma che volete che dica Padoan?
Poveraccio (si fa per dire), recita la sua parte in commedia.
Gli uomini di potere, in un certo senso, sono meno liberi degli altri.
Devono dire e fare cose determinate dalle condizioni storiche in cui si trovano a governare.
Non è aperto loro tutto il ventaglio delle possibilità, anzi.
Scrive Tolstoj in “Guerra e pace”
“Gli atti di Napoleone o di Alessandro, dalle parole dei quali pareva dipendere che il fatto avvenisse o non avvenisse, erano così poco liberi quanto gli atti di un qualsiasi soldato che andasse alla guerra designato dalla sorte o reclutato…
In ogni uomo vi sono due aspetti della vita: la vita personale, che è tanto più libera quanto più astratti sono i suoi interessi, e la vita elementare, la vita di sciame, dove l’uomo obbedisce inevitabilmente a leggi che gli sono prescritte…
Quanto più in alto sta l’uomo sulla scala sociale, a quante più persone egli è legato, quanto più potere ha su altri uomini, tanto più evidenti sono la predeterminazione e la necessità d’ogni suo atto…
Il re è schiavo della storia.”
figuriamoci Padoan
Il ministro, che ha la residenza fiscale negli Usa, almeno così ho letto, sforna una sciocchezza dietro l’altra.
Ora si sono messi in testa di infondere fiducia ai sudditi per farli spendere di più , magari oltre i propri limiti reddituali indebitandosi.
Servito.
I crediti inesigibili sono ancora aumentati.
Non è che affermando che la pressione fiscale ufficiale è al 42,4% si infonda fiducia, specie se al contempo ci si lamenta dell’inflazione troppo bassa.
Il 42,4 % è un’esagerazione di per sè.
E poi occorre considerare che si tratta di numeri ampiamente addomesticati, certamente falsificati.
La gente ha paura.
La gente subisce, ma non si fida.
Le ragioni sono molto semplici.
Il tenore di vita si è abbassato.
Le sofferenze bancarie, alla faccia della ripresa in corso, aumentano.
Padoan potrebbe fare bene se vendesse uova fresche nei mercatini rionali molisani .