La notizia è apparsa nella rubrica “Tasse strane”, giusto perché i titoli servono a richiamare l’attenzione dei lettori. Leggiamola:
“E’ necessario trovare un modo per tenere pulito il parco. E allora tassiamo il pic nic. Questa è l’ultima trovata del Comune di Gravellona Lomellina, in provincia di Pavia. Il contributo è pari a un euro in modo tale che il Parco dei Tre Laghi posso rimanere pulito dopo le gite dei residenti e non. A seguito di questa iniziativa sia i cittadini che l’opposizione hanno avuto da ridire. Gli abitanti della Comune chiedono che, in cambio della tassa, possano almeno ricevere un sacchetto in cui raccogliere gli avanzi del pic nic. L’opposizione invece vorrebbe che i gravellonesi non fossero costretti a pagare questa nuova imposta. Nonostante le polemiche, la decisione è presa”.
Non potevano mancare le polemiche ovviamente, ma la questione, il problema è altro e così sintetizzabile:
1- Ovviamente chi usa un luogo pubblico per mangiare e gozzovigliare finisce per sporcarlo, anche quando è mosso dalle migliori intenzioni, è un fatto inevitabile.
2- Di fronte all’inevitabile, l’amministrazione pubblica cerca di correre ai ripari nel solito modo che conosce, o vietando o tassando, come in questo caso.
3- La soluzione adottata vedrete che non sarà risolutiva, perché come ha ben spiegato Garret Hardin ne “La Tragedia dei beni comuni”, l’amministrazione pubblica non ragiona da imprenditore, non ha tra le sue finalità quella del profitto, non si confronta con altri competitori ed altri prezzi di mercato, attinenti quel tipo di servizio.
4- C’è una soluzione sola: anziché un’amministrazione che introduce una “tassa” per gestire (male) un bene pubblico, basterebbe privatizzare quel bene pubblico, che continuerebbe a svolgere la funzione per cui è nato (parco) e obbligherebbe chi lo acquista per trarne profitto a trasformarlo in un bene desiderabile a tutti, dato che ogni cittadino diventerebbe un potenziale cliente da soddisfare.
Nonostante l’esperienza dimostri che questa sarebbe la soluzione, la bieca ideologia collettivista continuerà a far credere diversamente, con il risultato finale di scontentare tutti, soprattutto i contribuenti, che alla fine saranno costretti a pagare di tasca loro (anche se non ne fanno uso) per garantire a chi usa quel parco un servizio che non può essere certo annoverato fra i diritti di un individuo.
E peggio ancora, in quelle delle assemblee di quartiere, specie se il tema è l’ordine pubblico o lacultura.
Sembra di assistere alle discussioni demenziali che accadono nelle riunioni condominiali.