E’ da tempo che volevo tornare sulla scena giornalistica, e finalmente mi sono deciso a farlo dopo vari ripensamenti. L’occasione è di quelle d’oro, e di certo conoscendomi, non potevo di certo mancare un appuntamento simile. Quindi quale miglior occasione se non parlare di un’iniziativa che pare prendere la direzione liberale che tutti sogniamo da tempo in un paese falciato dallo statalismo e ormai fallito??
L’iniziativa in questione è “I Repubblicani”, una iniziativa che ha trovato l’appoggio di parecchi sostenitori, tra cui Marco Reguzzoni (che pare essere il finanziatore dell’iniziativa…) e il Tea Party Italia, famoso movimento italiano anti-tasse, che nasce dalle mani di David Mazzerelli suo fondatore storico. In cosa consiste?? Nella nascita di un vero e proprio movimento/partito sostenuto dal TPI, che non sarà mai tale al contrario, che abbracci tutti quei temi liberali che ruotano attorno al motto: Meno Stato, Meno Tasse, Più Libertà. Questo slogan mi ricordo bene, fu tempo addietro ripetuto nel 94’ da un altro paladino liberale dei tempi: Silvio Berlusconi. Anche lui voleva fare la “Rivoluzione Liberale” e quindi dopo 20 anni quello che mi chiedo è: sarà la volta buona?
A leggere il programma per intero, che a detta loro, è ancora provvisorio ed in via di definizione (con contributi volontari da qualunque soggetto abbia idee per migliorarlo e questo è un bene…), mostra parecchi dubbi al riguardo, e non solo quello… ma procediamo con ordine:
GIÙ DEBITO E SPESA PUBBLICA, tuona il primo punto e chi è liberale o libertario drizza subito le orecchie. Tutto bene peccato che la proposta concreta dopo tante belle parole sia un misero punto di PIL tagliato all’anno per 5 anni. Si fa prima a morire.
LEGGI POCHE E CHIARE, rimbomba il secondo punto, e vista la quantità record di leggi nostrane pari ad oltre 375.000 leggi, pare un toccasana da non sottovalutare. I dubbi però sorgono dopo quando si propone una sola “legge semplice”, per settori delicati quali (privacy, lavoro, sicurezza ecc…). Da quando in qua lo stato seppur minimo ha mai tutelato la privacy e il lavoro? Oggi ad esempio lo stato è infilato in qualunque ambito della nostra vita e sperare che la cosa si risolva con una sola legge è come sperare che un rapinatore si regoli la voglia di rapinare, con una rapina soltanto al giorno: decisamente utopico, a mio parere.
L’IMPRESA VERA AL CENTRO: VIA SUDDITI ED IMPOSTE, e siamo al terzo punto che urla subito l’abolizione dell’IRAP, forse la più odiata ed insensata imposta statale dell’intero pianeta. Anche qui compare il mantra del punticino di tasse in meno ogni anno (a detta loro sbandierato come realistico), dando però la precedenza alle imposte sul lavoro ed impresa. Inoltre la riduzione dell’IRES al 20%. Anche qui le proposte sono deboli e troppo dilatate nel tempo. Per questo paese serve una terapia shock ed immediata, cioè una chemio bella tosta e forse qualche asportazione di organi, piuttosto che una puntura di antibiotico.
INCENTIVO ALLE CASE, recita il quarto punto. Ecco già dal titolo leggo un’eresia, la parola “Incentivo”, che per uno come me che ha studiato la Scuola Austriaca di economia è come sentire che lo Stato è tuo amico. Proseguendo nella lettura del quarto e breve punto, non figura nulla di interessante se non la proroga a 6 mesi delle imposte sulla casa per chi ne compra una: se sono Imposte dalla parola stessa non devono esistere mai, proprio perché imposte con la forza, tutt’al più su beni immobili e che non producono alcun reddito come le prime case. Inoltre per un libertario come me la proprietà privata è sacra ed intoccabile, quindi qualunque imposta su qualunque casa, che sia la prima o la quarantesima è inaccettabile di principio. Nel punto non se ne fa menzione alcuna, fatto grave.
SUBITO IVA AL 15%, si legge al quinto punto. Beh insomma non c’è molto da dire, se in paesi come la sola Svizzera (che di certo non è un paese libertario…), l’IVA è in media al 10%, con punte del 7% del Cantone Ginevra ad esempio dove io risiedo, è inutile commentare questa ennesima elemosina di Stato, su un’Imposta che andrebbe se non ridotta di brutto addirittura abolita.
IMPOSTA SUI REDDITI AL 20%, per il sesto punto e qua vale quello detto per l’IVA. In Romania, paese considerato da “Terzo Mondo” nell’Occidente che si considera libero ed avanzato, è al 16,5% ed altrove anche meno è inutile discutere.
LAVORO E PENSIONI: BASTA IMPOSIZIONI!, e sul settimo punto altre belle parole, ma non si fa menzione alcuna dell’abolizione dell’INPS, piuttosto di una sua banale “riforma radicale”. Suppongo quindi niente riforma Pinera, quindi il nulla assoluto.
MIGLIORARE QUALITA’ DI SCUOLA E RICERCA, anche qui stessa cosa che vale per sopra. Non ci vuole nessuna riforma, ne legge in merito. Lo Stato deve solo fare una cosa: armi e bagagli e levarsi dalle palle. Si parla solo di ennesimi interventismi legislativi senza capo ne coda.
VIA BUROCRAZIA, Nel 1994 se non ricordo male, Berlusconi andava in tv a dire che avrebbe snellito la burocrazia, poi arrivò Amato a dire la stessa roba, poi Berlusconi a ripeterla di nuovo, poi Mortadella Prodi idem, poi lo smacchia giaguari Bersani, poi ancora Berlusconi (ahò insiste questo… nel frattempo io mi sono diplomato e sono cresciuto), e poi Monti, Letta e per finire Fonzie detto Renzi. In realtà è da prima che sono nato che i politicanti da strapazzo tuonano per semplificare sta dannata burocrazia e in ben 45 anni non ho visto una beata fava, quindi permettetemi di diffidare altamente oltre che incazzarmi non poco visto che ora lavoro pure con essa, per fortuna per poco ancora.
RECIPROCITÀ NEL COMMERCIO, e su questo ennesimo punto si millantano altre regole, però più snelle. E poi devono valere per tutte le imprese nel mondo, come se uno che ha un’impresa a Kuala Lumpur gliene fotta delle nostre leggi idiote e voglia rispettarle. E poi bisogna tutelare le imprese de noantri e gli artigiani che poveretti senza Stato e leggi annesse non sanno stare sul mercato: insomma si aleggia minacciosa nell’aria la voglia di protezionismo liBBBBeral chic.
IMMIGRAZIONE: STOP BUONISMO, STOP POPULISMO, un punto che non mi meraviglia vista la presenza in pompa magna dello stesso Marco Reguzzoni leghista di vecchia gloria. Nulla di personale contro Reguzzoni che grazie ad un libro letto tempo fa, so bene chi sia, quello che mi storce il naso nella proposta è la totale mancanza della vera causa dell’immigrazione e dei suoi fenomeni nei tempi recenti; il Welfare State. Difatti come diceva Hoppe nel famoso saggio “Democracy: The God That Failed”, il Welfare State è il principale colpevole dell’enorme sistema di assistenzialismo su cui si è fondata la Democrazia moderna che secondo lui è un fallimento totale come da titolo. Dunque se ne deduce che abolendo il suddetto si risolve il problema alla radice, dato che l’Immigrazione è la conseguenza degli attuali stati assistenziali indebitati. Quindi prima di abolire trattati di qua e di là, si proceda all’abolizione dei sudditi e delle prebende a spese altrui e forse non servirà manco abolire trattati o fare leggi, visto che se ne torneranno a casa loro senza cibo ne nulla e spargeranno la voce.
UN FEDERALISMO VERO PER TUTTO IL PAESE, dice l’ultimo punto. Visto chi sono i partecipanti, e dunque anche un leghista, e sapendo bene sul Federalismo e sull’Indipendentismo come si sono comportati Lega & soci, nutro enorme distanza e sfiducia al riguardo. Inoltre compare un articolo della “Costituzione più bella del mondo” (che per me andrebbe arso al rogo e riscritta per intero…), il 117 sul principio di Sussidiarietà e sulle competenze territoriali di spesa. Insomma una corbelleria liBBBBerale se non statalista in pieno stile.
Insomma il programma è buono nelle intenzioni ma si perde nei punti, troppo dilatati nel tempo e vaghi oltre che imbarazzanti in taluni casi. Sarà che sarò troppo esigente e troppo duro, ma secondo me sono solamente realista sui fatti. Mi meraviglia solo il fatto che il Tea Party Italia, di cui un tempo facevo parte e poi per motivi personali ho lasciato, abbia appoggiato una tale iniziativa “leggera” nelle intenzioni, e con presenze tra l’altro non di cui vantarsene urbi et orbi. Mi sembra la solita trovata all’italiana o come dico io all’amatriciana, cioè una maxi riunione di liBBBBerali o presunti tali: vorrei sbagliarmi, vedremo.
Alla fine si torna sempre al discorso del gradualismo – che se fosse solo quello sarebbe anche possibile chiudere un occhio per noi libertari, e decidere di sostenere un progetto che mira alla completa sparizione dello stato in diverse tappe e in un tempo definito e non in un unico “clic” – che però si perde nell’inclusivismo, ovvero nella tendenza ad annacquare i propri principi per non “spaventare” coloro che attualmente sono i meno distanti dalle posizioni antistataliste.
Alla fine delle fiera, è il sempiterno ritorno del gattopardo.
A parte il fatto che per coerenza ho scelto da anni di non andare più a votare, ma se proprio dovessi turarmi il naso, sosterrei un progetto tipo quello dei Liberi Comuni, l’unico movimento esistente che coraggiosamente indica una strada per il superamento dell’attuale sistema in senso antistatalista e propenso alla libertà individuale.
Fare nacque cesso.
Quoto al 100% sia Gabriele Barello che Eridanio.
Mi chiedo come persone di grande calibro individualista e libertario come David Mazzerelli e Giacomo Zucco possano avallare un’operazione all’acqua di rose come questa. Temo sia la disperazione che a volte fa prendere strade sbagliate.
Bravo Gabriele Barello: analisi impeccabile!
Temo che il differenziale di welfare reale sia la ragione del perché e del come l’immigrazione di fatto si distribuisca. I disperati hanno solo la pelle scura, rossa, gialla non il cervello colorato. In sostanza la percezione delle migliori possibilità di svangarla dirige il flusso. Oltre a cio’ l’eventuale ricongiungimento parentale è anch’esso una opportunità di riduzione dell’onere di ricostruire una meno precaria esistenza.Riassumendo. Imho, é la somma tra il welfare istituzionale ed il welfare autoproducibile secondo la perspicacia individuale che dirige i flussi e non mi pare che vi possa essere altro ad attirare immigrazione. Ricordo che, mutatis mutandis, sono le stesse ragioni del perché un imprenditore porta altrove un impresa. La ricerca dell’ambiente in cui si possa prosperare o perlomeno sopravvivere.
Pur avendo io stesso sempre pensato al disegno statalista di salvare la nostra previdenza impossibile e gli osannati “consumi interni” per salvare il PIL dalla decrescita demografica, ora ho imparato a non prendere interpretazioni politiche come cose necessariamente intelligenti.Non esiste controprova più contundente che domandare ad un immigrato o ad un imprenditore quale sia la sua destinazione ideale e perché. Il miglior indicatore è l’azione umana. Quel che abbiamo sotto gli occhi uno swap umano epocale tra consumatori di welfare ed imprese private produttrici di welfare sotto forma di risorse. Non giudico, osservo. Credere che un politico possa programmare una economia e le risorse coinvolte é un atto di fede, non di ragione; è puro gambling con la vita dei più. Una consolatoria semplificazione. Il politico batte il bastone sull’acqua e se azzecca tempi e contingenze surfa beandosi del facile consenso fino alle elezioni che lo disarcioneranno.
Ma costui ha mai letto il programma di “Forza Evasori” ?
Fateglielo avere.
Si Albert Nextein so benissimo cos’è Forza Evasori ed ho letto in toto il programma ed è un peccato che sia finito nel nulla, di sicuro l’unico partito serio che avrei mai votato.
L’immigrazione di massa nei paesi occidentali è frutto di un preciso disegno politico riconducibilie ai massimi vertici dello Stato profondo. Il welfare per quanto sia un elemento aggravante non ne è la causa principale.