Il capitalismo di libero mercato presuppone, al massimo grado, la libertà di scelta del singolo. Se un individuo non può scegliere liberamente, il libero mercato non può esistere o esiste solo parzialmente, in proporzione al grado di libertà di scelta di cui le persone godono.
La libertà di scelta implica però un risvolto impegnativo, la libertà di farsi scegliere. E questo è piuttosto faticoso, perchè se ciò che puoi offrire al prossimo è scadente, il prossimo non sceglierà quello che gli puoi fornire (che sia il tuo tempo, cioè un lavoro, un brano musicale, un libro o una poesia), se dovesse scegliere di pagare per qualcosa di scadente ti darà in cambio un corrispettivo basso. Tutte le altre forme economiche e sociali diverse dal capitalismo di libero mercato, invece, non possono ammettere la totale libertà di scelta dell’individuo neanche a livello teorico. Alcune addirittura la considerano una cosa negativa.
Sono convinto che le forme antagoniste o alternative al libero mercato (sia pure nella sua forma ideale) sono sostenute da persone che desiderano mettersi in tasca più valore di quello che il prossimo valuta di pagare per avere quello che hanno da offrire. Anche coloro che considerano il libero mercato una buona cosa, ma non ammettono una libertà di scelta totale perchè non sarebbe desiderabile, vanno ascritti a questa categoria (è una differenza solo di grado, non di sostanza).
Mentre non faccio difficoltà ad ammettere che è difficile che si realizzi un libero mercato perfetto (anzi non si è mai visto), dove tutti siamo liberi di scegliere e tutti sono liberi di sceglierci, ci sono chiare evidenze che nel mondo dominano sempre più comunemente sistemi alternativi al capitalismo di libero mercato che sono molto, molto reali.
Senza scomodare la Corea del Nord o le ex Repubbliche Sovietiche dominate da satrapi dittatorelli, i sistemi alternativi al libero mercato, cioè alla libertà di scelta delle persone e al correlativo sforzo di meritarsi di essere scelti, sono quelli in cui domina la cultura dell’incassare a prescindere. E che cos’è questa se non la descrizione di un parassita? Questa cultura ormai pervade le “grandi” socialdemocrazie e tutti gli Stati welfaristi come si sono cristallizzati dal secondo dopoguerra e dalla fine della guerra fredda. Specialmente in Europa del Sud che, insieme all’America Latina, è ormai gravemente compromessa.
Stati sociali fatti di diritti garantiti, giornate del cibo sostenibile, sussidi alla cultura, redditi di cittadinanza, indennità alle zitelle (Grecia) e amenità assortite che i governi si assicurano attraverso il debito pubblico e, ora, con una tassazione furibonda. Tutto per comprare il consenso, perchè così vuole la democrazia. Dei parassiti.
L’unico motivo per cui non si realizza un libero mercato perfetto, o quanto meno quasi perfetto, è l’esistenza di un’entità limitatrice nata senza contratto. Entità che pretende di legiferare sulle scelte personali. Abolita, o al meno fortemente limitata quell’entità, le sole imperfezioni del mercato sarebbero di natura tecnica; aggiustabili volta per volta dal mercato stesso quando se ne dovesse presentare la necessità.