ROMAGNA – Ennesima vittoria in velocità per Loris Capirossi. Ma questa volta l’avversario era il Fisco. Il campione delle due ruote di Riolo Terme, abituato com’è a misurare tutto sul filo dei secondi, ha tagliato il traguardo questa volta nelle aule della giustizia italiana. Dove ha vinto contro il Fisco che gli contestava in realtà di non essere residente a Montecarlo e quindi gli ha presentato il conto per Irpef, Irap e Iva in relazione al 2012. Dopo l’accertamento, il pilota emiliano-romagnolo ha presentato ricorso in Commissione tributaria. Nel primo grado di giudizio si è visto respingere la richiesta di annullamento. Mentre in appello ha vinto perché la Ctr dell’Emilia-Romagna ha riconosciuto la sua residenza all’estero.
Nello specifico, Capirossi – iscritto all’Aire (Anagrafe italiana residenti all’estero) perché si era trasferito già nel 1994 a Montecarlo – ha dimostrato che l’Italia non era la sede principale dei propri affari e interessi, come risultava dal fatto che era proprietario di una casa adibita a residenza familiare nel Principato di Monaco, che si era sposato con una cittadina monegasca e che aveva pagato le utenze per quella casa. Inoltre ha presentato tutta una serie di documenti che attestavano le spese effettuate all’estero e che restava all’estero per la maggior parte dell’anno per la preparazione delle gare di motociclismo.
A questo punto il Fisco ha presentato ricorso in Cassazione ma Capirossi si è difeso sostenendo che quel ricorso fosse inammissibile perché arrivato fuori tempo massimo. La battaglia di Loris Capirossi con il Fisco è iniziata nel 1995 e il conto accumulato negli anni nel complesso ha raggiunto circa 12 milioni. Ad una prima serie di accertamenti per gli anni tra il 1995 e il 2000 si sono aggiunti negli anni altri accertamenti tra il 2001 e il 2002.
La Cassazione, con la sentenza 8151/2015 depositata ieri, ha ricostruito che il termine per la presentazione del ricorso era quello di 60 giorni e quindi l’istanza sarebbe dovuta pervenire entro il 2 luglio 2012 (essendo festivo il 1° luglio) mentre il ricorso è stato presentato dall’Agenzia con atto notificato attraverso la spedizione della raccomandata il 30 luglio 2012.
Nel dichiarare inammissibile il ricorso, la Cassazione ha condannato le Entrate anche al pagamento delle spese di giudizio (16.400 euro per compensi professionali e 200 euro al difensore di Capirossi che le aveva anticipate).
arruolarsi nel fisco è come arruolarsi in una banda di rapinatori, chi lavora per loro andrebbe trattato di conseguenza! Detto che sono contento per Valentino, sono ben di più quelli che non riescono a sfuggire ai loro assalti!
Lasciando pure da parte il punto di vista libertario sulle tasse.. a prescindere.. io mi farei schifo da solo se davanti a uno che prova che viveva realmente dove aveva detto, cercassi ancora di cavillare sul fatto che non lo ha provato in tempo! neppure doveva essere costretto a provare niente fin da principio, che se si accusa qualcuno l’onere della prova dovrebbe spettare a chi accusa!
bravo! ben fatto !