Leggendo qua e là, abbiamo trovato questa notizia: “La percezione della corruzione delle istituzioni sfiora in Italia il 90 per cento, registrando il livello più alto tra i paesi Ocse. Il dato emerge dalla tabella presentata nel documento “Curbing corruption” pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che cita lo studio Gallup. L’Italia è seguita da Portogallo e Grecia. La percezione più bassa della corruzione è in Svezia, con meno del 15 per cento. La media dei paesi Ocse è sotto al 60 per cento”.
Ora, la corruzione – e probabilmente anche la sua percezione – è direttamente proporzionale all’invadenza dello Stato nella vita sociale ed economica di ciascun individuo.
Purtroppo, però, gli stessi intervistati non comprendono che “il capolavoro dello statalismo – come scritto da Mauro Gargaglione – è far credere alla gente che la colpa di mazzette e corruzione è dei privati avidi e non dello Stato che mette dei parassiti difesi da pistole e distintivo a dare i permessi. Così la gente invoca sempre più Stato per contrastare l’avidità dei privati e le tariffe della corruzione aumentano facendo sempre più ricchi i parassiti”.
Io fin da ragazzetto non ho mai capito il potere, non ho mai capito i giornalisti.
Mi sono sempre chiesto perché cose semplici dovessero essere regolarmente complicate e perché gente da fuori dovesse metter becco negli affari di famiglia.
Quando guardavo la Tv non capivo di cosa parlassero i giornalisti, e chiedevo a mio padre cosa dicessero mai.
Lui mi rispondeva che era politica e che da grande avrei capito.
Non c’è nulla da capire.
C’è solo da subire , quando c’è di mezzo la politica.
Le parole e i concetti politici, immancabilmente fumosi se non astrusi, sono una trappola.
Da bambino , pur con poca consapevolezza, io l’avevo già capito.
Ora che sono cresciuto , ne ho le prove.
E sono sicuro che il prodotto più genuino di politici e giornalisti è la corruzione.
Materiale e morale.