“Sto facendo una battaglia per la difesa dei diritti alla luce del sole. Non ho interessi personali”. (M. Landini)
Da qualche giorno Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil, ha proposto la costituzione di una “coalizione sociale” che dice non essere una formazione politica, ma che, per non esserlo, le assomiglia parecchio.
L’ipotesi che voglia riempire lo spazio alla sinistra di Renzi a me pare abbastanza convincente. Landini non sarebbe certo il primo sindacalista di professione che passa dal sindacato al Parlamento (o a qualche altro incarico politico). Anzi, tra i segretari generali delle principali organizzazioni sindacali coloro che non hanno fatto quel passaggio sono le eccezioni, non la regola.
Che la sua sia una “battaglia per la difesa dei diritti alla luce del sole” mi pare una affermazione abbastanza scontata che non sto neppure a commentare.
Sostenere anche l’assenza di “interessi personali” è invece del tutto non credibile. Ogni persona persegue interessi personali, perché ogni azione umana è diretta a rimuovere uno stato di (soggettiva) insoddisfazione, a prescindere dall’esito dell’azione stessa e dalla eventuale diversa valutazione che lo stesso individuo compia ex post. Una buona euristica consiste pertanto nell’essere diffidenti nei confronti di chi dice di pensare agli interessi altrui, magari anteponendoli ai propri.
Scendendo dal concetto “alto” di azione umana a considerazioni certamente più prosaiche, un test efficace (per quanto ovviamente non scientifico) per verificare l’attendibilità degli “altruisti” di questo mondo consiste nel confrontare le condizioni di vita di costoro prima e dopo essersi dedicati al bene del prossimo.
Landini iniziò a lavorare come operaio metalmeccanico a 15 anni e pochi anni dopo era già sindacalista a tempo pieno (oggi va per i 54 anni). Credo sia ragionevole supporre che, per quanto non abbia un reddito faraonico come segretario generale della Fiom, se avesse continuato a lavorare in fabbrica lasciando ad altri la missione altruistica di difendere gli interessi suoi e dei colleghi, oggi percepirebbe ancora un salario ben inferiore.
Certo, il denaro non è tutto. E in effetti conta anche la qualità della vita. Premesso che si tratta di valutazioni soggettive, è ragionevole supporre che la qualità della vita di chi fa il segretario generale di un sindacato non sia peggiore di quella di chi lavora in fabbrica. Peraltro, se così fosse, nulla vieterebbe a chi fa il segretario generale di un sindacato di tornare al vecchio lavoro.
Landini, invece, pensa alla “coalizione sociale”. Sarà perché è davvero troppo altruista.
Se un’azione produce più vantaggi ad una o più persone di quanti ne produca all’agente, e se l’agente agisce consapevolmente, allora l’azione può definirsi altruistica, cioè motivata dalla volontà di procurare contemporaneamente vantaggi per se e per altre persone. L’altruismo non esclude che l’agente voglia procurare vantaggi per sé, esclude che voglia procurare vantaggi solo per sé, che si disinteressi completamente delle conseguenze delle sue azioni sulle altre persone. Ci si può, quindi, comportare in modo altruistico o in modo egoistico.
Ciò non toglie che le conseguenze non intenzionali di un’azione egoistica possano procurare vantaggi agli altri, spesso succede proprio così.
Landini, chi?
Ma ci faccia il piacere!