In generale si dice che i liberali difendono il capitalismo, il libero mercato e i diritti individuali contro il potere coercitivo dello Stato, che sono contrari alla redistribuzione della ricchezza, all’intervento di politica economica, alle sovvenzioni ai gruppi di interesse, alle barriere protezionistiche che ostacolano il commercio internazionale e collettivista, all’ingegneria sociale. Essi vogliono più società e meno Stato e più iniziativa imprenditoriale.
Definire il liberalismo è argomento dibattuto, ma davvero impossibile è determinare oggettivamente quale tipo di Stato e quanto Stato sia accettabile per una persona che si ritiene liberale: ciò dipende dalle preferenze soggettive. Non è opportuno cercare di definire una società libera a seconda delle caratteristiche dello Stato. Il ragionamento corretto è all’inverso: un individuo è tanto più libero quanto meno lo Stato determina la sua vita. Anche se può sembrare una dichiarazione forte e radicale, esiste una sola forma di liberalismo coerente, fondato su solidi principi-assiomi, e su una logica senza contraddizione, in conformità con la natura umana e la realtà che ogni individuo vive. Parliamo del liberalismo che intende la libertà come il rispetto dei diritti di proprietà privata e si basa sul principio etico di non-aggressione o di non accettazione dell’uso della forza.
Potenziali conflitti tra proprietari e l’esistenza di criminalità rende necessari servizi di polizia, di difesa e di giustizia.
Un miniarchico (sostenitore di uno Stato con competenze limitate) chiede che queste tre siano le uniche funzioni dell’apparato pubblico. Il che comporta comunque l’esistenza di un monopolio territoriale e il potere esclusivo nonché l’autorità di comandare e far rispettare le regole di comportamento sociale.
Il problema del miniarchismo è che legittima comunque il monopolio della violenza, pensando che esso possa essere efficiente, non corrotto e che il suo potere possa essere stabile e limitato da parte del pubblico. Ma lo Stato è inefficiente e non limita il suo potere! Non ammette concorrenza e laddove questa non c’è, l’efficienza viene sempre meno. In esso si sviluppano gerarchie coercitive che creano forti incentivi per la propria crescita a scapito dei governati. Nel peggiore dei casi si arriva al totalitarismo, nel migliore alla dittatura delle maggioranze sulle minoranze (democrazie corrotte). Uno stato minimo non difende il diritto di proprietà, ma sistematicamente lo viola e non consente ad ogni persona di decidere come risolvere pacificamente i propri problemi di sicurezza e protezione. I meccanismi democratici non risolvono questi problemi, anzi in alcuni casi peggiorano le cose. Inoltre, l’estensione territoriale dello Stato è arbitraria ed è solitamente il risultato di violenti eventi storici come le guerre e conquiste.
Il migliore Stato è quello che governa meno. Quello che non governa affatto è l’optimum. L’anarco-capitalismo è l’autogoverno e rappresenta la difesa radicale e coerente dei diritti di proprietà, ergo della libertà. Anarco-capitalismo è un sistema policentrico di diritti con giurisdizioni concorrenti, è una forma di organizzazione sociale spontanea, autonoma, non coercitiva, il cui obbiettivo è la cooperazione. L’anarco-capitalismo non significa caos, disordine o barbarie, ma semplicemente l’assenza di monopolio statale. L’anarchismo liberale (libertarismo) implica l’abolizione di ogni forma di Stato in quanto inutile, dannoso e indesiderato. In un mondo anarco-capitalista non regna il disordine, ma ci sono le istituzioni, le leggi e le agenzie di sicurezza in concorrenza fra loro, forme di organizzazione scelte e non imposte.ma non sono imposte con la violenza. Esso è immaginabile come una rete (Internet è una società libertaria) o una struttura consensuale, non una gerarchia o una struttura piramidale.
Anarchia e mercato non sono in contraddizione; proprietà e Stato, invece, sono incompatibili!
Sottoscrivo Antonino Trunfio. Dovremmo passare ai fatti, da imprenditori. Ad esempio, al cuore dello stato, nel settore della sicurezza. Offrire un servizio concorrenziale di sicurezza laddove è più scadente. Come vedete, senza qualche forma di disobbedienza non se ne esce. Come il ragazzino che vuol diventare adulto.
Grazie molte di questo post sintetico ma efficace e chiaro. Lo stato non si togliera’ dai piedi volontariamente, e’ assodato. Cosa si fa allora? Oltre che disquisire tra noi anarco-capitalisti potremmo fare qualcosa cominciando dall’essenziale e credo che tante persone che non comprendono le parole, sarebbero dalla nostra parte se vedessero degli esempi
Direi che non manca alcun che.
Ben scritto.
Ma sai, la gente comune, mediamente ignorante e abituata alla subordinazione, quando vede scritto anarco……. si impressiona.
E per pigrizia o per vigliaccheria non approfondisce.
Si limita a sperare, basandosi sulle parole dei cazzari di turno, e bofonchiando di inconsistenti propositi di riscossa.
Intanto lo stato fotte.