Lo scorso 22 ottobre, nella sede della Fondazione Einaudi a Roma, grazie all’iniziativa di Rete Liberale, si è svolto un incontro sul pensatore libertario Murray Rothbard, in occasione del ventesimo anniversario della sua scomparsa.
Il presidente di “Rete Liberale”, Riccardo Lucarelli, ed Elvira Cerritelli, responsabile di “Laboratorio Liberale”, hanno introdotto il dibattito, moderato da Stefano Magni, giornalista de “L’Opinione”. Il primo intervento, della professoressa Roberta Adelaide Modugno, docente di Storia delle Dottrine Politiche presso l’Università Roma Tre, ha sviluppato gli aspetti teorici del pensiero filosofico-politico di Rothbard. L’autoproprietà e la proprietà, fondate su basi giusnaturaliste, conducono al principio di non-aggressione, che, esteso fino alle conseguenze ultime, genera l’anarcocapitalismo. Nessuna aggressione è ammessa, dunque nemmeno quella realizzata dal soggetto monopolista della forza, lo Stato. Modugno delinea in maniera sintetica lo schema delle agenzie private per fornire i servizi inerenti la “forza”.
Successivamente il moderatore sollecita Piero Vernaglione, studioso del pensiero libertario e ideatore e curatore del sito Rothbardiana, a illustrare la proposta politica del Rothbard ‘paleolibertario’, a cavallo fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta dello scorso secolo. La strategia politica ha origine dall’insofferenza per l’egemonia liberal realizzata nei venti anni precedenti, e costituita da un blocco statalista egalitarista, ambientalista, promotore di un welfare esteso, di alta pressione fiscale, di una legislazione antidiscriminazione che si risolve nella compressione della libertà di associazione, di pseudodiritti all’assistenza e di una asfissiante correttezza politica. Per sconfiggere questa élite, supportata dal mondo culturale delle università, dell’informazione e delle arti, Rothbard propone una strategia definita provocatoriamente “populismo di destra”: appello diretto al common man in funzione anti-establishment e antistatale. Sul piano politico tale rielaborazione si traduce nella proposta di un’alleanza con i paleoconservatori (paleo più populisti), la destra Repubblicana più vicina alla Old Right, distinta dai repubblicani moderati e neocon.
Successivamente Andrea Mancia, giornalista, esponente di “The Right Nation” ed esperto di politica statunitense, sviluppa il tema politico. La lettura della politica estera americana ha confinato Rothbard in una nicchia estremista e non spendibile. Le varie anime della destra americana dovevano (e devono) trovare sintesi per avere chance di vittoria.
Inaugurando un secondo giro di interventi, Stefano Magni sollecita i partecipanti su alcune questioni più specifiche, e oggetto di discussioni accese anche in tempi recenti.
Relativamente ai conflitti fra scuole economiche, Vernaglione ritiene che la Scuola Austriaca sia viva e vitale, come dimostra, fra le altre cose, la lungimiranza e le capacità previsive sulla crisi del 2008.
La professoressa Modugno chiarisce i contorni della posizione abortista di Rothbard.
La serata si è conclusa con alcune domande e riflessioni da parte del numeroso pubblico.
http://80.241.231.25/ucei/PDF/2011/2011-03-09/2011030918097914.pdf
A firma di Andrea Mancia; fosse invece Bill Kristol l’autore che differenza farebbe?
http://rightnation.it/2014/07/06/perche-obama-perde-in-medio-oriente/
Prevedibilmente Magni pone “neocon” ed “esportatori di democrazia” tra virgolette e “complottisti” senza.
Magni: perché si è libertari o statalisti a seconda del paese in questione.
http://www.informazionecorretta.com/find.php?find=magni&x=0&y=0
Eh si, si sono proprio visti i risultati che gli americani hanno ottenuto dal fusionismo del tendone con dentro ideologie incompatibili tra loro, non solo sul piano economico domestico del bilancio ma anche a livello di vittorie e successi conseguiti in politica estera negli ultimi 20 anni…
Senza parlare poi dei risultati ottenuti in Italia con l’importazione di quel fusionismo incoerente in termini di rivoluzione libbbberale….