All’età di 72 anni, mi guardo indietro e mi faccio una domanda: ‘Qual è stato l’evento più significativo della mia vita?’ Vado avanti e indietro tra due eventi, ma in realtà coincidono.
Il primo è stata la decisione di Deng Xiaoping nel 1979 di cominciare a rimuovere i controlli economici sull’agricoltura in Cina. Ciò ha portato al più grande periodo di crescita economica nella più grande area della storia dell’uomo.
Il secondo è stato il crollo del Partito Comunista dell’Unione Sovietica alla fine dell’agosto 1991. Ciò è stato seguito dalla decisione del governo sovietico di smantellare l’Unione Sovietica nell’ultima settimana del 1991. Questo è stato il più grande impero della storia. La componente russa attraversava 11 fusi orari. Attraverso le sue nazioni satelliti, si estendeva verso l’Europa occidentale.
Ha tenuto aperti i battenti per oltre 70 anni. Aveva il più ampio sistema di controllo sul pensiero e le attività sociali più grandi nella storia dell’uomo. Eppure, in una settimana, senza spargimenti di sangue, i leader dell’Unione Sovietica l’hanno semplicemente smantellata. Nulla di simile era mai accaduto prima. Quelli di noi che hanno vissuto quel periodo, a malapena sono riusciti ad apprezzarne la grandezza.
Proprio perché non sono avvenuti spargimenti di sangue. Non c’è stato quasi nessun avvertimento. Dal 1946 fino al 1991 l’Occidente è stato coinvolto in una grande competizione con l’Urss. Poi, senza preavviso, la concorrenza finì. Colse di sorpresa i russi. Colse di sorpresa gli occidentali. La Cina comunista e la Russia comunista erano collegate dall’ideologia. Entrambi i sistemi erano molto rigorosi.
L’Occidente era impegnato in una flebile fede nella democrazia come sistema politico, ma con una tolleranza per tutti i tipi di opinioni economiche e religiose. I comunisti erano molto diversi. Avevano un’ideologia coerente. Avevano un punto di vista specifico su Dio, l’uomo, il diritto, la causalità e il futuro.
Non c’era tolleranza per la religione soprannaturale. Non c’era tolleranza ufficiale per il capitalismo, anche se il mercato nero è sempre stato tollerato, perché senza il mercato nero i due sistemi sarebbero crollati molto prima. C’era un nome in Urss che lo identificava: ‘Blat’. C’era anche una frase: «Il blat è superiore a Stalin».
Eppure nonostante tutta la centralizzazione, tutta la tirannia e tutta l’interferenza con le libertà civili, entrambi i sistemi sono finiti. Non sono finiti col botto. Sono finiti con un gemito. Non c’è stato alcun collasso. L’economia cinese ha cominciato ad espandersi quasi subito nel 1980.
L’economia russa ha dovuto sopportare alcuni dolori, e questi sono durati per circa 10 anni, ma si è ripresa alla grande. Oggi la Russia è la capitale mondiale delle videocamere da cruscotto. Quando guardiamo i video su YouTube di incidenti stradali spettacolari, una grande percentuale ha avuto luogo in Russia.
Mises l’aveva previsto
Tutto questo era prevedibile. Più precisamente, tutto questo è stato previsto. E’ stato previsto nel 1920 da Ludwig von Mises in un saggio: Economic Calculation in the Socialist Commonwealth. Nel 1922 ha esteso quel saggio in un trattato omnicomprensivo: Socialism. Mises mise in chiaro come fosse impossibile per un qualsiasi stato socialista, attuare la propria teoria di socialismo. Qualora un qualsiasi governo ci provasse, l’economia finirebbe nel caos e crollerebbe.
Senza mercati dei capitali, e senza la proprietà privata dei mezzi di produzione, non sarebbe possibile scoprire il prezzo di alcunché. Senza un sistema dei prezzi, non c’è nulla se non cecità economica. I socialisti fecero del loro meglio per ignorare questo saggio per 70 anni, ma alla fine era ovvio: Mises aveva ragione.
Il socialista/economista multimilionario Robert Heilbroner lo ammise in un articolo sul New Yorker nel settembre 1990, in cui diceva letteralmente: «Mises aveva ragione». Quello che abbiamo qui è una combinazione di teoria ed avvenimenti storici. Dal punto di vista della teoria economica generale, il crollo dell’Unione Sovietica e della Cina Rossa erano inevitabili.
Nel caso della Cina, non c’è stato alcun collasso, perché l’economia era così povera nel 1979 che la riforma avviata da Deng Xiaoping non avrebbe potuto fare di peggio. Nel caso dell’Unione Sovietica, che aveva un’economia molto più avanzata e che copiò i prezzi occidentali per mezzo secolo, la transizione economica fu più dolorosa.
Ma si trattò di una recessione grave, non di un collasso. Nel romanzo di Ernest Hemingway, The Sun Also Rises (1926), leggiamo questo:
«’Come hai fatto ad andare in bancarotta?’ chiese Bill. ‘In due modi’, rispose Mike. ‘A poco a poco e poi improvvisamente’».
Questo è ciò che è accaduto in Unione Sovietica. E’ andata in bancarotta moralmente e spiritualmente sin dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Ma ci sono voluti 74 anni affinché emergessero le conseguenze.
Poco a poco
Semmai dovessi scrivere una storia sul declino e sulla caduta dell’Unione Sovietica, inizierei con Georgij Malenkov, il quale sostituì Stalin nel 1953. Egli è l’archetipo, ed è praticamente sconosciuto in Occidente oggi. Per un breve periodo di tempo tenne in mano le redini del potere, ma venne sostituito da Krusciov nei primi mesi del 1955. Scomparve. Non è stato ucciso. I leader sovietici avevano imparato la lezione sotto Stalin.
Sapevano che il loro regno non sarebbe durato per sempre, e tutti volevano una polizza di assicurazione sulla vita. Così, lo lasciarono vivere. Morì nel 1988. L’indebolimento del potere centrale iniziò nel 1955. L’evento successivo sarebbe stato il presunto discorso segreto di Krusciov alla leadership sovietica, tenuto nel 1956. Attaccò il culto della personalità di Stalin. Tutti nella stanza sapevano che era stato seguace di Stalin, un assassino di massa in Ucraina.
Quel discorso, tradotto e distribuito in Occidente, portò alla diserzione di diversi membri del Partito Comunista in tutto l’Occidente. Una dozzina di anni dopo, l’invasione sovietica della Cecoslovacchia portò ad un’altra ondata di diserzioni in Occidente. Ma questo non sembrò influenzare la stabilità dell’Unione Sovietica. Non c’era alcun segno di debolezza. Nell’agosto 1978, dopo 33 giorni come Papa, Giovanni Paolo I morì.
Nel mese di ottobre venne sostituito da Giovanni Paolo II. Questa piega degli eventi completamente imprevedibile portò ben presto ad un confronto in Polonia tra la gerarchia comunista e l’autorità morale di Giovanni Paolo II. Era arrivato all’età adulta sotto i nazisti, e poi servì come sacerdote sotto i comunisti dopo il 1945. Era stato istruito da un cardinale anti-comunista che comprese i limiti del potere e come battere il sistema.
Il Papa conosceva le debolezze del Partito Comunista in Polonia. La sua visita nel giugno del 1979 contribuì a creare la base morale della resistenza polacca, che si intensificò nel 1980. Nel 1979 l’Unione Sovietica inviò carri armati lungo la strada che il governo americano aveva pagato nel 1966. I sovietici cercavano di insediare un sovrano fantoccio a Kabul, e ben presto si trovarono nel pantano.
Non ne potevano uscire e salvare la faccia. Non potevano vincere. Nel 1980 accaddero un paio di eventi che indebolirono definitivamente la legittimità del comunismo. Erano entrambi associati alle Olimpiadi. Si svolsero a Mosca, e furono boicottate dagli Stati Uniti per sostenere l’indipendenza dell’Afghanistan. Gli occidentali di tutto il mondo andarono a vedere gli eventi sportivi. Andarono con i loro abiti, i loro orologi, le scarpe belle e la loro fiducia.
Ogni leader sovietico li vide. Ogni leader sovietico sapeva in quel momento, senza ombra di dubbio, che non sarebbe mai stato in grado di eguagliare la ricchezza dell’Occidente. Nonostante tutto il loro potere, nonostante tutti i loro privilegi speciali, nonostante il loro accesso a negozi particolari ed esclusivi, si resero conto che erano cittadini di seconda classe dal punto di vista economico. La leadership non si riprese mai più.
In Polonia quando si scoprì che la carne in lattina era etichettata come “pesce”, ci furono una serie di scioperi. La carne era in procinto di essere inviata a Mosca per quegli occidentali che partecipavano alle Olimpiadi. Uno degli scioperi ebbe luogo nel cantiere ferroviario dove venne fatta questa scoperta, e in poche settimane venne fondato il movimento di Solidarietà. Da quel punto in poi, la Polonia cominciò a muoversi fuori dell’orbita sovietica.
Nel 1980 fu eletto Ronald Reagan. Era un anti-comunista. Sembrava giovane. Poco dopo la sua elezione, rimase vittima di un tentato assassinio ma sopravvisse. Da quel momento in poi, prese in mano il controllo. Ruppe lo sciopero PATCO. I leader sovietici volevano vedere se avesse avuto l’ardire di resistere al sindacato. Lo fracassò. Poi c’erano le trasmissioni televisive che intervistavano Reagan nel suo ranch, mentre andava a cavallo o costruiva recinti.
Questi non erano eventi organizzati. Questo era ciò che gli piaceva fare. Ai vecchi burocrati di Mosca veniva ricordato costantemente che non sarebbero rimasti a lungo su questo mondo. Poi in breve successione arrivarono le morti di Breznev (1982), Andropov (1984) e Chernenko (1985). Gorbaciov salì al potere. Iniziò a riformare l’economia consentendo un maggiore decentramento. Cominciò a concedere maggiori libertà alla stampa.
In altre parole, il libero mercato vide cadere una serie di pastoie e permise una maggiore libertà di espressione. Eppure l’economia era in rovina, e continuava a peggiorare. Poi ci fu lo spaventoso anniversario: 1988. Questo fu il 1000° anniversario della fondazione della Chiesa ortodossa russa. Ancora era lì. A quel tempo, Gorbaciov era in tour nei governi occidentali, mendicando un sostegno finanziario. Non lo ottenne.
Nel 1989, l’Unione Sovietica se ne andò dall’Afghanistan. Fu una testimonianza palese dell’incapacità militare sovietica di mantenere il controllo in una nazione al suo confine. Nel 1991, il suo stato cliente (l’Iraq) venne sconfitto dagli Stati Uniti. Il suo hardware militare non poteva competere con la tecnologia occidentale. I suoi aerei vennero abbattuti prima ancora che rilevassero la presenza di un jet da combattimento americano.
I suoi carri armati vennero fatti saltare nel deserto. Questo nel mese di febbraio. L’ultima settimana di dicembre il Partito Comunista e l’Unione Sovietica non c’erano più. Questi eventi non potevano essere previsti individualmente, ma lo sviluppo complessivo era stato predetto da Mises nel 1920. Non c’era bisogno che l’Occidente si confrontasse militarmente con l’Unione Sovietica, perché l’orologio continuava a ticchettare lo stesso.
L’Occidente non percepiva quanto fosse stato preciso Mises. Ma lo scenario si evolvette proprio come aveva descritto. Le economie socialiste della Cina Rossa e dell’Unione Sovietica non erano in grado di competere con l’Occidente. Richard Grenier descrisse l’Unione Sovietica in quattro parole: «Bangladesh con i missili».
Paul Samuelson: l’utile idiota
Nell’edizione 1989 del suo best-seller Economics, il famoso economista universitario Paul Samuelson scrisse che l’Unione Sovietica era la prova dell’efficacia della pianificazione centrale. Mark Skousen ha tracciato i commenti di Samuelson sull’Urss nelle varie edizioni.
«Nelle primissime edizioni, Samuelson espresse scetticismo in merito alla pianificazione centrale socialista: ‘Il nostro sistema di libera impresa mista … con tutti i suoi difetti, ha dato al mondo un secolo di progresso mediante un ordine socializzato reale — forse impossibile da eguagliare’ (1:604; 4:782). Ma nella quinta edizione (1961), pur esprimendo scetticismo tramite alcune statistiche, dichiarò che gli economisti ‘sembrano concordare sul fatto che i suoi recenti tassi di crescita sono stati considerevolmente maggiori rispetto ai nostri’, sebbene ancora inferiori rispetto a Germania Ovest, Giappone, Italia e Francia (5:829). Dalla quinta fino all’undicesima edizione c’era un grafico che indicava il divario decrescente tra Stati Uniti e Urss (per esempio, 5:830). La dodicesima edizione sostituì il grafico con una tabella in cui si mostrava che tra il 1928 ed il 1983, l’Unione Sovietica era cresciuta ad un tasso notevole del 4.9% annuo, superiore a quello degli Stati Uniti, del Regno Unito, della Germania e del Giappone (12:776 ). Nella tredicesima edizione (1989) Samuelson e Nordhaus dichiararono: ‘L’economia sovietica è la prova che, contrariamente a quanto credevano in precedenza molti scettici, un’economia di comando socialista può funzionare e persino prosperare’ (13:837)».
La reputazione di Samuelson non ne soffrì, ma nel 1989 si dimostrò solamente un utile idiota, per usare una frase di Lenin. Dal 1961 in poi, venne completamente intontito dalle false statistiche sovietiche. Per anni Naum Jasny mise in guardia che le statistiche erano fasulle, ma Samuelson lo ignorò. Venne assecondato dal mondo accademico, che sin dal 1948 aveva assegnato quel libro di testo agli studenti sventurati.
A partire dall’edizione del 1961 anche loro vennero rimbambiti, ma non lo ammisero. Nel 1968, apparve il mio primo libro: un libro su Karl Marx e il comunismo. L’edizione del 1988 è disponibile per il download: Marx’s Religion of Revolution. In un’appendice sulla pianificazione economica sovietica, ho citato le intuizioni di Jasny. L’Unione Sovietica raggiunse quell’espansione confermata dalle statistiche, sopprimendo la sua gente su una scala mai vista nella storia moderna. Li saccheggiò.
Fu questa oppressione spietata dei diritti ed una massiccia confisca della proprietà privata, che permise all’Urss di trasmettere l’apparenza che stesse crescendo. Jasny aveva ragione, e io l’ho potuto vedere con i miei occhi. Ero solo uno studente, ma l’ho potuto vedere. Samuelson l’ha negato fino a quando l’intero esperimento è andato a gambe all’aria due decenni più tardi. Eppure il mondo accademico ha preso sul serio Samuelson. Ancora lo prende sul serio.
L’economista più rispettato della seconda metà del ventesimo secolo, è stato completamente rincitrullito da un gruppo di statistici sovietici che temevano la riassegnazione in Siberia se non avessero oliato adeguatamente le statistiche. Il prominente economista keynesiano non riuscì a smascherare questa farsa. L’economia keynesiana acceca gli uomini brillanti. Dal 1920 al 1991 si rifiutarono di credere a Mises, quindi erano costretti a credere a statistici che temevano per la loro vita.
Non l’hanno mai confessato, eccetto Heilbroner. Col senno di poi, erano un gruppo di citrulli con un dottorato, uomini che non riuscivano a distinguere la realtà dalla fantasia. Hans Christian Andersen ha scritto una storia su di loro: Le vesti nuove dell’imperatore. Il ruolo di Mises è quello del ragazzo che esclama che l’imperatore è nudo. Dopo il 1920, e per i 50 anni successivi, fu evitato dal mondo accademico per la sua mancanza di galateo.
Gli eredi intellettuali di coloro che lo bandirono sono ancora in carica. Siate pazienti. Loro sono il cieco che guida un altro cieco verso l’abisso. Voi cercate di evitare l’abisso.
Conclusione
Quali sono le lezioni che possiamo trarre da tutto questo? In primo luogo, esiste una scienza economica. Mises lo sapeva bene. I suoi critici no. Essi erano tanti, ma la sua valutazione del 1920, tre anni dopo la Rivoluzione d’Ottobre, si dimostrò accurata sia per la Cina Rossa che per l’Urss. In secondo luogo, i fallimenti economici inevitabili delle società socialiste hanno fatto guadagnare tempo all’Occidente.
Non c’è stata alcuna conflagrazione nucleare. Lottando per la pace, l’Occidente ha vinto. Ma poiché l’Occidente non ha mai creduto a Mises, gli mancava la fiducia nel suo compito. C’erano uomini altolocati che spingevano per una fusione dei due sistemi. Invece non si fusero. Uno chiuse i battenti e scomparve, l’altro ha adottato politiche economiche occidentali come una banca centrale, il mercantilismo e le bolle keynesiane.
Si tratta di capitalismo clientelare su vasta scala. Le sue bolle scoppieranno. Siate pazienti. Il comunismo ha perso. L’Occidente gli ha dato tempo. Il tempo ha dimostrato che Mises aveva ragione. Il Keynesismo non ha ancora perso. Dategli tempo. Non c’è bisogno di un collasso sociale o di un collasso economico, al fine di rendere possibile una transizione verso un’economia non-keynesiana.
E’ possibile che il sistema vada a gambe all’aria all’apice, senza intaccare l’ordine sociale sottostante. L’abbiamo già visto due volte sin dal 1979. Ad un certo punto il governo degli Stati Uniti andrà in bancarotta. Andrà in default. Romperà le sue promesse.
A quel punto, gli elettori impareranno una lezione di economia e di educazione civica. Quando Washington non staccherà più assegni, sarà nostro compito preparare i materiali didattici necessari a spiegare come funziona la libertà.
* Tratto da http://johnnycloaca.blogspot.it/
North ha sorvolato una visita storica molto più importante rispetto a quella del Papa, importante per capire non solo la fuga di cervelli dall’URSS ma anche in qualche misura la successiva sovietizzazione dell’Occidente.
http://flawers86.wordpress.com/il-contributo-sovietico-alla-nascita-di-israele/golda-meir-a-mosca/
Aggiungo pure che i democristiani grazie ai comunisti e con loro in combutta hanno partecipato alla spoliazione del Paese.
La Guerra Civile in italia è auspicabile per definitivamente risolvere la coglioneria comunista de noantri; auspicabile pure sarebbe che i delinquenti politici e criminali economici che rappresentano e governano oggi il Paese dessero un segno d’intelligenza per evitarla ma temo fortemente che percepiremo tali segni.
North mi pare molto centrato.
Dice bene.
Ha un punto di vista amplissimo.
Occorre prepararsi in tempo per quello che, prima o poi, succederà.
Un’implosione economica planetaria.
E probabilmente guerre civili diffuse.