In un libello che ebbe un sorprendente successo in Francia e in Italia qualche anno fa, intitolato “Indignatevi!”, Stéphan Hessel esortava a indignarsi contro le ingiustizie del mondo. A ben guardare, però, l’indignazione è un sintomo d’impotenza, e rappresenta spesso l’alibi di chi, invece di agire in prima persona, si appella alle autorità perché “facciano qualcosa”. L’economista Pascal Salin, capofila della scuola austriaca in Francia, propone invece un imperativo differente nel suo nuovissimo saggio “Liberiamoci!”, prontamente tradotto in italiano da Lorenzo Maggi per le edizioni Liberilibri di Macerata (p. 68, € 12,00). Smettetela di lamentarvi, dice Salin, e comportatevi in maniera dignitosa, come veri esseri umani; prendete in mano le vostre vite; abbandonate la via della schiavitù e scoprite la via della libertà, che è anche la via della prosperità; siate responsabili e progredirete sia a causa dei vostri successi e dei vostri fallimenti. E non aspettatevi nulla dallo Stato che, anche se non ne siete perfettamente consapevoli, vi mantiene in schiavitù: «indignarsi, reclamare, tendere la mano, tutto ciò non è degno di voi, figli della libertà. Avete diritto alla libertà ed è l’unica cosa che possiate rivendicare. Rispettate gli altri e i loro legittimi diritti e pretendete solo che si rispettino i vostri. Vedrete che in questa società liberata da tutte le sue catene, fioriranno la prosperità e la pace e, trascinati da questo Rinascimento, potete progredire e migliorare il vostro destino».
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Io vorrei vivere dimenticandomi dello stato.
Purtroppo è lui che non si dimentica di me.