Cos’è il “Diritto d’Autore”
Il concetto di diritto d’autore nasce durante la monarchia Inglese del XVI secolo, al fine di tenere sotto controllo le opere letterarie pubblicate sul territorio. Per una necessità di censura. Il Copyright, il diritto di copia, non era infatti un diritto d’autore, ma un potere esclusivo dell’editore di trarre profitto dalla stampa in monopolio di un’opera, dopo il contro sulla censura.
Lo Statuto di Anna (An Act for the Encouragement of Learning, by vesting the Copies of Printed Books in the Authors or purchasers of such Copies, during the Times therein mentioned, la neo-lingua dello stato era in uso già all’epoca) entrato in vigore il 10 Aprile 1710, era un regolamento per disciplinare la censura, manipolare i prezzi di mercato e finanziare economicamente l’editore. Dopo 14 anni dalla stampa, anche l’autore poteva usufruire di vantaggi economici per altri 14 anni, dopodiché l’opera diventava libera.
Questo atto, permetteva utili economici al reale autore, ma dava ancora più potere agli editori, reali proprietari dell’opera.
Ancora oggi, per quanto riguarda la legislazione in merito al diritto d’autore, sono veramente poche le norme a garanzia dell’autore, in quanto il reale potere di sfruttamento dell’opera è in mano all’editore.
Il diritto d’autore in italia viene gestito in monopolio dalla S.I.A.E., ente pubblico in monopolio legale per la gestione dei diritti sulle opere. Recentemente è stato possibile per un autore italiano iscriversi ad un ente degli altri Paesi della comunità europea, oppure associarsi o dare mandato alla S.I.A.E. di operare per suo conto.
Se il diritto d’autore, come concetto, potrebbe limitarsi alla concessione o meno da parte dell’autore di uno sfruttamento economico o gratuito di un’opera, grazie allo stato diventa un modo per permettere a enti come S.I.A.E. e agli editori, di detenere il monopolio della gestione dei diritti, e la proprietà dell’opera.
Se in un libero mercato l’autore di un opera potrebbe decidere volontariamente cosa fare del frutto del suo lavoro, quando tutto è invece in mano allo stato, quello che viene definito diritto d’autore è soltanto una porcata immane.
Società Italiana degli Autori ed Editori
Come ogni ente pubblico che si rispetti, nel 2012, il 42% dei dipendenti assunti a tempo indeterminato (527 su 1.257) vantano legami di parentela o di conoscenza.
Come ogni ente pubblico che si rispetti, opera al di fuori della legge, infatti opera anche in maniera abusiva come ente previdenziale. Il direttore generale Gaetano Blandini riferisce però di aver “investito” 600.000 euro provenienti dai diritti per finanziare “un comitato di studio” che ha lavorato “alla ricerca di una soluzione alternativa senza approdare a nulla”
Come ogni ente pubblico che si rispetti, è gestito da persone che sono abituati a fare affari con i soldi degli altri: Gaetano Blandini, amministratore generale, già rinviato a giudizio nel 2013 per aver finanziato film con il figlio di un imprenditore edile come scambio di favori per l’assegnazione di appalti per per il G8 della Maddalena, mondiali di nuoto 2009 e per il 150 anniversario dell’unità d’italia, quando copriva il ruolo di dirigente del Ministero dei Beni e attività culturali.
Come in ogni ente pubblico che si rispetti, gli stipendi dei dipendenti sono assolutamente fuori mercato, a partire dallo stesso Blandini che riceve 470.000 euro all’anno più 100.000 euro all’anno a titolo di premio di risultato (percepito comunque, anche con i bilanci sempre più in passivo ogni anno che passa), ai quali si aggiungono 70.000 euro all’anno per il ruolo di responsabile della sicurezza. Un contrattino da 4 anni che, qualora non fosse rinnovato, gli da diritto ad un indennizzo di 2 milioni di euro. La media degli stipendi dei dipendenti (dirigenti esclusi) era nel 2012 di 64.000 euro.
Come ogni ente pubblico che si rispetti, i dipendenti hanno diritto a benefit e indennità aziendali, quali le indennità per le spese di lavanderia, il premio di operosità, la gratifica per l’Epifania, la possibilità di usufruire di tre giorni di assenza dal lavoro per malattia senza nessun obbligo di certificato medico e la meravigliosa “indennità di penna”, altri 159 euro concessi ai dipendenti che sono passati dalla penna al computer e 36 giorni di ferie. Gli automatismi collegati agli stipendi prevedono aumenti biennali compresi tra il 7,5% e l’8,5%. Le cause sindacali producono un costo medio di 1 milione e 469 mila euro all’anno. Nel 2009 (tempi ancora ottimi per la S.I.A.E., con passivi ridicoli rispetto quelli odierni) l’importo complessivo speso per i dipendenti e i mandatari e accertatoti era di 140,7 milioni di euro.
Come ogni ente pubblico che si rispetti, svende, regala o affitta (senza percepire e recuperare introiti). Mutui concessi per appartamenti venduti a prezzi irrisori e con anticipi di 500 euro e 480 rate al 2-3% di interesse, appartamenti affittati a sindacalisti (34 su 37 contratti di affitto) con morosità pluriennali mai richieste. Oppure vendita di immobili (tutto a norma di legge) per 260 milioni di euro a fronte di un valore di mercato di 463 milioni di euro.
La S.I.A.E., un ente pubblico con regole scritte a maggioranza da soltanto una minima parte di soci e con tariffe obbligatorie di accesso tali da permettere che il 65% degli iscritti riceva a fine anno meno della quota versata per l’iscrizione. Tutto questo anche in condizioni quali la tassazione imposta sugli eventi con ingresso a pagamento, che pur essendo mediamente 20 volte più alta che nel Regno Unito, viene però distribuita solo tra una minima parte degli iscritti, e molto spesso proprio tra i non aventi diritto.
Come non poter definire l’Italia un paese di merda quando mantiene in piedi con le imposizioni sui suoi sudditi enti di merda?
Cos’è il “Diritto di Copia Privata”
In base alla direttiva 29/2001 della Comunità Europea, il “diritto di copia privata” consiste nella libertà degli stati, di applicare o meno (l’articolo 5 della direttiva è chiaro e non impone nessun obbligo) una tassa sui supporti in grado di memorizzare materiale protetto da diritto d’autore in cambio di non procedere legalmente contro chi copia illegalmente materiale protetto. In realtà una legge in materia esiste in Italia dal 5 Febbraio 1992. Attenzione, questa illegalità consiste nell’avere più copie private della stessa opera. Un’idiozia anche questo principio. Dopo aver acquistato un CD non avrei neanche la possibilità di farne una copia per il lettore dell’automobile o per il NAS casalingo.
L’idiozia della norma è oggi la massima rappresentazione dell’inutilità, anzi, della dannosità della comunità europea.
Un principio pericolosissimo e contro ogni tipo di logica in base al quale sarebbe possibile tassare anche i fogli di carta in quanto “potrebbero essere utilizzati” per copiare libri. Lo stesso principio potrebbe essere utilizzato per tassare le forbici per il possibile mancato introito dei barbieri, e così via per qualsiasi oggetto di uso quotidiano.
Un principio ritenuto incostituzionale da paesi civili quali Regno Unito o Australia, in quanto si tratta di una tassazione preventiva con presunzione di colpa. Un principio ritenuto invece valido dai delinquenti che non si vergognano di legiferare su tutto e tutti contro qualsiasi principio naturale.
In realtà la tassa sulle fotocopie già esiste, e finisce sempre alla S.I.A.E., è imposta in tutte le università che oi convogliano il fiume di denaro nelle casse dell’ente pubblico per la tutela dei diritti d’autore, trattenendone una buona parte a sostegno delle spese e distribuendo la parte restante in maniera assolutamente non congrua con gli autori realmente copiati.
Si tratta di lotta alla pirateria (che semmai dovrebbe essere fatta dai proprietari dell’opera e non dal Ministero) ?
No. Si tratta di una tassazione per recuperare le copie private di opere che già si posseggono. La Corte di Giustizia Europea è stata chiara in merito: http://curia.europa.eu/jcms/upload/docs/application/pdf/2014-04/cp140058en.pdf non è possibile tassare in nome della lotta alla pirateria. Quindi il burocrate cosa fa? Cambia la motivazione e lascia la tassa.
Una prima tassazione imposta con il decreto legislativo 68/2003, fu quella di 25 eurocent sui CD-R e di 53 eurocent su ogni DVD-R, e ancora un prelievo del 3% sui masterizzatori. Con l’emanazione del decreto Bondi, il 30 Dicembre 2009, la situazione si è ulteriormente complicata, andando a tassare tutti i dispositivi e supporti in genere.
Perché parliamo di tassa? Per quanto autori, S.I.A.E. e cialtroni vari dichiarino che non sia una tassa, che non debba gravare sull’utente finale e che sia un qualcosa di non meglio identificato da imporre solo a produttori / distributori / venditori e non ai clienti finali, è lo stesso TAR del Lazio a definirla come “prestazione patrimoniale imposta” e darne una più completa spiegazione:
“non può che giungersi alla conclusione che il pagamento dell’equo compenso per copia privata, pur avendo una chiara funzione sinallagmatica e indennitaria dell’utilizzo (quanto meno potenziale) di opere tutelate dal diritto di autore, deve farsi rientrare nel novero delle prestazioni imposte, giacché la determinazione sia dell’an che del quantum è effettuata in via autoritativa e non vi è alcuna possibilità per i soggetti obbligati di sottrarsi al pagamento di tale prestazione fruendo di altre alternative”.
Come viene anche sentenziato che l’utilizzo professionale dei supporti non deve essere gravato (come previsto dalla direttiva europea e ribadito dai giudici del TAR) dall’ulteriore balzello.
Ma l’Italia è l’italia, e quando c’è da aggiungere o aumentare tasse è molto semplice, quando invece c’è da toglierle è impossibile. Oltre alla reale impossibilità per un professionista di reperire media vergini on tassati a prezzo più basso di quelli normalmente reperibili sul mercato (perchè la procedura di dichiarazione di uso professionale è complicata, con tempi lunghi, e disponibile solo presso alcuni distributori), ci ritrova ad essere accusati preventivamente di furto.
Con il decreto ministeriale del 30 dicembre 2009 a firma di Bondi, gli importi stabiliti sono diventati i seguenti:
LINK http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1263481888506_d1.pdf
Non c’è destra o sinistra che tenga, le tasse in italia piacciono solo a chi vive di tasse. E se nel 2010 il PD si scagliava
LINK: http://www.partitodemocratico.eu/canali.asp?id=193
contro l’equo compenso del Ministro Bondi definendolo un provvedimento che tassava la cultura e bloccava l’innovazione, nel 2014 elogiano il loro ministro
per l’aumento delle precedenti imposizioni fiscali.
Il Decreto Franceschi del 20 Giugno 2014 e pubblicato nella gazzetta ufficiale n° 155 del 7 Luglio 2014
ha ulteriormente innalzato la tassazione, l’imposizione fiscale sul distributore, al quale poi va naturalmente, classico dei classici in italia, aggiunta l’IVA sulla tassa.
Franceschini ha inasprito la vecchia imposizione con picchi fino al 500%. L’Italia Giusta! L’Italia che Cambia Verso!
Tutti questi introiti a carico dell’utente finale finiscono invece esentasse nelle tasche dei giullari di corte che, guarda caso, sono tutti paladini della legalità, inneggiano alla lotta all’evasione e alla giustizia sociale. Giustizia sociale, secondo loro, è quella di chiamare una tassa “equo compenso”, imporla indiscriminatamente e mettersi in tasca il malloppo.
Il principio è truffaldino di partenza, ma non poteva essere che così. Sta alla base di qualsiasi legge dello stato, togliere a Pietro per dare a Paolo. Accaparrasi la benevolenza di personaggi conosciuti al fine di sfruttarli per l’indottrinamento di stato.
Naturalmente, i novelli parassiti a elemosinare come pezzenti qualche spicciolo dal sovrano, elogiano lo stato (a loro) benefattore e ciarlano a vanvera mischiando argomenti validi a diritti inesistenti.
Andiamo a leggere qualche dichiarazione di questi paladini della giustizia, tutta gente che il 21 Giugno 2014 ha elogiato il Ministro Franceschini per l’aumento della tassazione:
Andrea Bocelli – 19 Luglio 2014
“Le leggi devono essere poche, chiare e condivise”
Gianni Morandi – 16 Febbraio 2014
“riuscirà il ragazzo di Firenze a dare una scossa per rilanciare l’economia e creare nuovi posti di lavoro, a fare le riforme come ha promesso? O si farà impantanare anche lui dai giochi della politica?”
Fiorella Mannoia – 15 Ottobre 2013
“Io Fiorella Mannoia, guardo il paese che muore e chiedo: abbassate subito la pressione fiscale”
Eros Ramazzotti – 12 Novembre 2012
“per cambiare l’Italia ci vuole tempo e tanta pazienza, fare gli scontrini e pagare le tasse.”
Gigi D’Alessio – 28 Novembre 2006
“Se dobbiamo dare tutti questi soldi allo stato cosa rimane?”
Le tasse sono bellissime diceva uno fortunatamente ormai morto, uno che viveva di tasse.
L’ipocrisia di questi parassiti è eccezionale, ed è realmente difficile da comprendere quanto sia la componente di ignoranza e quella di malafede.
Nel meraviglioso e incantato mondo di Fiorella Mannoia, dopo essere stata contattata su Facebook, l’equo compenso serve al fine di promuovere le “migliaia di piccoli e giovani autori che non riescono più a vivere con la crisi”, ma una volta spiegatole che su ogni 100 euro di tassa sull’utente finale soltanto 4,78 euro finiscono nelle tasche delle etichette al fine di promuovere i giovani autori, ha avuto la dignità di cancellare il suo commento, e ne ha scritto uno spiegando che dalle vendite dei dischi si guadagna poco perchè si vendono pochi dischi.
Quindi, secondo Fiorella Mannoia, è giusto tassare indiscriminatamente tutti per far intascare un po’ di spicci.
La maggior parte degli autori (e sono davvero tanti a favore della tassa) non rispondono alle domande poste o cancellano i commenti con le domande. Alcuni, dopo aver cancellato il commento, fanno presente come messaggio privato che non accettano offese (Quali offese? Le domande sono offese?) sulla propria pagina. Sottolineando il “propria”. E sì, i nostri eroi del socialismo reale si ricordano della proprietà solo quando è la loro, della proprietà degli utenti costretti ad acquistare supporti vergini per qualsiasi motivo invece non interessa.
I nomi dei parassiti a favore della tassazione sono molti, oltre 3500, tra i quali: Caterina Caselli, Paolo Conte, Dori Ghezzi, Francesco Guccini, Raphael Gualazzi, Claudia Mori ed Ennio Morricone, Roberto Andò, Paolo Audino, Al Bano, Angelo Barbagallo, Gianni Bella, Lino Cannavacciuolo, Toto Cutugno, Cristina Comencini, Simone Cristicchi, Gigi D’Alessio, Tullio Depiscopo, Roby Facchinetti, Gianni Di Gregori, gli eredi di Carlo Donida, gli eredi di Rino Gaetano, Ricky Gianco, Gianluca Grignani, Mario Lavezzi, Paolo Limiti, Daniele Luchetti, Michele Maisano, Fiorella Mannoia, gli eredi di Pino Massara, Gianni Mazza, Franco Micalizzi, Franco Migliacci, Popi Minellono, Amedeo Minghi, Massimo Modugno, Mogol, Gianni Morandi, Laura Pausini, gli eredi di Riccardo Pazzaglia, Povia, Oscar Prudente, Pupo, Tony Renis, Marco Risi, Gianfranco Reverberi, Renato Serio, Bobby Solo, Vito Tommaso e Paolo Virzì.
Poi ci sono nomi meno conosciuti, autori che restano all’ombra dei cantanti, come Saverio Grandi, che ha scritto per Vasco, Laura Pausini, Eros, Morandi, Raf, Irene Grandi, Stadio, Carboni, P.Pravo, Mango, Amoroso, Emma, Mengoni, Il Volo, Lavezzi, O.Vanoni, Tatangelo, Mietta, R.Fogli, Virginio, M.Carta, Scanu, che, come si dice a Roma, la “buttano in caciara” cioè mischiano insieme 10 argomenti completamente incoerenti tra loro per giustificare la tassa che si intascano.
Il post presente sul profilo Facebook di Saverio Grandi è un vero delirio, parta dall’accusare Apple di aumentare i prezzi (come se lui non chiedesse il rimborso delle spese sostenute quando si muove per lavoro), poi passa all’invidia sociale con il “dagli al ricco”:
“Sei disposto a spendere 843, 76 EURO per un Iphone 5s 32 giga e ti lamenti per un aumento di 4,76 euro? Ma chi credete di prendere per il culo? Se uno ha 800 EURO da spendere per acquistare uno smartphone (che poi è smart solo per chi te lo vende…) che razza di differenza potranno mai fargli 4 EURO in più? Se hai i soldi per comprarti una FERRARI ti lamenti perchè a Maranello hanno aumentato i prezzi dei cerchi? Allora comprati una Punto e non rompere le palle.”
proseguendo con il prendersela con quelli che proprio non intendono pagare la musica (come se il decreto fosse contro la pirateria, invece non lo è), e per finire un gran finale socialista per inveire contro le cattive multinazionali (con le quali lui firma accordi che evidentemente non legge):
“Tutto ciò che è volatile verrà deprezzato, o addirittura regalato, da questi 4 o 5 signori che decidono le sorti del mondo.
Non sto parlando di Renzi o di Obama, ma delle multinazionali. Le uniche che se ne fottono di tutto e di tutti in nome del profitto.”
Cosa fa quindi Saverio Grandi? Fa uso della politica (Renzi nella fattispecie), fottendosene di tutto e tutti, per imporre un costo sugli altri. Ma come? Non erano le multinazionali a fare così? Questo è quello che racconta lui agli altri, e visto che l’Italia è un paese con il 47% di analfabetismo funzionale, un post su Facebook di oltre 10 righe è sufficiente per confondere un po’ le idee e farlo condividere da chi quella tassa deve pagarla. Tanto il lupo cattivo sono le multinazionali, Saverio è buono.
Secondo il vocabolario Treccani:
ladro s. m. (f. -a) [lat. latro (-onis)]. –
Chi ruba, chi si appropria indebitamente di beni altrui, violando con astuzia, o col ricorso all’inganno, alla frode, e di solito agendo di nascosto (meno spesso con mezzi violenti), il diritto di legittima proprietà […] Nell’uso, si dice anche di chiunque si arricchisca indebitamente a danno d’altri.
Nel momento in cui si spezza il rapporto di fiducia con un autore, “o compri i miei dischi o ti tasso comunque e mi prendo i tuoi soldi”, non resta che definire tali individui come dei semplici buffoni di corte.
Incapaci di vendere le proprie opere, anche a causa della minore libertà economica dei propri clienti appesantiti dal carico fiscale, i buffoni di corte fanno uso dello stato per imporre un’ulteriore tassazione a loro vantaggio.
Non commento nemmeno il comportamento ridicolo del ministro, del suo partito e della S.I.A.E. in merito alla difesa della truffa. Semplici buffoni e delinquenti.
Fonti:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/27/scandalo-siae/
http://www.dday.it/redazione/4812/un-dipendente-siae-costa-68000-allanno.html
http://www.zeusnews.it/n.php?c=17867
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/furbetti-bollino-siae-scandalo-case-oro-fondo-34962.htm
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/22/la-tassa-sulle-fotocopie-e-il-diritto-allo-studio/
http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1263481888506_d1.pdf
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/07/30/sprechi-di-stato-il-caso-siae/
http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1263481888506_d1.pdf TARIFFE BONDI
http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=15201
http://www.diritto.it/materiali/autore/policella.html
http://www.siae.it/Utilizzaopere.asp?link_page=MusicaMFV_CopiaPrivataNormativa.htm&open_menu=yes
So che in Svizzera non c’è la Siae ma la Suisa e altre società private, che operano sulla base di un’autorizzazione statale. Qui ne viene spiegato il funzionamento:
http://www.swisscopyright.ch/it/domande-e-risposte/societa-di-gestione.html
Non me ne intendo molto, ma mi pare che il tutto sia gestito in maniera molto migliore rispetto all’Italia.
la SIAE è in monopolio, in Svizzera -se sono più aziende come scrivi- un minimo di concorrenza ci dev’essere.
Ora so esattamente che razza di cesso sia la siae.
Da chiudere immediatamente.
Gli autori hanno dei mezzi semplici per tutelarsi .
Dei contratti privati con gli editori.
E gli editori, compartecipi degli utili , agiscono in caso di azioni di tutela in ogni sede.
E’ semplice.
Articolo più che mai attuale. Non fosse per la protezione statale della “proprietà intellettuale” sarebbe ben difficile che la casta dei mediatori esercitasse tanta presa sulla psiche pubblica (inclusa una versione molto positiva del suo ruolo e operato). La propagazione della cultura sarebbe molto più decentralizzata se fossero solo accordi contrattuali privati a tutelare gli interessi di autori e lettori.
Grazie di averci ricordato le origini politiche di queste leggi, uno squallido matrimonio tra censura e oligopolio. Da notare – e non menzionato in questo bel articolo – è il furbo cambiamento di strategia da una censura vera e propria verso un’effettiva censura de facto tramite il diritto d’autore, cambiamento avvenuto in Inghilterra verso la fine del Seicento.
http://www.homolaicus.com/diritto/siae/13.htm
Complimenti per l’articolo.
Domande (ingenue): chi stabilisce gli stipendi di questi altissimi papaveri di stato? Come vengono stabiliti? Esiste un sistema per ridurli?
I più grandi capolavori sono stati creati quando la tutela delle cosiddette “opere dell’ingegno” non esisteva, e lo Stato si preoccupava tutt’al più di controllare i contenuti dei prodotti artistici sotto l’aspetto politico o morale. Gli autori, in tutti i campi, non hanno mai esitato a “citare” opere antiche e moderne dei loro colleghi, appropriandosene anche interi passi senza indicare la fonte. Leonard Bernstein disse in una faceta intervista che se fra i musicisti vigesse la sharìa, tutti avrebbero una mano mozza. Oggi abbiamo la SIAE e di capolavori se ne vedono pochini. E fra i sostenitori delle malefatte SIAE vedo ancor sopra citato Ennio Morricone, di cui ebbi già a dire su questo sito tutto il male possibile.
Un articolo eccellente: complimenti all’autore. Qualche giorno fa sono venuti a batter cassa anche da me due della Siae. Mi hanno detto che, poiché tengo un po’ di musica classica in sottofondo mentre lavoro, dovrei pagare loro svariate centinaia di euro.
Splendido articolo Fausto, grazie della ottima ricerca e dei numerosi link forniti a supporto dell’articolo.
Ciao, Luca
Splendido post!
Mentre lo leggevo m’è sorta una domanda, non saprei perché, e mi chiedevo chissà che ne pensa di questi parassiti cariatidi come Celentano e la moglie.
Bravissimo!
I primi a non rispettare il diritto d’autore sono proprio gli enti che dicono di farlo.
La pirateria si debella con l’educazione al rispetto della proprietà,
non con l’imposizione a vantaggio esclusivo di chi la gestisce.
bellissimo articolo! ma ormai lo sanno tutti che la SIAE fa schifo ed è un’associazione di delinquenti. Inoltre la storia delle norme sul diritto d’autore è tutta fatta di privilegi concessi a questo e a quello, ora allungando il periodo di durata dei diritti, ora giocando sulla definizione di opera per estenderla persino ai database o alle pagine gialle.. esiste persino chi per allungare il periodo dei diritti ha tirato fuori che una certa opera era stata fatta anche da altri autori fino a quel momento non riconosciuti, ma casualmente ripescati/inventati ad hoc quando i diritti stavano scandendo.. esistono editori che hanno orchestrato cause contro sè stessi per vedersi riconoscere obbligati ad ammettere che anche Caio era stato autore di una certa opera.. si sa poi che quelli della SIAE sono arrivati ad andare in giro a Natale e Capodanno per sentire chi aveva musica così alta da sentirsi in strada, e imputatarlo di violazione dei diritti per una rappresentazione pubblica non autorizzata.. almeno tutto ciò servisse direttamente agli autori! Mio padre si è sempre visto derubato sui suoi diritti d’autore, per lo più nascondevano le vendite o gli dicevano che un libro era fuori catalogo senza che lo fosse o addirittura è capitato lo abbiano ristampato senza dirglielo, e non mi risulta abbia mai avuto appoggio dalla SIAE. Bisognerebbe semplicemente chiudere tutto e licenziarli tutti. La penale di 2 milioni potrebbe essere sequestrata per i danni economici, gli abusi e la corruzione di sto delinquente. Ma varrebbe comunque la pena pagare due milioni per azzerare la SIAE.