In primo luogo, il maggior potere d’acquisto fornito a imprese e lavoratori
avrebbe inevitabili effetti redistributivi a favore di questi soggetti,
come qualsiasi intervento fiscale o monetario. In altri termini, è bene
come sempre ricordare che un aumento della quantità di moneta (o
simil-moneta) in circolazione non equivale a un aumento di ricchezza reale.
Semplicemente la nuova moneta (o simil-moneta) ha l’effetto di
redistribuire la ricchezza reale. Qualcuno ne trarrebbe benefici, altri
pagherebbero il conto.
Il fatto che si veda chiaramente chi ne trae benefici, mentre sia meno
evidente chi paga il conto è quello su cui puntano i vari illusionisti
finanziar-monetari di tutti i tempi (si ricordi “Ciò che si vede, ciò che
non si vede” scritto da Bastiat oltre un secolo e mezzo fa).
In secondo luogo, qualche dubbio sulla temporaneità dello strumento a
Cattaneo dovrebbe venire. Se questi certificati oggi potessero essere usati
per ridare slancio all’economia (in realtà vi sarebbe un effetto effimero e
illusorio, come sempre quando si ha a che fare con stimoli ascrivibili al
mai abbastanza screditato filone keynesiano), è ragionevole supporre che
domani il loro utilizzo verrebbe invocato nuovamente per non togliere
slancio alla ripresa, o per fare dell’Italia il Paese di bengodi,
apparentemente senza sacrifici per chicchessia.
Trovo sempre difficile individuare il confine tra l’ingenuità e la malafede
da parte di chi propone soluzioni del genere. Bisogna essere molto ingenui
per non accorgersi che non c’è nulla di più permanente di un intervento
statale che promette benessere senza sacrifici immediati (apparenti).
Oppure bisogna essere in malafede, sapendo bene che quella dei certificati
di credito fiscali non sarebbe altro che una tappa verso il recupero della
tanto rimpianta (da parte dei proponenti) “sovranità monetaria”.
Anche in questo caso, ben presto lo Stato si troverebbe a dover imporre
l’uso della nuova simil-moneta. La sua emissione con ogni probabilità
avverrebbe in quantità crescenti (altrimenti tanto vale tenersi l’euro,
no?), quindi è ben probabile che i certificati inizierebbero a trattare a
forte sconto sul valore nominale.
In conclusione, anche l’idea dei certificati di credito fiscale non sarebbe
altro che una variante sul tema dell’illusione monetaria. Se la pressione
fiscale è elevata e, ciò nonostante, il bilancio pubblico rimane in
deficit, è illusorio ritenere che il problema sia l’euro e che sarebbe
sufficiente aggiungere una simil-moneta a uso interno per poter abbassare
le tasse.
E’ riducendo la spesa e il raggio d’azione dello Stato che la pressione
fiscale può scendere in maniera non illusoria. Nessuna idea finanziaria può
cambiare questa realtà.
Terza ed ultima parte impeccabile.
Tentano solamente di chiamare con un altro nome il vecchio abusato gioco della stampa della moneta.
Non avendo più la stampante monetaria stanno tentando di inventarsi la stampante simil-monetaria.
1) i certificati di credito non sarebbero niente di illusorio perchè creerebbe lavoro e occupazione quindi ricchezza.Non solo ridistruirebbe ricchezza , ma creerebbe lavoro e occupazione.
2) Col taglio della spesa pubblica si aumenta la disoccupazione e non si riducono le tassperchè NON SONO LE TASSE A FINANZIARE LA SPESA DELLO STATO.Oggi con l’euro le tasse finanziano gli interessi sul denaro che le banche danno per il fianziamento dello stato.