Un comunista è solo un essere incapace di creare. Nell’universo fisico i risultati della creazione testimoniano,ma non sempre o necessariamente, la grandezza dell’essere, la sua compulsione sulla condivisione delle creazioni e delle risorse, serve ad alienare il divario spirituale fra il capace e l’incapace, che qui chiameremo in modo “politicamente corretto” meno capace o “diversamente capace”.
La spartizione fa APPARIRE uguali gli individui, individui, sempre meravigliosamente diversi uno dall’altro.
La democrazia conferisce al capace ed al “diversamente capace” lo stesso peso sociale e politico, ciò spinge i teorici più abbietti ad indottrinare i “diversamente capaci” sulla loro uguaglianza e sulla rivendicazione di diritti che sono naturalmente discendenti dalla capacità umana. il conferimento politico di tali diritti castra irreparabilmente la libertà d’espansione degli esseri più abili, con la conseguenza di diminuire il fattore di sopravvivenza anche dei meno abili che in una società libera economicamente dipendono dai migliori.
Tali teoreti hanno come scambio la più vile mercede di cui un essere possa beneficiare, essa deriva dal nocumento a un creatore a vantaggio di un oppressore, il cui malvagio ingegno ha elevato a religione dogmi basati sulla cessione forzata dei frutti del lavoro a “sostegno” di chi denomina i vantaggi non più come frutti ma come “diritti”.
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Il continuo privilegiare dei meno capaci a scapito dei piu capaci avrà delle gravi ripercussioni sociali.☺
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Forse sarà bene mandare in soffitta il termine “democrazia” (già ambiguo al suo apparire, nella Grecia classica) e sostituirlo con “principio di maggioranza”: E poi chiederci: in un’ottica libertaria, quando e fino a che punto questo principio è valido? Io credo che sia accettabile quando ricorrono insieme due condizioni: 1) non è possibile prendere decisioni attraverso altri metodi che non comportino la sottomissione dei meno ai più; 2)tutti i partecipanti alla votazione sono d’accordo sia sull’opportunità di ricorrere a quel metodo, sia sulle norme relative alle qualificazioni e alla validità delle diverse maggioranze. Per tornare all’antica Grecia: all’origine, la democrazia era tendenzialmente unanimistica, quindi in qualche modo rappresentava la cosiddetta “volontà del popolo”; un “popolo” che però escludeva schiavi, donne, stranieri… Principio bacato all’origine. Termine da buttare.
L’industria della discriminazione (a sponsorizzazione statale) non solo comporta astronomici costi economici ma frena anche la libertà di parola. Il vilipendio e la diffamazione ti fanno pensare due volte prima di infrangere le regole della political correctness.
Oltre all’appiattimento della gerarchia naturale e la creazione di una degradante cultura della vittima, c’è pure l’anestetizzare del riflesso umano della carità. Perché io, contribuente, dovrei pensare al mio concittadino meno fortunato quando lo fa (in modo così pesante) Stato?