“Il dibattito intorno alla Rai è surreale… la vendita di Raiway sottrae parte del patrimonio del servizio pubblico. Bisogna combattere inefficienze e sprechi a partire dalle migliaia di consulenze prevalentemente di origine politica. Se i lavoratori confermano, siamo anche noi per confermare lo sciopero”. (S. Camusso)
Che questo sciopero dei dipendenti Rai si faccia oppure no, credo anche io che il dibattito che sta tenendo piede da diversi giorni sia surreale. Per motivi diversi da quelli che inducono Susanna Camusso ad affermare la stessa cosa, peraltro. In primo luogo, sarebbe interessante che chi ancora parla di servizio pubblico spiegasse in cosa questo consista. La mia impressione è che le uniche caratteristiche “pubbliche” della Rai consistano nella sovrabbondanza di personale pagato dai cittadini, in parte mediante il canone e in parte mediante la fiscalità generale.
I palinsesti sono indistinguibili da quelli delle televisioni private, se non per una qualità spesso inferiore. Io sarei contrario ad avere una televisione pubblica anche se trasmettesse solo programmi “culturali” (nel significato attribuito a questo termine dai sinistrorsi con tanto di barba abituati a leggere o scrivere su Repubblica), ma a maggior ragione non capisco per quale motivo tutti quanti debbano essere chiamati a pagare per mantenere in piedi un baraccone che trasmette programmi di intrattenimento, quiz e fiction intervallati da pubblicità come qualsiasi tv commerciale che agli spettatori non chiede un centesimo.
Ci saranno sicuramente consulenze da tagliare, ma la ridondanza di molte strutture è evidente. Le sedi regionali hanno ragione di esistere solo per pagare gli stipendi di chi vi lavora. Se si guarda un TG3 regionale si constata che un terzo abbondante dello spazio è dedicato a manifestazioni artistico-culturali che non interessano a (quasi) nessuno, mentre le altre notizie sono per lo più identiche a quelle offerte dalle televisioni locali. Che in tutto questo ci si debba ribellare per un taglio di costi di 150 milioni, pari a circa il 5 per cento dei costi annui della Rai, a me pare davvero surreale.
La Rai, non mi stancherò mai di ripeterlo, andrebbe totalmente privatizzata o smantellata. Punto.
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Nel 1995 ci fu un referendum col quale gli itaGlioti decretarono per il 53,7% SI alla privatizzazione… tutto il resto sono cazzate.
Concordo con te Gabriele!!!!!!
La PBS Americana è un ottimo esempio di TV di qualitá non finanziata dallo stato ma da donazioni private. http://www.pbs.org/about/corporate-information/
La RAI è da privatizzare distribuendo le quote alla cittadinanza italiana, dopo tutto stiamo finanziando noi la sua esistenza. Poi sará il mercato a determinare che fine fará.
A proposito di Rai e cultura… Si dice e si ripete che la televisione pubblica ha avuto il merito di diffondere la lingua italiana in tutta la penisola in modo più efficace della scuola. Sarà anche vero, ma quale lingua italiana? Basta che alla TV qualche presentatore o giornalista ignorante pronunci uno strafalcione perché subito tutti lo ripetano e si distrugga in un battibaleno il lavoro certosino che gli insegnanti svolgono giorno per giorno nelle loro classi per insegnare a parlare e a scrivere bene. Quando insegnavo non mi stancavo di ripetere ai miei alunni che la RAI è un’ associazione a delinquere. Pericoloso, per un pubblico dipendente, ma non sono mai stato denunciato…
Io attuo da sempre un provvedimento individuale in merito.
Io anche!