Nei giorni scorsi la Svizzera, tramite il Consigliere federale Schneider Ammann, ha dunque inviato un segnale politico forte e grave a sostegno della fine del segreto bancario, siglando una dichiarazione (che non è ancora un atto ufficiale definitivo) elaborata dall’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sullo scambio automatico di informazioni in materia fiscale. Impensabile fino a pochi anni fa, la decisione del Consiglio federale rappresenta un cambiamento di paradigma, oltre ad una vera e propria abdicazione, anche per le modalità con le quali è stata raggiunta.
Nella citata dichiarazione vengono espressi concetti generali, quali la necessità di far capo ad una “norma mondiale unica”, il principio di “reciprocità”, quello della “trasparenza” e via discorrendo. Questi concetti dovranno poi essere tradotti in norme e procedure condivise e, soprattutto, applicate da tutti i Paesi che hanno sottoscritto la dichiarazione, fra i quali troviamo gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Cina, Singapore ecc.
Mi chiedo allora, gli Stati Uniti , con i loro paradisi fiscali, quali lo Stato del Delaware, agiranno con trasparenza e reciprocità? Come la mettiamo poi con il diktat FATCA in ambito fiscale, un accordo imposto dagli Stati Uniti in maniera unilaterale (altro che reciprocità!) al mondo intero, in virtù della loro forza economica, politica e militare? Sarà un caso che finora il quotidiano “The Wall Street Journal” non abbia dato risalto alla notizia della dichiarazione OCSE, mentre gli altri organi d’informazione hanno sottolineato principalmente la capitolazione elvetica?
Il Regno Unito sarà anch’esso disposto a cedere le competenze e le prerogative della propria potente e redditizia piazza finanziaria? E che dire della Cina, per la quale parlare di trasparenza e di reciprocità ha semplicemente dell’inverosimile, pensando al destabilizzante e incontrollabile sistema finanziario parallelo (detto anche “shadow banking”) che imperversa al suo interno, una potente bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
La quasi certezza è invece che i ligi e diligenti svizzeri, che non avranno forza alcuna nel controllare l’applicazione dell’accordo all’estero, volendo ancora una volta fare i primi della classe, applicheranno le normative in maniera capillare e ossequiosa (con costi elevatissimi), mentre gli altri se ne faranno un gigantesco baffo. Roba da far ridere, oltre ai polli, anche tutti gli animali da cortile!
Ci meritiamo un governo del genere? (Se la risposta è SÌ, può essere solo per i nostri “numerosi e gravi peccati”, ndR)
“Ogni Nazione ha il governo che si merita”, scriveva Josepf-Marie de Maistre, ma questo celebre aforisma mal si addice alla realtà del nostro Paese, dove un Esecutivo federale di nomina parlamentare ha mostrato negli ultimi anni un’arrendevolezza verso l’estero e una mancanza di strategia che rasentano l’ignavia, mentre la maggioranza dei cittadini ha, a più riprese, espresso decisioni molto chiare e profilate (pensiamo solo al rifiuto di aderire all’Unione Europea, che pervicacemente una larga parte dell’establishment continua a perorare).
Il fatto poi che un membro del governo, nella persona di Eveline Widmer Schlumpf, occupi lo scranno governativo, senza avere il necessario consenso popolare , ma solo grazie ad intrallazzi ed inciuci partitici (per far fuori un temuto avversario), è grave e lo stiamo continuamente pagando in termini di credibilità e di sovranità del Paese. Le pressioni internazionali, lo sappiamo bene, sono molto forti e contro la Svizzera è stata sferrata una guerra economica e finanziaria da parte di Stati Uniti, Unione Europea e altri Paesi.
Questo però non significa che bisogna cedere sempre e comunque, come il fronte degli “ineluttabilisti”, quelli per i quali “non c’era altra scelta”, continua pedissequamente a voler far credere. Se questo fosse storicamente stato l’approccio generale della nostra classe dirigente, la Svizzera semplicemente non esisterebbe più da molto tempo. Nel febbraio 2009, il Consigliere federale Merz andava ancora baldanzosamente dicendo che il segreto bancario non è negoziabile, salvo poi, dopo poche settimane, dare il nulla osta alla trasmissione agli USA di dati bancari di centinaia di clienti dell’UBS. Da allora, senza che fosse dichiarato ufficialmente alcunché, il cedimento verso Paesi esteri e organismi sovranazionali e verso i poteri forti è andato aumentando in maniera considerevole.
Smantellamento strisciante
Dal 2009 in poi, siamo stati a poco a poco anestetizzati e cloroformizzati da quanto si decideva nelle alte sfere politiche e finanziarie. Mentre venivano inviati alle autorità Usa i dati sui clienti delle banche svizzere e pure sui collaboratori degli istituti stessi, si stava procedendo allo smantellamento dell’impalcatura che reggeva la protezione della sfera privata . Il tutto in maniera discreta: non sia mai che si alzi troppo la voce! Lo stesso fronte delle banche si è dimostrato oltremodo diviso e frammentato, per i diversi interessi in ballo, con le grandi banche che, pur sfoggiando il marchio rossocrociato (vende sempre bene), hanno privilegiato essenzialmente la loro posizione consolidata sul piano internazionale.
Dopo tutto quanto visto e subìto negli ultimi anni, che Eveline Widmer Schlumpf venga ora in Ticino a dire che non si possono bloccare le imposte alla fonte dei frontalieri è davvero il colmo, ma altrettanto grave è il sostegno all’impostazione della citata signora che alcuni membri del Consiglio di Stato ticinese hanno espresso, sconfessando alla grande, tra l’altro, la volontà della Parlamento. Non ci siamo proprio!
DI IRIS CANONICA – TRATTO DA http://www.ticinolive.ch/
La Svizzera ha alzato bandiera bianca e si è messa a 90… gradi. Le future generazioni rimpiangeranno quando il piccolo paese si faceva i fatti propri e non si lasciava contaminare dal’idee socialiste
Che tristezza che il grande mito di libertà della svizzera finisca così. Siamo in pieno NWO. L’inferno è alle porte.
Incrociamo le dita…
Il segreto bancario è puro buonsenso.
Se io affido dei miei soldi a qualcuno e contrattualmente si stabilisce che tale rapporto rimanga riservato, esso deve rimanere tale.
Tutto il resto sono tentativi di aggressione nei confronti dei soldi altrui da parte della casta di potere.
Non c’è giustificazione di sorta che tenga.