Vorrei ricordare che Lord Keynes non ha mai avuto nulla a che vedere con le cazzate della redistribuzione e dell’equità sociale che intossicano le menti sinistrate dei sinistri.
Lord Keynes affermava che il progresso può esistere solo perchè esistono degli squilibri di prosperità. Le persone che si sbattono per colmare questi squilibri cercano di arricchire nel mercato e quindi progrediscono. In questo senso il keynesismo è una branca del liberalismo, non del socialismo.
Il liberalismo di keynes non è tossico perchè è liberale, è tossico perchè dice che il mercato libero da solo, spesso e volentieri, “non gliela fa” e allora bisogna dargli un po’ di Viagra. La pillolina blu applicata dai governi si chiama spesa pubblica. Quando il mercato s’ammoscia, genera disoccupati i quali non consumano, quindi s’ammoscia sempre di più e i disoccupati aumentano, e l’ammosciamento si aggrava aumentando il numero dei senza lavoro, etc etc.
Il Viagra keynesiano è la spesa pubblica in investimenti. Cioè, lo Stato assume i disoccupati e li fa lavorare. Attenzione! Non dice che gli fa fare i parassiti e scaldare la sedia in un ministero, dice che li fa lavorare costruendo ponti, strade, dighe, aeroporti, anche laddove non servono. Quindi chi produce ferro, mattoni, scavatrici etc etc, riparte a produrre per lo stato e, a sua volta, assume forza lavoro. La disoccupazione diminuisce, l’ammosciamento si interrompe e l’economia si rizza nuovamente, gagliarda e vigorosa. Bingo!
Fantastico. Ma con che soldi lo Stato paga gli stipendi delle maestranze e le fiorniture di cemento e scavatrici? Facile, emette titoli di debito pubblico (BOT, CCT) e li vende garantendo ottimi interessi. Ri – fantastico, ma con che soldi vengono pagati questi titoli di stato e gli interessi che maturano? Con quelli che vengono stampati ex-novo dalla banca centrale che li dà alle banche commerciali le quali, a loro volta, li moltiplicano con la truffa più semplice e diabolica che sia mai stata inventata. Si chiama riserva frazionaria.
Le banche ricevono cento euro freschi di stampa (o lire o dollari) dalla banca centrale. Un euro (l’1%) lo vincolano a garanzia e gli altri nonvantanove li prestano. Chi li riceve li deposita nella sua banca, che ne presta novantanove meno l’un percento a riserva vincolata , chi li riceve li deposita nella sua banca che ne vincola l’un percento e presta gli altri, etc etc.
Ri-ri-fantastico. Con cento euro stampati dal nulla il sistema crea e mette in circolo migliaia e migliaia di euro che semplicemente “non esistono”. Quei soldi che non esistono sono il Viagra delle nazioni.
Gli operai che asfaltano le strade e i loro colleghi assunti dalla Compagnia Escavatori SPA che ora sono richiestissimi, vengono pagati con “soldi che non esistono”. Ora potranno fianlmente consumare, potranno comprare dello yogurt e pagarlo con soldi che non esistono, potranno acquistare un’automobile con soldi che non esistono, pagare il pranzo di nozze con soldi che non esistono e via così.
Tutto meraviglioso, senonchè un tizio alzò il ditino e osò chiedere a Lord Keynes questa semplice cosetta: – Che succederà quando, scaduto il BOT e incassato l’interesse, l’investitore vuole il capitale e non rinnova il prestito? Se per qualche motivo la gente rivorrà indietro il capitale, arriverà un momento, magari nel lungo termine, in cui la bancarotta sarà assicurata, non crede Lord Keynes? -. La risposta di Lord Keynes entrò nel libri di Storia: – Nel lungo termine saremo tutti morti! -.
Lui è morto e nel suo lungo termine, cioè ora, sono nati i nostri figli a cui toccherà lavorare per pagare quei debiti pubblici fatti da chi se li è goduti. A voi sembra giusto?
Mauro Gargaglione lei ha fatto una confusione allucinante.
Innanzitutto diciamo che il denaro che viene creato e viene immesso nel circolo merce-servizi-denaro è denaro che acquista immediatamente copertura, cioè è a tutti gli effetti denaro come tutto l’altro denaro.
Quindi se lo Stato con moneta sovrana decide di creare occupazione come è anche suo doveree diritto , perchè uno degli scopi dello Stato è garantire la piena occupazione in armonia con l’iniziativa privata, se lo Stato decide di creare lavoro e pagare stipendi, il denaro lo CREA senza il bisogno di nessun titolo di stato, ma lo crea di sanapianta perchè ha tutto il diritto di farlo, questo denaro è denaro del tutto legittimo e vero come il resto del denaro che c’è in circolazione.Quindi un funzionario o tanti funzionari dello stato creano al computer un numero di tanti zeri deciso politicamente che servirà a coprire le spese degli stipendi.Non è denaro preso da prestiti, è denaro che lo stato crea e ACCREDITA sui conti correnti dei lavoratori.Questo è ciò che dice Keynes.
Il suo ragionamento sui prestiti non c’entra un cazzo.Questo discorso della riserva frazionaria ossia dei prestiti fatti dalle BANCHE PRIVATE con denaro che non hanno nei depositi ma che creano,è vero ma è tutt’altro discorso.Le banche private per volontà LIBERISTA sono state privatizzate e sempre per volere liberista hanno la possibilità di fare credito creando denaro dal nulla e chiedendo interessi a propria discrezione per il denaro prestato, pur non avendo nessun diritto di creare denaro essendo una banca privata non lo Stato.
Riguardo all’ultima idiozia che h detto sui BOT come le ho già detto lo Stato non ha bisogno di nessun titolo di Stato per finanziare e pagare i propri lavoratori perchè lo Stato crea il denaro dal nulla e ne ha tutto il diritto di farlo.La vostra convinzione che il denaro è un circolo chiuso è una cazzata immane.
Sempre rimanendo in tema di banche private , coloro che acquistano la stragrande maggioranza dei titoli di Stato sono le banche private che in una moneta sovrana come con l’Euro li comprano con denaro creato dal nulla al momento esigendo interessi del 2,3,4 o 5% per denaro che non hanno.
Lo Stato in una moneta sovrana non ha alcun bisogno di finanziarsi coi titoli di Stato, il meccanismo perverso dei titoli di Stato arricchisce molto piu le banche private che ci guadagnano un sacco di soldi con gli interessi.I cittadini sono solo una minima parte che investono nei titoli di Stato.
C’è un piccolo problema: se lo stato si arroga il “diritto” di “creare” tutto il denaro che vuole, io HO IL DIRITTO di scegliere di NON usarlo.
…e adesso come la mettiamo?
ma che stai a dì?????
Dico che non lo accetto in pagamento.
Se io produco pane e tu pensi di pagarmelo con quel denaro, io non lo accetto, quindi non ti vendo il pane, quindi tu non mangi.
Così ti è più chiaro?
Gargaglione ha ragione, l’interventismo statale è storia vecchia e non deve essere per forza inteso col socialismo. Anche Colbert, famoso ministro delle finanze del Re Sole era uno statalista. Ma si può definire socialista? Non credo proprio, perché ai tempi di Colbert intanto il socialismo non era ancora nato come corrente ideologica. Ma di esempi se ne possono fare a iosa.
Mi dispiace. Ma keynesianismo, MMT (sua degenerazione), socialismo marxista, monetarismo sono cose diverse. Hanno tutte effetti nefasti ma non sono la stessa cosa. Morbillo, varicella, scarlattina hanno tutte gravi effetti cutanei, ma se dice che sono la stessa malattia, io non la considererò mai un buon medico. Un po’ di rigore teorico non deve mai mancare altrimenti si perde di vista la sostanza. Vogliamo mica fare come Rizzo dei Comunisti Italiani che – Tutto ciò che non è leninismo è bieco liberismo – … Saluti a lei.
Il socialismo riguarda la proprietà dei mezzi di produzione. Non si interessa di moneta e di sistemi bancari. Il keynesianismo invece è la dottrina dell’interventismo di stato in una cornice in cui i mezzi di produzione sono e restano privati. Non è prevista alcuna confisca, ad esempio, delle aziende che vanno bene.
Per Keynes l’intervento statale in economia è un sistema che entra in azione per superare le crisi dell’economia privata, non per creare un “economia sociale” perpetua. Quella è il risultato del della commistione tra socialismo e capitalismo con un’abbondante spruzzata di pauperismo cattolico, che ha generato la socialdemocrazia e il welfare state “dalla culla alla tomba”.
Il fatto è che non è possibile che un tasso pur minimo di redistribuzione forzata rimanga minimo. Così come non è possibile che un sistema che possa stampare quattrini a piacimento, ne stampi così pochi da non generare i danni che osserviamo (specie quando è associato alla democrazia che vive di consenso comprato).
Tra l’altro Lord Keynes non avrebbe approvato un livello di tassazione così elevato tale da strangolare l’economia. Lo stato avrebbe fatto debito a futura memoria e non avrebbe avuto necessità di ammazzare di tasse i produttori di ricchezza per reperire i soldi per finanziare i suoi programmi. Banca centrale, riserva frazionaria, debito a babbo morto e tasse basse. Questa è la ricetta della felicità di Keynes. Quattrini per tutti.
Il socialismo non prevedeva quattrini per tutti, rendeva i quattrini inutili.
Mauro Gargaglione,
“Il socialismo riguarda la proprietà dei mezzi di produzione. Non si interessa di moneta e di sistemi bancari. Il keynesianismo invece è la dottrina dell’interventismo di stato in una cornice in cui i mezzi di produzione sono e restano privati. Non è prevista alcuna confisca, ad esempio, delle aziende che vanno bene.”
Le confesso che sono un po’ stupito dalle sue affermazioni, in particolare questa: “non è prevista alcuna confisca, ad esempio, delle aziende che vanno bene”.
Forse lei ne fa una questione formale ed io sostanziale, la confisca è prevista eccome: la tassazione delle aziende che vanno bene È una confisca di ricchezza prodotta da quell’azienda, ricchezza necessaria a quell’azienda per restare competitiva, ricchezza che andrà a comprare o rinnovare i mezzi di produzione di quell’azienda. Il risultato è identico: “io stato non ti esproprio la canna da pesca ma il pesce”, ma io azienda se non posso disporre di quel pesce non potrò comprarmi una canna nuova quando la vecchia non sarà più efficiente o funzionante.
Senza contare poi l’esproprio di ricchezza tramite la moneta di stato.
È la ricchezza che diventa “mezzo di produzione”, se qualcuno mi espropria la ricchezza quindi mi espropria nel tempo anche il mezzo di produzione e si arriva comunque -attraverso altra strada- al socialismo.
“Per Keynes l’intervento statale in economia è un sistema che entra in azione per superare le crisi dell’economia privata, non per creare un “economia sociale” perpetua.”
…Crisi che però derivano proprio dall’intervento statale. Una crisi generalizzata dell’economia privata non può prescindere dall’intervento statale.
In assenza di intervento statale non può esistere una crisi dell’economia privata, solo una piccolissima frazione dell’economia privata può andare in “crisi”, sono quelle imprese che non sono all’altezza e non riescono a competere, ed è proprio grazie alla loro scomparsa che l’economia privata resta sana.
Quando invece l’interventismo statale interviene per mantenere tutti “vivi” succede che ciò che non rende e non funziona viene scaricato su tutti, ed a mio modo di vedere si viene a creare proprio “l’economia sociale perpetua”.
Quindi se anche le intenzioni originarie di Keynes fossero state differenti, il risultato finale è che “nel lungo periodo” si arriva comunque al socialismo.
“Tra l’altro Lord Keynes non avrebbe approvato un livello di tassazione così elevato tale da strangolare l’economia. Lo stato avrebbe fatto debito a futura memoria e non avrebbe avuto necessità di ammazzare di tasse i produttori di ricchezza per reperire i soldi per finanziare i suoi programmi. Banca centrale, riserva frazionaria, debito a babbo morto e tasse basse. Questa è la ricetta della felicità di Keynes. Quattrini per tutti.”
Questo pezzo mi fa venire i brividi, mi sembra esattamente la base della MMT (comunismo puro …e perpetuo). Mi sbaglio?
Abbia pazienza Gargaglione ma a me interessa la sostanza.
Un saluto .
Ci sono delle incongruenze: lo stato interviene per dare dei soldi a qualcuno e dare un “colpetto” all’economia. Questo ha tutta l’aria di essere una redistribuzione, che, insieme all’interventismo statale, è un marchio di fabbrica del socialismo.
Mauro Gargaglione,
“Le persone che si sbattono per colmare questi squilibri cercano di arricchire nel mercato e quindi progrediscono. In questo senso il keynesismo è una branca del liberalismo, non del socialismo.”
Quando Keynes dice: “Le persone che si sbattono per colmare questi squilibri cercano di arricchire nel mercato e quindi progrediscono.”, fa una semplice analisi che per me non è sufficiente ad identificarlo, tant’è vero che poi, siccome sostiene che il mercato da solo non può farcela, ha bisogno di uno stato che somministri la “pillola blu” e questo fa di lui uno statalista socialista, non c’è dubbio.
Il distinguo che lei fa non lo concepisco e non lo capisco, è come dire: “questa macchina a gasolio fa i 150” (analisi), “ma siccome la velocità non è sufficiente” (mercato che non ce la fa (chi ha detto poi che dovrebbe andare più veloce..)) “solo lo stato può permettersi di farla andare più veloce mettendoci la sua benzina al posto del gasolio” (interventismo statalista distruttivo).
Keynes era indubbiamente socialista, forse inconsapevolmente (mah…, non credo, lo dimostra la stessa celebre frase di Keynes: “nel lungo periodo ecc…”) ma la sua ricetta porta inevitabilmente al socialismo (…ed alla distruzione del motore).
Secondo me quello che va fatto capire alla gente per bene è che OGNI forma di monetarismo, intervento statale e forzature del mercato non possono in alcun modo essere tollerate, mai, in nessun modo, perché portano inevitabilmente al socialismo e di conseguenza all’autodistruzione.
Vorrei ancora dire che io non ho nulla contro il socialismo in sé (che naturalmente non approvo), ma solo che il socialismo non potrà mai funzionare in nessun modo se imposto “dall’alto”, potrebbe teoricamente andar bene in una comunità in cui siano tutti socialisti allo stesso modo ed alla condizione che nessuno si involvesse o evolvesse. Sto cercando di dire che in pratica non funzionerebbe comunque mai.
Un saluto .
Beh, su questo si potrebbe aprire un dibattito infinito. Ricordo che anche Milton Friedman proponeva una sorta di sostegno statale all’economia che i più identificano come “reddito di cittadinanza”. Anche questo è alquanto statalista.
Esatto! Altro noto monetarista, quindi socialista.
Si tratta secondo me di un liberista ingannevole, un ibrido che vuol tenere il piede in due scarpe: da una parte va incontro ai produttivi sostenendo un mercato libero, dall’altra non vuole certo inimicarsi i detentori del potere ultimo: lo stato ed i governi, insomma un ipocrita (furbo).
Nessuno mi leva dalla testa che un capitalismo sano si avrà solo in presenza di una moneta libera ed in assenza di riserva frazionaria, e se anche le nostre generazioni difficilmente vedranno qualcosa di simile, credo sia molto importante aver in mente questo concetto ben chiaro in modo da essere sempre critici per poter valutare se ogni azione o provvedimento vadano o meno in quella direzione.
Un saluto .
Ahahahhaahhahahaha
In mezzo a tanti principi e suggerimenti distruttivi Keynes una cosa giusta l’ha detta: in risposta alla concenzione marxiana dell’ideologia politica, in senso lato, come epifenomeno sovrastrutturale dei rapporti di forza economici, sosteneva che, al contrario, sono le idee a determinare il corso della Storia, e quindi dell’economia. Avesse avuto torto anche in questa azzeccata intuizione! Le sue teorie economiche non avrebbero contagiato il mondo accademico e infettato la politica di tutti gli Stati, nessuno escluso (per non parlare delle Banche centrali), provocando i danni di cui stiamo soffrendo.
Uno schema piramidale.
Keynes forse ha conosciuto il Sig.Ponzi?
Le terze vie non esistono. O la distruzione creatrice o la statalizzazione totale.
Questo è una sorta di schema a piramide, ma se ne deduce la più disarmante delle verità: il debito pubblico è uno schema di Ponzi. Garantisco interessi non perché creo ricchezza, ma perché qualcun altro mi presta altri soldi e con quelli pago gli interessi ai creditori.