È successo a Siena, il 4 maggio 2014. Un nuovo partito, i Liberi Comuni d’Italia, è andato ad arricchire la nutritacostellazione di partitoni e partitini che affollano l’offerta politica italiana. Fin qui nulla di nuovo sotto il sole, si sarebbe indotti a pensare. Ma non è così. A Siena è successo molto di più e di diverso: si sono gettate la basi perché siano i legislatori a ruotare intorno alla Legge (quella con L maiuscola intendo) e non le leggi (che, così accadendo, non possono che essere scritte con la lettera minuscola) a ruotare intorno ai legislatori.
Nonostante la tecnica abbia progredito in modo esponenziale in questi ultimi 500 anni, dal punto di vista della messa a fuoco del concetto di Legge viviamo ancora in una specie di sistema tolemaico, con al centro la cosiddetta democrazia, diretta o indiretta che sia, poco importa. Tutte le leggi orbitano intorno alle decisioni dei parlamenti o dei pronunciamenti popolari da cui scaturiscono. Il nuovo partito, molto scandalosamente, ha lanciato nello stagno, calmo, dell’opinione pubblica corrente, un sasso pesantissimo: la democrazia, diretta o indiretta, così come la conosciamo, deve essere tolta dal centro dell’universo e sostituita con la Legge, attorno alla quale è lei a dover rigorosamente orbitare, esattamente come fa la nostra Terra con il Sole. Anche per il nostro «modo dello stare insieme» si tratta dunque di passare da un sistema tolemaico ad uno, per così dire, eliocentrico, dove al centro c’è la Legge. Ma, ci si potrebbe chiedere a questo punto, chi fa la Legge e cos’è mai questa Legge? Nessuno fa la Legge perché essa esiste di per sé: sono un insieme di princìpi generali che emergono spontaneamente dalla società, così come accade per una lingua. Si può discutere se essi siano di tipo «giusnaturale» (propri della natura umana) o riconoscere ad essi un carattere evolutivo. In ogni caso essi devono essere «scoperti», «elencati» e poi «rispettati».
La Libertà (quella scritta, come la Legge, con la lettera maiuscola) è meglio tutelata se i Princìpi vengono enunciati attraverso ciò che «non si deve fare», per poter vivere armoniosamente insieme, piuttosto che attraverso ciò che «si può fare». Anche le tavole del Vecchio Testamento, la Legge per gli ebrei e per i Cristiani, sono strutturate secondo il negazionismo piuttosto che secondo il positivismo giuridico: non uccidere, non rubare, non desiderare cosa alcuna del tuo prossimo. Ne consegue una definizione inusuale della Libertà, fondata su di un’altra negazione: «La Libertà è quella condizione dell’uomo in cui la coercizione di qualcuno da parte di qualcun altro non deve andare oltre la difesa dei Princìpi». Come ha scritto Friedrich von Hayek, esponente della scuola austriaca di economia: «La differenza fra la Libertà e le libertà è quella che c’è fra una condizione in cui tutto è permesso tranne ciò che è esplicitamente proibito da regole generali e una in cui tutto è proibito tranne ciò che è specificamente permesso». Può sembrare un esercizio filosofico, ma non è così: le conseguenze di inquadrare il nostro modo dello stare insieme non nel rispetto assoluto di pochi, ma importanti princìpi, che ci dicono cosa non si deve assolutamente fare, ma in una miriade di leggi deliberate a maggioranza, istituzionale o popolare che sia, spesso in contrasto evidente con i princìpi attorno ai quali esse dovrebbero invece ruotare, possono essere devastanti.
Un esempio tra tutti. Chi può non riconoscersi nel principio «Non è legittimo prestare o vendere, in tutto o in parte, un bene affidato in custodia senza il consenso esplicito del proprietario del bene»? Eppure la crisi del sistema finanziario e bancario internazionale (con le sue pesanti ricadute sull’economia reale) è riconducibile al calpestamento sistematico di questo princìpio. Il codice dei Liberi Comuni d’Italia, alla base della proposta politica del nuovo partito e scaricabile integralmente dal sito www.libericomuni. org, è il primo tentativo, in assoluto, di coniugare correttamente la Libertà individuale, limitata dal rispetto di pochi Princìpi, con le istituzioni di una società civile. I Liberisti Ticinesi lo stanno rielaborando per adattarlo alla realtà svizzera con il nome di Codex Helveticus. Con questa proposta politica e coerentemente con un percorso iniziato nel 2007 essi si presenteranno alle elezioni federali del 2015.
*Segretario dei Liberisti Ticinesi – TRATTO DA CORRIERE DEL TICINO