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elogio_fiscaleLETTI PER VOI

Sciopero fiscale. «La mia è una protesta civile- dice Alessandra Marazzi, che gestisce un bed&breakfast nei pressi di Ferrara e rischia di doverlo chiudere, non per mancanza di clienti ma per l’abnorme incidenza delle tasse sugli introiti – non attacco nessuno, non sono violenta ma voglio farmi sentire. Non voglio suicidarmi come molti altri di cui nessuno parla, né mandare a monte ciò che ho costruito: ho una figlia di 11 anni a cui badare e voglio continuare con la mia impresa. Ma, o pago le tasse e chiudo o non le pago e vado avanti».

Ha fatto un po’ di conti: tra imposte, tasse locali, acqua, gas, rifiuti e bolli se ne va l’84% di quanto incassa. E la sua giornata incomincia alle 6 di mattina per finire dopo le 11 di sera. Perciò ha deciso di dire basta. È tra i ribelli antifisco che si stanno organizzando su Facebook. Hanno aperto un sito, Protesta fiscale a oltranza, che in poco tempo ha già quasi mille aderenti: tutti pronti all’outing, niente tasse versate allo Stato, per sopravvivere. La signora Marazzi, tra i pasdaran del neonato movimento, ha postato un video in cui spiega: «Siamo imprenditori con redditi medio bassi, ridotti sul lastrico da uno Stato prepotente e vessatorio. Da un paio di anni sto affrontando la crisi, ho tagliato i costi, ridotto gli sprechi, riorganizzato completamente la gestione della mia piccola attività facendo tutto io: giardiniere, pulizia camere, accoglienza clienti, gestione dell’amministrazione, contati con il commercialista, contatti con le banche, promozione, contatti coi fornitori e ho cercato in qualche modo di sopravvivere. Sto pagando le bollette per quanto siano quadruplicate ma con quello che incasso non riesco a pagare l’enormità di tasse che continuano ad arrivare e aumentare nonostante abbia ridotto di molto le entrate».

In due giorni il suo video ha collezionato 433 «mi piace» oltre a tanti messaggi di solidarietà. Il gruppo assicura che reagirà compatto quando l’Agenzia delle entrare presenterà il conto. Sarà una battaglia legale all’ultimo bollo. L’obiettivo è aprire dei varchi nella giurisprudenza affinchè chi comprova di non potere pagare non sia vessato. C’è già il manifesto del movimento Protesta fiscale a oltranza (molti aderenti guardano all’americano Tea party): «Gli esempi di resistenza fiscale risalgono all’impero romano: gli zeloti si ribellarono non pagando le tasse e furono torturati e uccisi. Nel corso della storia la scelta di smettere di alimentare i vizi e il lusso dei governanti ha causato spesso la ribellione della classe media, per intenderci coloro a metà tra i poverissimi e i ricchissimi, che, sono stati spesso esclusi dal potere politico ma che rappresentano la classe economica più vivace, l’intraprendenza, il mercato».

Il manifesto costitutivo risponde anche ai dubbiosi sull’efficacia dello sciopero fiscale: «A coloro che sostengono l’inutilità della resistenza fiscale rispondiamo che l’alternativa è non pagare ugualmente ma farlo a testa china, sperando cosa? Scappare? Suicidarci? Oppure, al contrario, vivere, mantenere la propria famiglia, non diventare un disoccupato e cercare di convincere i nostri governanti, togliendo loro i soldi che non usano per i servizi statali ma per alimentare i loro vizi e i loro sprechi?».

Solo buone intenzioni? No, si fa sul serio. A Gattinara (Vercelli) un ristoratore, Andrea Polese, ha deciso di smettere di pagare una serie di imposte e ha messo un cartello sulla porta («sono un obiettore fiscale»), mentre un commerciante di Cosenza, Roberto Corsi, non fa più gli scontrini, abbuonando ai clienti uno sconto del 22%, cioè l’importo dell’IVA risparmiata. Polese ha partecipato al movimento dei forconi ma assicura che il gruppo che si sta formando su Facebook non c’entra nulla. E nemmeno con Fare per fermare il declino (il raggruppamento nato su iniziativa di Oscar Giannino) che ha apertamente solidarizzato con questi contestatori che definiscono le tasse troppo alte sui redditi medio-bassi un pizzo pagato allo Stato.

«Dal 2000 – dicono quelli di Fare, solidarizzando col movimento degli scioperandi- il totale della spesa pubblica è aumentato di 274 miliardi, le entrate di 228. L’austerity è tutta nostra, quella di Stato non è mai cominciata».Un sacerdote, don Marino Ruggero, della comunità vicentina di Laverda è diventato una sorta di guida spirituale degli antitasse. «Quando una famiglia arriva a toccare il fondo della disperazione perché non ha da mangiare – dice il sacerdote – una decisione la deve prendere. Io lo chiamo sciopero fiscale. Non c’è nulla di male se in questo modo le famiglie si salvano dalla disperazione e dalla miseria».

Del resto la protesta è arrivata fino in Vaticano. Per ben quattro volte Marcello di Fininzio, titolare di un locale sul lungomare di Trieste, ha eluso la sorveglianza ed è salito sul Cupolone di S. Pietro issando cartelli: «Papa Francesco aiutaci tu contro la macelleria sociale». Ancora: «Presidente Napolitano, per amore di Dio fermatevi, ci state ammazzando tutti». Poi ha spiegato: «Mi hanno portato via tutto, ma non mi porteranno via anche la dignità, non darò loro la soddisfazione di suicidarmi, combatterò sempre per difendere la mia casa e il mio lavoro fino all’ultimo respiro. Se vogliono ammazzarmi lo devono fare davanti a tutti, affinché sia chiaro che questi non sono suicidi, ma omicidi di stato».

Lo scalatore di San Pietro è un eroe per Alessandra Marazzi, che difende il suo bed&breakfast: «Resisto, tengo botta e non mi arrendo – dice – a uno Stato che in questo momento vuole solo una cosa: i miei soldi per mantenere tutti i suoi privilegi. Non vedo altro dallo Stato, non vedo nessuno che mi rappresenta, una tutela, una protezione. Sono una persona onesta e ho cercato di realizzarmi con un’attività autonoma quando ho visto che nessuno mi assumeva, non mi sono messa a lavorare in nero, voglio che lo Stato mi rispetti. Ribadisco che voglio vivere, mantenere la mia famiglia, voglio cercare di mantenere in vita la mia azienda e voglio vivere con la dignità che mi spetta per essere stata una persona che ha sempre studiato e lavorato e ha sempre fatto il suo dovere. Quindi, caro Stato per quanto mi riguarda non ti mantengo più».

Un’altra pasionaria delle imposte è Rossella Fidanza, ex-imprenditrice che ha dovuto chiudere l’azienda per troppe tasse e ora è direttore amministrativo e finanziario del gruppo tessile Cerchiaro. «Molte famiglie -afferma- sono a un bivio: pagare con fatica e neppure tutte le bollette che ci permettono di sopravvivere, o pagare Imu, Tarsu, e tutte le altre tasse che ci hanno appioppato? Se si perdono luce, riscaldamento, gas, acqua, non si sopravvive più, se non grazie alla Caritas. Quindi meglio non pagare le tasse. Allora io non capisco perchè noi italiani temiamo così tanto lo sciopero fiscale. Che è uno strumento pacifico. Se non si pagano le tasse, lo Stato non avrà più soldi da sperperare, e dovrà finalmente capire che o le abbassa o le entrate diminuiranno ancora»

Da parte sua ha redatto una sorta di manuale di sopravvivenza fiscale, ovvero come resistere alle richieste dell’Agenzia delle entrate e lo ha postato nella sua pagina web: «La macchina dello Stato prima che si muova per trovare che tu non hai pagato, ci mette minimo due anni, poi ti manda un cosiddetto avviso bonario, dove ti invita a pagare, dandoti la possibilità di farlo a rate pagando solo il 2% di interessi senza sanzioni. Non è una cartella esattoriale, lo diventerà se non si paga nel giro di un anno e mezzo. E siamo già a 3 anni e mezzo. Ogni cartella esattoriale si può rateizzare per 120 rate, e non solo, dopo lo scandalo dei finti funzionari dell’Agenzia delle entrate se non è firmata da un vero funzionario è nulla, e quindi si annulla anche il debito».

Conclusione dei barricadieri che hanno dato vita al sito Protesta fiscale a oltranza: intanto proclamiamo e facciamo lo sciopero fiscale, poi si vedrà.

DI GIORGIO PONZIANO – TRATTO DA http://www.italiaoggi.it/

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Showing 4 comments
  • Sigismondo di Treviri

    Qualsiasi forma di ribellione nei confronti di uno stato malfattore, tiranno, mafioso, corrotto, vorace, ladro, oppressore e che ormai non rappresenta più nessuno tranne se stesso e i suoi sgherri, è legittima in quanto esprime il principio dello ‘Ius naturalis’ chiamato ‘legittima difesa’. I soldi che sono nelle mie tasche me li sono guadagnati e non autorizzo nessuno a rubarmeli, né nel nome della ‘solidarietà’, né in quello della ‘equità’, né nel nome di qualsiasi altro aggettivo o sostantivo che i ladri dovessero usare per indorarmi la pillola. Qualsiasi forma di ribellione nei confronti di questa genia di malfattori ha la mia totale approvazione.

  • Pedante

    Grazie dell’articolo.

  • Albert Nextein

    Per il principio quinto, chi si tiene i soldi in tasca ha vinto.

  • FrancescoPD

    ..anche questa non è male: https://www.youtube.com/watch?v=YEvDrtae-70

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