“Mi interessavano due scenari, quello dell’hinterland con i grumi di villette pretenziose dove si celano illusioni e delusioni sociali, e quello dei grandi spazi attorno a ville sontuose dai cancelli invalicabili… Mi pare che gli italiani abbiano pochissimo senso civico e che la nostra borghesia sia molto egoista e carente verso i bisogni degli altri. Del resto siamo un paese plasmato dal berlusconismo, dagli ostentatori che rendono volgare la ricchezza e lo spreco, che fa dei truffatori e degli evasori dei martiri e degli eroi”. (P. Virzì)
Ho tratto queste parole da un’intervista rilasciata da Paolo Virzì alla Repubblica, in occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche del suo ultimo film, “Il capitale umano” (che non ho visto). Virzì è il classico regista sinistrorso snob che ostenta un certo disprezzo per quelli che, in fin dei conti, contribuiscono in modo determinante a tenere ancora in piedi l’Italia, raffigurati tutti come se fossero quanto di più meschino l’umanità possa esprimere. Ecco dunque che la Brianza, con “grumi di villette pretenziose dove si celano illusioni e delusioni sociali” e “ville sontuose dai cancelli invalicabili”, viene raffigurata come una sorta di regno del male, popolato da persone con “pochissimo senso civico” e da una borghesia “molto egoista e carente verso i bisogni degli altri”, “ostentatori che rendono volgare la ricchezza e lo spreco”, in un Paese “plasmato dal berlusconismo” che “fa dei truffatori e degli evasori dei martiri e degli eroi”. Non credo si possa dire che la rappresentazione che Virzì offre dell’Italia produttiva sia particolarmente originale, ma immagino che il film riscuoterà un buon successo, se non di pubblico, quanto meno nelle recensioni dei critici cinematografici. Pare che tutte le villette e le ville “sontuose” siano il frutto di qualcosa di negativo, di malaffare, o quanto meno un segno di egoismo e ostentazione della ricchezza.
La prima ipotesi andrebbe dimostrata caso per caso, ma a me pare una generalizzazione abbastanza superficiale. Quanto all’ostentazione della ricchezza, si tratta di un parere soggettivo del signor Virzì (che non mi risulta viva in un monolocale in un quartiere degradato) e di chi la pensa come lui. Io credo che ognuno con i propri soldi debba essere libero di fare ciò che vuole, purché non violi la proprietà altrui. Se gli va di costruirsi una villetta o una villa sontuosa, libero di farlo. E nel manifestare quelli che Virzì considera egoismo e ostentazione di ricchezza, queste persone danno lavoro e reddito a decine di altre persone. Questo non lo si dovrebbe dimenticare. Qualcuno (il sottoscritto, per esempio) potrebbe considerare uno spreco e un furto non già ciò che i personaggi invisi a Virzì fanno con i loro soldi, bensì i fondi che ancora oggi lo Stato estorce ai cosiddetti contribuenti per finanziare opere cinematografiche (comprese quelle del maestro Virzì) che talvolta hanno più attori che spettatori (generalmente non quelle del maestro Virzì). A tale proposito, il maestro ha recentemente dichiarato al Fatto quotidiano: “ho saputo dalla produzione senza emozionarmi particolarmente che avremmo fruito di un finanziamento pubblico che, come sa chiunque non faccia propaganda, deve essere restituito e può rivelarsi persino un affare per lo Stato che anticipa parte dei soldi”.
A leggere dichiarazioni del genere pare quasi che Virzì abbia fatto un piacere ai contribuenti nel ricevere quel finanziamento pubblico. Se davvero avesse ritenuto che non fosse conveniente, avrebbe potuto cortesemente rifiutarlo (più verosimilmente: dire alla produzione di non chiederlo), e credo che nessuno avrebbe nutrito risentimento per tale rifiuto. Quanto agli evasori fiscali, io credo che se un evasore non approfitta del basso reddito dichiarato per ottenere agevolazioni nei servizi pubblici non sia un ladro, bensì uno che difende ciò che gli appartiene. Al contrario, credo che chi fa l’artista (anche) con i soldi estorti dallo Stato ai contribuenti sia un parassita.
Sarebbe bene andare a vedere il film di Virzì e darne un giudizio squisitamente estetico. Le opere d’arte andrebbero valutate in sé, non sulla base di quanto ne dicono i loro autori, né tanto meno mescolando il giudizio morale sulla vita e le idee di questi con il giudizio formale sul valore di quelle; anche se rimane vero che spesso l’ideologia dell’artista, divenendo sostrato della sua poetica, fa aggio sulla forma estetica guastandone i risultati. Se dovessimo giudicare le Opere di Wagner sulla scia della personalità e dei pensieri del loro autore(invidioso, antisemita, sciovinista, spendaccione, debitore sempre moroso, parassita, approfittatore della buona fede degli amici, conquistatore delle donne d’altri ecc. ecc.),dovremmo gettarle nella spazzatura. Invece non c’è nulla di più divino. I film di Virzì non sono divini, ma in genere sono piacevoli e ben fatti. Rimane la vergogna di uno Stato che sovvenziona il cinema (e tutta la “cultura” in genere): questo sì è da denunciare urlando a pieni polmoni la nostra indignazione di libertari senza sconti.
Quando finirá questa situazzzzzzione…..vedere gente ke gioca tutta la vita…..e gente ke si rompe la skiena x mantenere questi adulatori del grandetotem, il diostato padrepadrone.
Raymond Boudon ha commentato questo tema scrivendo :
“Perché gli intellettuali non amano il liberalismo”
Ovviamenti sono da intendersi intellettuali con pokissimo intelletto.