Il 24 novembre la Svizzera è chiamata a votare su una iniziativa popolare che mira a limitare a dodici volte la differenza tra il salario minimo e il salario massimo in una stessa azienda. L’iniziativa si chiama “1:12 – Per salari equi”, ed è promossa dai giovani socialisti svizzeri.
Da un punto di vista ideologico, potremmo discutere se sia giusto o meno che uno Stato debba imporre un salario di qualsiasi tipo, sia esso minimo che massimo. Ma da un punto di vista economico, in questa proposta ci sono talmente tanti errori che vale la pena elencarli.
I giovani socialisti sostengono che questa limitazione favorirebbe una redistribuzione dei salari “verso il basso”. Per quale astruso motivo questo non ci viene spiegato. Sarebbe come imporre a un cittadino di mangiare solo 10 kg di carne al mese e aspettarsi che regali qualche altro chilogrammo ai vicini. Non c’è nessun motivo plausibile perché questo avvenga. Così come nella redistribuzione dei salari. Anzi, alcune delle cose che le aziende potrebbero fare sono le seguenti:
1) licenziare i lavoratori con i salari più bassi esternalizzando alcuni servizi per avere un massimale più alto
2) retribuire comunque i propri manager con metodi alternativi “estero su estero”
3) assumere il management in un altra società, con funzioni di controllo sulla società esistente
4) spostare il management con reddito più alto in una filiale all’estero
5) delocalizzare i processi decisionali in un altro stato
6) spostare la società all’estero
7) ogni altro escamotage che porti a raggiungere l’obiettivo desiderato, sia dal datore di lavoro che dal lavoratore
E questo perché nelle aziende le risorse vengono allocate nella maniera più economica.
Qualcuno potrebbe obiettare che ogni comportamento elusivo e contrario allo spirito della legge andrebbe combattuto. Ma per farlo bisognerebbe spendere di più in burocrazia. E se proprio si dovesse riuscire nell’intento, limitando i salari più alti, si avrebbe un minor gettito fiscale e contributivo a cui gli altri cittadini dovrebbero far fronte con un innalzamento delle tasse.
Insomma, i buoni propositi finirebbero per abbassare le entrate fiscali del territorio, aumentare i costi della burocrazia e aumentare la disoccupazione. Ecco cosa c’è di sbagliato in questa iniziativa, praticamente tutto. Soprattutto in un paese come la Svizzera che gode di buona salute economica e ha una disoccupazione minima.
E’ incredibile, ma spesso la politica tende a riproporre gli stessi errori: chi combatte la libertà trova coercizione, chi combatte la ricchezza trova povertà. E chi non ha memoria della storia sarà costretto a subirla.
Tratto da http://www.robertogorini.com
Sembra che la proposta sia destinata fallire, ma il socialismo è come un virus latente: ogni tanto si manifesta ma viene sconfitta dagli anticorpi, ma sta sempre li, in attesa che invecchiando il fisico si debiliti, a quel punto si moltiplica sempre di più sino a prendere il sopravvento e distruggere il corpo.
E’ un processo naturale, chiamatela, se volete, il processo di invecchiamento delle società ed il socialismo sono i geni che causano l’invecchiamento ed in fine la morte.
Altre società nasceranno dalle spoglie dei cadaveri ed il ciclo si ripeterà.
Questa limitazione in forza di legge è un abuso.
E’ sbagliata e sarà controproducente.
Non si può limitare la libertà contrattuale di privati che dispongono del loro tempo e dei loro soldi come vogliono.
Che fanno, istituiscono l’equo compenso?
In Svizzera si sono bevuti il cervello?
Sembra di sì, il socialismo avanza anche in terra elvetica e gli ultimi anni lo dimostrano, pagheranno anche loro questi errori, e tutto sempre per essere “buoni” “equi e solidali” :-))
Ai (corretti) motivi elencati da Gorini aggiungo che un manager potrebbe anche scegliere di “lavorare meno”, cioè di diminuire la sua produttività.
Perché infatti impegnarsi al 100%, se non si può godere del frutto di tale lavoro? Se un impegno minore è sufficiente a “giustificare” il salario massimo che l’azienda può dargli, il manager tende ad impegnarsi di meno. Ovviamente tutto ciò danneggia (indirettamente) sia l’azienda e i suoi dipendenti, sia i consumatori.
Come diceva un tale: “la sinistra ama talmente i poveri che, ogni volta che va al potere, li aumenta di numero”.
Replico il commento lasciato su Facebook:
Questo dimostra che la democrazia referendaria può fare danni come quella istituzionale. Il problema non è dunque “chi” decide sulla pelle degli altri (maggioranza popolare o maggioranza istituzionale), ma “su cosa” è lecito decidere.
Finché le moderne democrazie permetteranno di decidere contro la proprietà privata (e questo è un caso tipico) io non ho paura a definirmi un ANTI -DEMOCRATICO.
@Rivo Cortonesi
esatto, il problema è sempre il perimetro dello stato, quali sono gli ambiti dove lo stato può legiferare ed intervenire, fin dove è lecito spingere la dittatura della maggioranza?
concordo con te, Rivo!
ci vediamo presto all’interlibertarians.
Ciao
Fabi
Gorini è Gorini… What else? ;-)
Le ultime tre righe sono un perfetto manifesto libertario, purtroppo anche in Svizzera come qua per molti è meglio stare tutti male piuttosto che ci sia qualcuno che sta meglio di noi. E’ il socialismo bellezza e come diceva qualcuno tu non puoi farci niente… Niente