“Questa questione del salario minimo, dobbiamo porla su scala europea… oggi è sempre più necessario pagare correttamente le persone ed evitare salari a due velocità… un allineamento del salario minimo nei diversi Paesi dell’Unione europea consentirebbe di evitare distorsioni della concorrenza”. (J-M. Ayrault)
Il candidato alla cancelleria dei socialdemocratici tedeschi parla di legge sul salario minimo riferito al contesto tedesco e il primo ministro francese Jean-Marc Ayrault, con la mania di grandezza tipica d’oltralpe, ha la brillante idea di proporre un salario minimo uniforme in tutta l’Unione europea.
Se imporre per legge un salario minimo è una pessima idea (Bastiat la criticava già oltre 150 anni fa nelle “Armonie economiche”) al pari di qualsiasi altro intervento legislativo che, distorcendo e limitando la libertà contrattuale, imponga livelli minimi o massimi per determinati prezzi, ipotizzare di farlo in modo uniforme nell’intera Unione europea è una autentica assurdità.
Al di là della contrarietà all’idea che lo Stato limiti la libertà contrattuale, esiste una cospicua evidenza empirica (prodotta da economisti di diverse scuole) che dimostra come una legge che imponga un salario minimo è, alternativamente, inutile, produttrice di maggiore disoccupazione o di un aumento della cosiddetta economia informale.
Se il livello è al di sotto di quello di mercato, nessun lavoratore ne trae beneficio; il salario minimo è, pertanto, inutile. Se, al contrario, il salario minimo è al di sopra di quello che il mercato fisserebbe per un numero più o meno consistente di lavoratori, costoro si vedranno disoccupati e/o costretti ad arrangiarsi con contratti “informali”. Così facendo si ottiene il risultato opposto a quello auspicato dai fautori del salario minimo.
Se ciò è vero a livello locale, lo è a maggior ragione se si pretende di fissare un livello minimo per sistemi economici piuttosto difformi come spesso sono oggi quelli dei 28 Paesi dell’Unione europea. Per fare un solo esempio, lo stesso salario minimo può essere del pressoché inutile in Francia e provocare una disoccupazione di massa in Romania.
La cosa che mi sembra tanto assurda quanto paradossale è che Ayrault avanza questa proposta al fine di “evitare distorsioni della concorrenza”. In realtà ogni volta che si fissa per legge un livello minimo o massimo per un prezzo si introduce proprio una distorsione della concorrenza.
Delle due l’una: o questo signore non sa di cosa parla, oppure siamo di fronte all’ennesimo esercizio di neolingua orwelliana, per cui chi distorce la concorrenza sostiene di volere intervenire per evitare distorsioni. Non so quale delle due sia peggio.
il salario minimo proposto in maniera sibillina dallo stato e abbracciato con passione dai più, altro non è che un tentativo , forse l’ultimo rimasto, di dilatare fino al limite di rottura un antico congegno, oggi sofisticato e attraente, per allargare la base del consenso al potere.
unico inconveniente, è che il sistema incorpora la sua medesima distruzione, perchè dovendo allargare la base per il suo consenso, questo necessita l’utilizzo di un numero crescente di uomini risorse capitali e aziende, con il che il “residuo sano” in grado di generare ricchezza diverrebbe sempre più esiguo fino al punto di essere insufficiente a finanziare l’operazione politica soprastante.
stretto stretto, siamo un treno che punta contro un muro