“Ma l’enfasi eccessiva su target ridotti dell’inflazione può risultare controproducente nel periodo successivo alla peggior crisi finanziaria degli ultimi 75 anni. Invece di preoccuparsi dell’inflazione, i banchieri centrali dovrebbero focalizzarsi sul rilancio dell’economia… Di fronte a una rigidità al ribasso degli stipendi nominali, un’inflazione più elevata faciliterebbe l’aggiustamento… e permetterebbe di ottenere un lieve ma utile impatto sulla riduzione del debito pubblico. Se in tempi normali è meglio avere un banchiere centrale conservatore, ora siamo in un contesto anomalo in cui serve di più avere un banchiere centrale poco ortodosso per contrastare le aspettative di deflazione”. (K. Rogoff)
Kenneth Rogoff, forse per placare le critiche che lo hanno coinvolto di recente a causa di una elaborazione inaccurata di dati in un suo paper piuttosto noto, ha assunto una posizione che non dovrebbe dispiacere ad alcuni dei suoi detrattori, come Paul Krugman (il quale, da par suo, in questi mesi ha attaccato la persona di Rogoff più che l’errore compiuto).
Entrando nel dibattito sui candidati alla successione di Ben Bernanke alla presidenza della Fed, Rogoff si schiera tra coloro che vedrebbero bene la nomina di una “colomba”. La colomba è l’equivalente ornitologico del banchiere centrale propenso a porre in essere politiche monetarie espansive. Fatta forse eccezione per la presidenza di Volcker, predecessore di Greenspan a inizio anni Ottanta, mi pare che la Fed sia stata un vero e proprio colombificio. Da ormai un secolo, i periodi di politica monetaria restrittiva sono stati per lo più parentesi tra periodi di espansione.
Rogoff, al pari di molti altri, basa la sua posizione sulla definizione di inflazione come crescita degli indici dei prezzi al consumo. Una definizione che identifica in realtà una conseguenza dell’inflazione e che è certamente utile a giustificare politiche monetarie espansive, con il non irrilevante effetto collaterale, però, di causare un susseguirsi di bolle e crisi.
La creazione di denaro dal nulla non aggiunge ricchezza reale (beni o servizi), semplicemente redistribuisce quella esistente. E’ (o dovrebbe essere) quindi evidente che, di per sé, la politica monetaria espansiva non favorisce alcun rilancio dell’economia, inteso come aumento della ricchezza reale prodotta.
Rogoff ritiene però condivisibile uno dei principi cardine della teoria keynesiana, ossia che “di fronte a una rigidità al ribasso degli stipendi nominali, un’inflazione più elevata faciliterebbe l’aggiustamento”, oltre a ridurre il peso reale del debito (non solo) pubblico. Questo non fa altro che confermare che il vero effetto della politica monetaria è di tipo redistributivo. In sostanza, si tratta di ottenere surrettiziamente ciò che non si vuole o non si può ottenere direttamente. Nel caso specifico, una riduzione dei salari nominali e del debito.
A questo serve un banchiere centrale “poco ortodosso”, meglio se si infarcisce il tutto con allarmi sulla incipiente deflazione. A me pare che i fatti abbiano fin qui dimostrato che l’ortodossia corrisponda in realtà ad avere un atteggiamento tendenzialmente espansivo (inflattivo), altrimenti si dovrebbe concludere (con ampio sprezzo del ridicolo) che da un secolo a questa parte sono prevalse condizioni deflattive.
Credo comunque che Rogoff possa stare tranquillo: Obama sceglierà sicuramente un “degno” successore di Bernanke. Il che è poco tranquillizzante se non si guarda all’economia dal (distorto) punto di vista dei keynesiani.
Qualcuno dice che il debito Usa ora vicino ai 17 Tril. non considera gli impegni già presi per il futuro “liabilities” 70 Tril. o se preferite 4 volte e mezzo il pil…
Chiunque sia nominato dovrà necessariamente tenere presente il debito degli Usa, che è pari a 16.738 miliardi di $ al 30 giugno 2013.
I cinesi ne detengono l’ 8,4%, i giapponesi ne hanno il 6,5%, la Fed ne ha il 12%, il Regno Unito ne ha l’ 1%, il Brasile ne ha il 1,5%, il resto degli stati nel mondo ne ha il 14,6%.
La fonte è U.S. Treasury department .
Con un bel grafico colorato.
Ovviamente io non mi fido di questi numeri che ritengo siano ampiamente rimaneggiati e probabilmente addomesticati.
D’altronde come ci si può fidare di un governo ed uno stato federali che mette sotto controllo le utenze telefoniche di milioni di cittadini di nascosto e poi, quando viene beccato, nega e vuole ingabbiare gli eroi che hanno diffuso la notizia?