“Micropensiero libertario”. Detto così sembra un titolo iper-intellettuale. In realtà il libro, che verrà presentato questa sera a Busto Arsizio (provincia di Varese, in Via Giardino, proprio di fianco alla sede del tribunale), è scritto dal personaggio meno intellettuale del panorama politico-culturale italiano: Leonardo Facco.
Giornalista e “anti–politico” di Treviglio, da quasi vent’anni, prima nella Lega Nord, poi con la sua piccola casa editrice, la “Leonardo Facco Editore”, infine con il suo Movimento Libertario, si scalmana per l’Italia per diffondere le idee del libertarismo. Ovvero di quel pensiero liberale radicale, che intende eliminare del tutto lo Stato per sostituirlo con il libero mercato. Con il “micropensiero”, Facco ha deciso di diffondere questa filosofia in pillole, con una raccolta di aforismi. Lui ci spiega che: «Come comunicatore della libertà ho pubblicato libri miei e di altri, ho fatto dischi e spettacoli teatrali … di tutto. Mi sono accorto che l’unica cosa che mancava era una raccolta di aforismi. Sono un appassionato collezionista di aforismi. Nel libro ne ho raccolti 200. In una prima parte cito aforismi commentati da me. Poi ce ne sono 8 miei, gran parte dei quali sono nati per caso. E poi ci sono 101 aforismi di grandissimi autori (o grandissimi aforismi di gente normale) che io ho ribattezzato la “carica dei 101”, perché sintetizzano la filosofia libertaria».
Dopo quasi vent’anni di divulgazione, però, è bene fare un bilancio. «Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno – ci risponde Facco – quando ho iniziato eravamo quattro gatti e attorno c’era il deserto. Liberilibri stava iniziando a pubblicare qualcosa. Si iniziava a conoscere la Scuola Austriaca dell’Economia. Poca roba. Ora il panorama è molto cambiato. Intanto, quando dico il termine “libertario”, la gente lo associa correttamente a “persona favorevole al libero mercato”, mentre prima si pensava solo all’anarchico collettivista. Grazie a Internet e ai social network, oggi c’è una moltitudine di voci, anche ragazzi, anche quindicenni e sedicenni. Se vogliamo dire, però, quanto il libertarismo ha influenzato la politica e il pensiero comune degli elettori, la risposta è: poco o nulla. Ma c’è da dire che questo pensiero difficilmente si può affermare con mezzi politici. Per lo meno con i partiti che ci ritroviamo in Italia. Il libertarismo è soprattutto una filosofia individuale».
Di solito si traccia sempre un confine fra Nord e Sud, considerando il primo recettivo di queste idee, mentre il secondo “geneticamente” statalista. «Secondo me questa distinzione è vera fino a un certo punto. Quando pubblicavo Enclave, la rivista libertaria, il 20% degli abbonati era meridionale. E qui c’è un paradosso: è vero che il Sud vive di Stato, ma è in quella parte d’Italia che crescono persone genuinamente libertarie che cercano di fare impresa nonostante lo Stato. La maggior parte dell’evasione è in quelle regioni …». E i piccoli imprenditori del Nord? «Secondo me non sono più quelli di vent’anni fa. Lo Stato, ormai, ha ammorbato le menti anche degli imprenditori settentrionali, che ora sono più impegnati ad agganciarsi al protettore politico giusto, più che a pensare di produrre qualcosa di nuovo».
E che dire della Lega Nord, punto di partenza della carriera di Facco? «Anche qui ci troviamo di fronte a un paradosso. La Lega dei primi anni ’90 aveva come parole d’ordine “Basta Roma! Basta tasse!”, che è un motto tipicamente libertario. I primi libertari, fra cui il sottoscritto, nascono nella Lega e si conoscono fra loro in quel partito. Non rinnego quell’esperienza, ma è cambiato tutto. Ho lavorato al quotidiano La Padania fino al 2000, ma già da anni, lì dentro, mi ero creato una mia piccola enclave libertaria. La Lega Nord di oggi è esattamente l’opposto di quella di vent’anni fa. È il succedaneo dei peggiori partiti tradizionali che, nel meridione, sono sempre stati legati allo Stato. Dei Mastella del Nord. E credo che si debba uscire, una volta per tutte, da questa mistificazione della Lega». Facco, tuttavia, è ancora indipendentista.
Caporedattore del quotidiano L’Indipendenza, è sempre stato libertario e secessionista. Eppure, parlando con tanti indipendentisti (non solo veneti e lombardi, ma anche catalani e scozzesi), si trovano tanti statalisti. «Questo è l’enorme problema dell’indipendentismo, che io considero possibile solo se inquadrato nel libertarismo. Gli indipendentisti sono statalisti perché non esiste una seria formazione economica. E credo che il loro statalismo, alla fine, spiega perché l’indipendentismo arranca ovunque. Abbiamo secessionisti che parlano dei problemi del loro territorio citando teorie economiche già sbugiardate decenni fa. Altri vogliono il protezionismo (il ché non ha senso in un territorio piccolo), o danno la colpa dei loro problemi ad altri Paesi e non allo Stato. Non avendo rigore teorico, avranno molte più difficoltà. Anche se sono e resto convinto che, come diceva il professor Miglio, prima o poi l’Italia si disferà. Perché l’economia fa la sua parte».
Vogliamo concludere con un aforisma made in Facco? «La mia patria è la mia famiglia, la mia nazione sono le persone con cui mi trovo bene, al di là di ogni frontiera».
TRATTO DA: http://www.lintraprendente.it
Complimenti, meraviglioso aforisma!
Spero che gli italiani sopravvivano l’Italia! (Augurio, non aforisma).
sempre grande Leonardo