Ogni giorno che passa si moltiplicano i segni diretti ed indiretti che gli europei hanno un oscuro orrifico incubo del quale sarebbe troppo politicamente scorretto parlarne apertamente: non solo non se ne può nemmeno accennare, ma chi lo facesse ne subirebbe severe conseguenze.
Vi sono almeno due grandi analogie storiche.
La prima é quella tedesca nel 1943, quando dopo la disfatta di Kursk, lo sbarco angloamericano in Sicilia ed il bombardamento di Amburgo tutti avevano compreso come la guerra fosse irrimediabilmente persa. Ma chi lo avesse detto a voce bassa od alta sarebbe finito immediatamente impiccato per disfattismo. Però tutti indistintamente avevano ben presente che il dopoguerra sarebbe stato severissimo, che il redde rationem si stava avvicinando e che sarebbe stato pagato ad usura.
La seconda é quella sovietica degli anni ottanta. Anche nei più remoti paesini tutti potevano constatare il rapido avvicinarsi dell’implosione del sistema sovietico, ma anche lì nessuno osava parlarne chiaramente, nemmeno con sé stessi. Dopo settanta anni di comunismo, di economia pianificata e gestita dallo stato, erano psichicamente, culturalmente ed economicamente del tutto impreparati ad un crollo cui non avrebbe potuto seguire altro che un caos selvaggio, sociale, politico ed economico. Anche qui comprendevano che il redde rationem era imminente.
Delle epurazioni condotte negli anni novanta nella ex Urss ritornata ad essere la Russia, con i confini del granducato di Mosca, non si ama parlare, ma furono severe, molto severe. Ed ancora oggi, quando brucia un gerontocomio, l’elenco dei nominativi dei ricoverati spiega come mai sia avvenuto un simile terribile incidente. Così come le epurazioni attuate nella ex Ddr, dove, per esempio, la quasi totalità del corpo docente universitario fu rimosso. In sordina, tanto di quella gente non interessava più nulla a nessuno e la loro voce era spenta.
Di questi tempi stiamo assistendo all’evolversi di una crisi dell’Enclave occidentale, crisi etica, morale e culturale prima ancora che economica e finanziaria. Non é solo arrivata al termine l’esperienza di uno stato che irreggimenta il sistema economico tramite leggi e regolamenti in accordo all’economia politica della ripartizione del reddito e del welfare. Venti anni dopo l’implosione del comunismo sovietico sta per implodere lo stato sociale europeo. Non é più problema di “se“, ma al massimo di “quando“. L’europeo sarà così bruscamente chiamato a ripensare criticamente su quanto ha voluto e fatto negli ultimi decenni e, verosimilmente, la prossima storia si incamminerà sulle orme di Eltsin e Deng Xiaoping.
Anche per l’Europa si inizia a percepire diffusa la sensazione che presto arriverà anche per essa il redde rationem che scaturirà in via sequenziale al precipitare in una società della miseria. Sarebbe folle illudersi che da questa grande depressione se ne possa uscire arricchiti.
E come era successo nella Germania del ’43-’45 e nella Urss in stato comatoso, di questo aspetto sembrerebbe proibito parlarne. Politici e media affermano con estrema sicurezza che la vittoria finale sulla depressione é vicina, vicinissima, che si deve essere ottimisti: ce la faremo e conserveremo intatte tutte le nostre strutture socio-economiche ed i pregressi livelli di reddito.
Però vi sono anche una lunga serie di reazioni scomposte che attestano l’esatto contrario. Sono reazioni popolari, da tenersi nella debita considerazione. Ne faremo qualche esempio.
Provate a leggere con l’animo spassionato e distaccato dello scienziato che osserva questi recenti post:
– Lavoro ci sarebbe, ma gli Italiani proprio non ne vogliono sapere.
L’attenzione dovrebbe essere posta sull’elevato numero di commenti. Nessuno affronta il tema proposto nello scritto: lo scotomizza come se non esistesse, dandogli una sorta di ostracismo. Buona parte degli interventi evidenzia ai fatti ed ai dati presentati una reazioni isterica, che si concretizza da una lunga sorta di insulti ed imprecazioni contro l’autore, fino allo struggente ricordo dei “bei tempi passati“, a pistolotti farneticanti senza né capo né coda. Una sorta di ribellione non supervisionata dalla mente ma puramente emotiva, ben evidente dall’uso estensivo del tempo indicativo presente, essendo i congiuntivi, i condizionali ed i verbi ausiliari di potenzialità del tutto ignorati. Una reazione destrutturata, in poche parole, ove chi producesse dati difformi da quelli ritenuti essere canonici oppure fantasiosamente desiderati, od argomentasse su materie aborrite, ebbene costui diventerebbe il nemico da distruggere. La tecnica è nota e consolidata. Si insulta e si fanno ardite quanto false maldicenze, si distorce volutamente il senso logico di quanto affermato, con la dichiarata intenzione di convincere i lettori che quanto affermato sia una evidente verità. Si devono rimuovere dal subconscio e dal conscio autori ed idee che veicolano.
Ma ciò che più colpisce é come gran parte dei Commentatori sia deprivata dalla corretta pecezione del reale e di quanto sia incapace di condurre un discorso logicamente sequenziale, come se la logica non contraddittoria fosse un optional. Spesso, spinti da un’ossessione compulsiva coercitiva lasciano decine di commenti insulsi ed insultanti.
In realtà sembrerebbero proprio persone che abbiano terrore del futuro: proprio come i tedeschi nel periodo detto oppure i comunisti russi alla fine del regime. Non potendo sopprimere fisicamente chi dicesse e documentasse la realtà dei fatti, cercano di demonizzarlo, di isolarlo, di denigrarlo in ogni modo e maniera.
Ma questa realtà ha un suo contraltare che pesa come un macigno.
Come per tutti gli ipocriti, una cosa è ciò che si pensa ed un’altra, diametralmente opposta, é ciò che si fa, facendolo ovviamente nel modo più riservato possibile. Un solo esempio.
La Siria e l’Egitto sono molto più vicini all’Europa di quanto non si voglia ammettere.
Non ci sarebbe proprio nulla da stupirsi se in tempi anche non troppo lunghi il nostro continente andasse incontro a sanguinose guerre civili. Queste si verificano infatti regolarmente nella storia ogniqualvolta permangano sacche di irriverenti privilegi, che mettono in atto ogni possibile mezzo per auto-conservarsi nel potere, nella ricchezza e nella brama di dominio, mentre la situazione al contorno si immiserisce fino alla fame, momento in cui diventa conscia di non avere altro futuro che non sia lacrime e sangue. Scatta quindi la rivolta aperta ed alla fine imbraccia anche le armi.
Un anno or sono furono pubblicati due articoli il cui contenuto era rassicurante per alcuni, ma incubo orrifico per molti altri.
– 2012-08-18. Qualcosa bolle in Europa. Germania: l’Esercito potrà combattere il terrorismo nel paese.
– 2012-10-15. Dopo la Germania anche la Svizzera allerta l’esercito per prepararsi al crollo dell’area euro.
Se a suo tempo ebbero un successo di pubblico ragionevole per la testata su cui vennero pubblicati, la loro riedizione pochi giorni or sono è stata un successo al di là di ogni immaginazione.
Questi numeri potrebbero fornire ampi spazi di meditazione. 9,572 Lettori in tre giorni, 5,784 share, che amplificano di un fattore dieci i Lettori. Una simile audience é del tutto fuori del comune, ed attesta un interesse su questo argomento un ordine di grandezza superiore rispetto a quello riservato ad altri, sia pur importanti.
Un numero inusuale di selezionati Lettori ha già preso coscienza che gli stati europei si stanno preparando a dover sostenere torbidi sociali di livello tale da richiede l’impiego dell’esercito e, quindi, di imporre la legge marziale.
É davvero sempre più diffusa la sensazione che l’Egitto e la Siria siano ben più vicini all’Europa di quanto non si voglia ammettere. E questo é un giudizio severo sulla situazione reale in cui versiamo.
Nell’economia del presente discorso risulta indifferente chi possa gestire l’esercito e le cause remote alle quali risalire per tentare di darsene una ragione.
Il dato nudo e crudo consiste nel fatto che la probabilità di una rivolta in Europa sta aumentando ogni giorno che passa, con tutte quelle che potrebbero esserne le conseguenze.
*Link alla fonte: http://www.rischiocalcolato.it/2013/08/gli-europei-hanno-un-oscuro-terrifico-incubo-di-cui-e-vietato-parlare.html
Con la sentenza 33179/2013 la Corte Suprema di Cassazione ufficializza il reato di opinione.
Migliaia di cittadini europei si trovano dietro le sbarre per reati di opinione. Anche avvocati difensori sono stati condannati nell’esercizio della loro professione. Anche in Italia di recente le bocche sono state tappate.
Super articolo! ….. ma si scrive “….vi è anche una lunga serie…..” e non “….vi sono ….”.
Ciao e buon lavoro:
Sandro Gibellini