In Anti & Politica, Economia

bolleDI MATTEO CORSINI

“La politica monetaria è un’arma spuntata per affrontare i problemi dei mercati delle attività. In assenza di inflazione, sono stati soprattutto gli allarmi su nuove bolle speculative che hanno spinto la Fed a ridurre i suoi acquisti di titoli a lungo termine… E’ giusto preoccuparsi delle bolle, ma… le bolle devono essere un problema degli organismi di vigilanza. Le banche centrali non possono permettersi di ignorarle, ma devono fare molta attenzione a non reagire troppo in fretta. Hanno cose più importanti a cui badare”. (B. Eichengreen)

Barry Eichengreen, professore a Berkeley, ha criticato il recente operato della Fed e anche della banca centrale cinese. In entrambi i casi, a suo parere, hanno fatto mosse sono state maldestre, causando un brusco rialzo dei tassi, a lungo termine nel primo caso e interbancari nel secondo. In realtà sono poi tornate sui loro passi successivamente.

In ogni caso, quando leggo commenti del genere continuo a stupirmi (anche se credo che non dovrebbe più succedermi), per via della totale deviazione dalla realtà dei fatti. Sostenere che non sia compito delle banche centrali preoccuparsi della formazione di bolle sui prezzi di attività finanziarie e reali – perché questo è il succo della questione – significa attribuire alle stesse un ruolo marginale, se non inesistente, in tutto ciò che è successo ogni volta che c’è stata una crisi da sovraindebitamento.

Negli attuali sistemi monetari non sarebbe possibile la formazione di bolle come quelle scoppiate a partire dal 2007 se la politica monetaria non manipolasse al ribasso i tassi di interesse e gonfiasse la base monetaria.

Semplicemente mancherebbe l’aria (o il gas, a seconda dei punti di vista) necessaria a gonfiare le bolle.

Se in buona fede, l’interpretazione di Eichengreen credo debba essere per lo più riconducibile al definire inflazione la sola crescita degli indici dei prezzi al consumo, che, in realtà, è una delle conseguenze dell’inflazione vera e propria. Ritenere che la politica monetaria della Fed non abbia ancora creato bolle, quando è evidente che, dopo quella del credito-immobiliare scoppiata nel 2007 ne è stata creata una piuttosto grossa su titoli del Tesoro e altri strumenti di debito di varia qualità, è quanto meno surreale. Il problema è che uscirne senza farle scoppiare sarà pressoché impossibile. E’ bastato annunciare l’intenzione di iniziare a ridurre il flusso di aria (o gas) immessa nel sistema per generare uno scossone. Cosa succederà quando la Fed cercherà (se un giorno veramente inizierà a farlo) di ridurre le dimensioni del suo bilancio (per cifre fino a 3000 miliardi di dollari)?

Vnendo alla Cina, l’ancoraggio al dollaro, per quanto allentato negli ultimi anni, ha di fatto comportato una politica monetaria troppo espansiva anche da quelle parti, con una crescita dell’offerta di moneta nell’ordine del 20 per cento annuo solo dal 2007 a oggi (una crescita ben superiore a quella, pur significativa, del Pil nominale). E questo per restare ai dati ufficiali forniti dal governo cinese, non si sa fino a che punto attendibili. La formazione di bolle nel settore dei terreni e degli immobili è piuttosto evidente, secondo economisti non solo di scuola austriaca.

Dovrebbero continuare tutti a far finta di niente, per “non reagire troppo in fretta”? A me pare chiaro che, come sempre quando si reagisce allo scoppio di una bolla allentando ulteriormente la politica monetaria, non ci sarà una via d’uscita ordinata e indolore. E immagino già le invocazioni di nuovi stimoli monetari quando le cose volgeranno davvero al brutto. Mi sembra di vedere una palla di neve che inizia a ruzzolare lungo un pendio nevoso.

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Comments
  • William

    Negli Stati Uniti c’è già una nuova bolla immobiliare (eccetto per immobili a Detroit), i prezzi sono tornati a quelli del 2007 e per centri importanti tipo NY, LA e Miami sono diventati irraggiungibili. L’aumento dei prezzi nelle grandi città è causato dall’afflusso di capitali russo/cinesi in cerca di un “safe haven” che gli Stati Uniti sono sempre stati.

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