Record negativo per le imprese italiane nei primi tre mesi dell’anno: è stato infatti raggiunto ilmassimo dei fallimenti e società con almeno un protesto a carico. E’ quanto emerge da un’analisi di Cerved Group dei dati sulla regolarità dei pagamenti tratti da Payline, il datatabase del gruppo sulle transazioni commerciali di oltre 2 milioni di imprese, che conferma la fase di difficoltà per le imprese italiane senza indicare un miglioramento a breve della liquidità aziendale.
“Tra gennaio e marzo 2013 – sottolinea Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved Group – si contano oltre 23 mila imprese non individuali con almeno un protesto a carico: è il dato più elevato osservato in un singolo trimestre dall´inizio della crisi, che segna un +12,6% rispetto allo stesso periodo del 2012“.
Colpita l’edilizia, i protesti accelerano al Nord
Questo incremento interessa tutti i settori, con l´edilizia, che si conferma come il comparto con il più alto tasso di diffusione del fenomeno: sono oltre 5 mila le società protestate (+13,8% sul primo trimestre del 2012), pari all´1,7% delle imprese non individuali che operano nel settore. Aumentano le società protestate anche nell´industria (+14,7%), con incrementi che riguardano tutti i settori manifatturieri a eccezione dei prodotti intermedi (-12,7%) e dell´high tech (-7,4%). In ambito industriale la crescita risulta particolarmente preoccupante nella filiera auto, +25,8%, nella meccanica, +24,9%, nel sistema casa, +24,7% e nel largo consumo con un +19,9%, mentre tra i settori non manifatturieri, l´aumento è più sostenuto nella logistica, +18,7%, nella distribuzione, +17,3%, e nei servizi non finanziari, +13,1%.
Dal punto di vista geografico, mentre nel 2012 i protesti avevano fatto segnare una corsa a due velocità – con incrementi a due cifre nel Centro-Sud e più contenuti nel Nord -, nei primi mesi del 2013 il fenomeno è in accelerazione anche nelle regioni settentrionali. “Rispetto allo stesso trimestre del 2012, è cresciuto molto il numero di società protestate nel Nord Est, +12% e nel Nord Ovest, +9,9% con picchi particolarmente alti nel Friuli (+41%), nel Trentino (+24,7%) e in Veneto (+19,6%) – conclude De Bernardis.
Non va meglio dal lato dei pagamenti
Questo quadro negativo sui protesti, spiega lo studio, non viene confortato da dati migliori sul versante dei pagamenti, un fenomeno che nei primi tre mesi dell´anno ha sottolineato una riduzione della percentuale di imprese che saldano le fatture entro i tempi concordati con i propri fornitori: dal 48,2% del primo trimestre 2012 al 45,2% dei primi tre mesi del 2013. I dati per dimensione di impresa indicano che ben nove grandi imprese su dieci pagano oltre le scadenza pattuite (in media in 90,4 giorni) ma solo nel 7,3% dei casi i ritardi sono gravi, di oltre due mesi: le aziende di dimensione maggiore sfruttano spesso i ritardi dei pagamenti come strumento di gestione della liquidità aziendale.
La presenza di imprese puntuali è molto più alta tra le pmi (pagano entro i termini il 37% delle società con fatturato tra 2-50 milioni), ma in calo rispetto allo scorso anno, mentre aumentano sia i ritardi entro due mesi, sia i gravi ritardi, che si attestano al 7,9% del totale. L´aumento dei ritardi con cui le piccole e medie imprese liquidano le fatture riguarda tutta l´economia con un peggioramento più marcato nelle costruzioni: le imprese operanti nel settore hanno accumulato in media 27 giorni di ritardo rispetto ai termini pattuiti (19,5 giorni è il ritardo medio delle pmi), una crescita di 7 giorni rispetto allo scorso anno (+1,9 giorni aumento medio di tutte le pmi).
TRATTO DA: http://www.finanzaonline.com