In Anti & Politica, Economia

IDEMDI GIOVANNI MARIA  MISCHIATI

Non me la sento di sparare sulla Idem, soprattutto ora che ha dato le ultime penose pagaiate da ministra, dimostrando come non sempre i vincenti nello sport siano tali anche in altri campi: è triste che la sua dimensione umana non corrisponda all’immagine che sostenitori e tifosi si erano costruiti dell’atleta e della donna, ma occorre farsene una ragione, ponendo mente all’incontrovertibile assioma che tutti hanno le proprie miserie, nascoste talora dietro sfavillanti medaglie. E non depone certo a favore della madama che abbia opposto alle accuse rivoltele quelle che non possono trasformarsi improvvisamente in patacche sul petto, riuscendo peraltro in qualche modo a svilirle, giusto per difendere il pur considerevole didietro. Che dev’essere inteso non tanto nell’accezione fisica, quanto nel senso del colpo di fortuna di essere entrata nelle grazie di un ras piddino disposto a farla decollare verso l’empireo rossiccio.

L’antica figlia della Repubblica Federale, impalmata nell’anno della caduta del Muro da un intraprendente allenatore romagnolo con il bernoccolo per gli affari, dipinto da alcuni malignazzi come più sensibile al fruscio dei dané che a quello delle onde, non ha voluto rinnegare fino in fondo, da crucca disciplinata, il socialismo reale dei suoi vicini di casa, accasandosi nel partito erede degli epigoni di coloro che, sotto sotto, consideravano ancora con un occhio di riguardo il regime di Pankow. E bene gliene è incolto, all’occhicerulea Sefi, sirena sontuosa per acchiappar voti nel più perfetto stile berlusconiano sulla rive gauche.

I cattivoni, che non mancano mai neppure all’ombra di remi e martello, l’han vista assessora distratta, costretta all’assenteismo dai lunghi allenamenti per impinguare palmarés e conto corrente, ma il fisico per sostenere le battaglie della sinistra c’era indubitabilmente, e il sessappiglio pure, distante anni luce da quello delle oche giulive scorrazzanti nell’aia silviesca. Financo Befera, più sensibile ai portafogli che ai completi di Dolce&Gabbana (quantunque, negli ultimi tempi, si sia interessato molto al fatturato di questi ultimi), deve aver colto un quid di rigore merkeliano nell’Afrodite calliomia, tanto da volerla fortissimamente alla propria corte, per testimoniare coram populo la bontà delle sue campagne contro gli evasori brutti, sporchi e cattivi. Dev’essere stata, per il capo dei gabellieri, una stilettata al cuore – ammesso che ne abbia uno – la notizia che la signora si era scordata di cambiare residenza nell’anno funesto della scomparsa dell’ICI sulla prima casa, evitando così di corrispondere l’imposta sulla propria vecchia abitazione, nel frattempo divenuta palestra (con il sospetto, per sovrammercato, di un piccolo abuso edilizio, non essendo stato chiesto, a quanto parrebbe, il permesso alle autorità competenti – tradizione italiota assai resistente e diffusa, ma solo fra i buzzurri e gli incivili berluscones, evasori nati).

Ora, senza scherzare, tutto il bailamme mediatico sulle eventuali marachelle di Josefa, comprensibile in un’epoca dove ai cani da guardia del potere si contrappongono i cani da lecca del medesimo, potrà sembrare un vulnus per i garantisti di ferro, ma ha toccato un nervo scoperto dei troppi giustizialisti allignanti nelle nostre contrade, segnatamente sul lato sinistro, vale a dire la credibilità della lotta all’evasione, che è e rimane uno slogan per i gonzi, però introiettato profondamente nell’anima giacobina degli odiatori di professione. La biondissima scaraventata sul pianeta Letta come donna di canoa e di governo, sia pure relegata in un ministero sommamente inutile, ha avuto un’esposizione mediatica che impedisce a Enrico il Temporeggiatore di fischiettare indifferenza: sarebbe come se la Kyenge, altra responsabile di un dicastero decorativo, fosse sorpresa a non pagare i contributi alla colf ecuadoregna, se ce l’avesse.

Perciò, il licenziamento della sportiva così poco sportiva da buttare la colpa addosso al commercialista (figura che si fa fatica ad amare) è d’obbligo per l’affiliato al club di Aspen, pena un disdoro quasi pari a quello già rimediato con i traccheggiamenti su IMU e IVA. Anzi, don Enrique de Las Dudas ne potrebbe approfittare addirittura per eliminare le Pari Opportunità dalla compagine governativa, in luogo di rifilarci un’altra finta pasionaria, magari meno avvenente della signora Guerrini. Personalmente, non me ne frega alcunché che costei sia un’evasora (tecnicamente, sarebbe meglio parlare di elusione fiscale) e un’abusiva. Mi scoccia di più l’ipocrisia, male necessario (fino a quando?) di una politica finalizzata a pigliare per i fondelli i cittadini. Ecco, se la Idem fosse rimasta una semplice cittadina, non le lesinerei la mia simpatia, al netto dello sgradevole strascico suscitato da una conferenza-stampa infarcita di spocchia, che peraltro non avrebbe avuto luogo senza il suo ruolo istituzionale. Senza dimenticare il pasticciaccio brutto dell’avere funto da megafono per lo sceriffo di Nottingham. Chi di fisco ferisce…

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Showing 5 comments
  • firmato winston diaz

    piu’ che altro, la genoveffa, se fosse stata di spirito, avrebbe potuto difendersi dicendo che lei e’ tedesca, e non poteva immaginare che in un paese europeo moderno potessero esistere normative edilizie e relative tassazioni bizantine e assurde come in italia. in germania che io sappia non esiste niente di simile all’imu e si puo’ fare quasi cio che si vuole di casa propria, perlomeno rispetto all’italia. Loro sono crucchi, ma il nostro amato stato, quando si tratta di rapportarsi coi suoi cittadini, e’ mille volte piu’ crucco, e spietato.
    Benvenuta in italia.

  • gastone

    i comunisti sono semplicemente individui col la morale invertita.

    • Sigismondo di Treviri

      Pienamente d’accordo.

  • Liberty Defined

    Tipico esempio di comunista, le TASSE vanno pagate!! Sono sempre giuste!! Si, fino a quando le pagano gli altri… Svegliatevi, le tasse sono un furto e nostri politici lo sanno benissimo, infatti loro fanno di tutto per non pagarle mentre da noi pretendono il sangue.

    • leonardofaccoeditore

      Non c’è nulla di peggio dei COMUNISTI ARRICCHITI

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