Questo è un post didascalico (a compensare quello precedente infarcito di linguaggio ostico) dedicato a chi non ha mai sentito parlare di economia o se ne è sempre disinteressato. Spiega, con dieci pillole a dosi omeopatiche, le conseguenze per il cittadino comune del ritorno alla lira che una canea vociante continua ad invocare.
Prima pillola. Partiamo da un mondo senza moneta. Un prestito avrebbe per oggetto uno o più beni materiali. Ad esempio io presto a Tizio un chilo di pane e Tizio si impegna restituirmene un chilo e mezzo dopo cinque anni.
Seconda pillola. Se introduciamo il denaro e il pane costasse un euro al chilo, il prestito potrebbe essere denominato in valuta: io presto un euro a Tizio il quale va a comprarsi il pane e mi restituisce un euro e mezzo tra cinque anni. Fin qui siamo a livello di esercizio da terza elementare.
Terza pillola. Il punto cruciale è quanto pane potrò comprare tra cinque anni con un euro e mezzo. Se il potere di acquisto della moneta non cambia, (cioè se non c’è inflazione e quindi il rapporto tra euro e chili di pane rimane fisso) sia per il creditore che per il debitore è indifferente se il prestito viene denominato in chili di pane o in euro. L’istituzione chiamata a garantire il potere di acquisto della moneta è la banca centrale.
Quarta pillola. Cosa succede se la banca centrale è un carrozzone controllato da un ministro delle Finanze espresso da cosche, caste o clientele ed il maggior debitore è proprio il Governo di cui quel ministro fa parte?
Quinta pillola. Un debitore in malafede ha interesse a ripagare il meno possibile di quanto preso a prestito, rinnegando l’impegno. In un mondo senza moneta l’unico modo per farlo è – passati i cinque anni – rifiutarsi di restituire il pane o restituire meno del chilo e mezzo promesso. In linguaggio giuridico si chiama fallimento, bancarotta o default, per quelli a cui piacciono gli anglicismi. In linguaggio comune si definisce fregatura o si ricorre a termini anche meno urbani. Chiedere ragguagli a chi aveva comprato bond argentini.
Sesta pillola. Visto che nel mondo reale esiste la moneta c’è un altro modo per turlupinare il creditore, soprattutto se il debitore si chiama Governo ed ha il controllo dell’emissione di moneta. Il metodo è ben noto ed è stato sperimentato ed attuato per secoli. Invece di emettere un euro per ogni chilo di pane prodotto nell’economia, il Governo ne stampa due, tre, cinque o dieci a seconda del grado di latrocinio che intende perpetrare.
Esempio. Se ad un certo punto il Governo decide di emettere due euro per ogni chilo di pane prodotto nell’economia, dopo tre anni formalmente ripaga il dovuto con un euro e mezzo, ma il creditore adesso compra solo 750 grammi di pane, invece del chilo e mezzo che legittimamente si aspettava. Usando la stampa di moneta (e quindi pompando inflazione) il Governo gli ha rubato interessi e capitale.
Settima pillola. Quando la canea asserisce che un paese con sovranità monetaria non fallisce, profferisce un’assurdità. Non fallisce nella testa di chi è grullo perché il Governo restituisce quanto formalmente pattuito in termini monetari. Per chi grullo non è, ritrovarsi con banconote di carta straccia equivale ad una bancarotta di cui lui è la vittima. Insomma a fini pratici fallimento e inflazione sono identici.
Ottava pillola. I Governi italiani avevano una lunga tradizione di latrocini perpetrati ai danni dei risparmiatori sin dalla Prima Guerra Mondiale (e anche da prima se consideriamo lo scandalo della Banca Romana), attraverso l’inflazione che distrusse i risparmi (la causa principale e maggiormente disconosciuta del fascismo in Italia). Ergo aver sottratto ai politici la sovranità monetaria ha annullato la licenza di rubare su scala massiccia per sé, per i propri accoliti e per i vari picciotti del voto di scambio. Entrare nella moneta unica è stata una decisione a garanzia del risparmiatore contro un potere dispotico che intendesse espropriare i sudditi con l’inganno (nei tempi antichi i sovrani facevano lo stesso cambiando il peso delle monete auree o argentee).
Nona Pillola. Quelli che oggi ululano per la mancanza di sovranità monetaria sono i complici (o gli utili idioti a seconda della concentrazione di neuroni nella scatola cranica) di chi vorrebberestaurare il latrocinio legalizzato attraverso una banca centrale sotto controllo politico cui venga affidata la regia dell’esproprio di massa.
Cosa succederebbe con il ritorno alla lira? Che chi ha prestato i soldi al governo italiano ne vedrebbe volatilizzata una buona parte. I creditori non sono i fantomatici mercati (il mercato è luogo dove si svolgono le transazioni, non il forziere dove si accumulano le fortune dei ricchi, come credono gli ebeti); i creditori sono cittadini normali (direttamente o attraverso i fondi comuni) oppure banche che a loro volta sono debitori di chi ha un conto presso di loro. Le banche (sul cui comportamento e ruolo poco edificante ho scritto nel post precedente) sono semplici intermediari che non hanno nemmeno lontanamente capitali sufficienti a sostenere le perdite sui propri attivi conseguenti ad un ritorno alla lira.
Se la frase vi suona oscura ecco la traduzione per alunni delle elementari: quando babbo Stato fallisce, rubacchia molti soldi anche alle banche che avevano prestato (spesso perché costrette) a babbo Stato i vostri soldini loro affidati. Quando andate allo sportello o al bancomat i vostri soldini non ci saranno più. I banchieri vi diranno di rivolgervi al ministro delle Finanze il quale o allargherà le braccia o vi farà il gesto dell’ombrello, magari in diretta TV da qualche isola caraibica dove si sarà rifugiato.
Decima pillola. Anche chi crede di essere immune perché tanto non ha comprato Bot Btp e Cct, comunque ha una bella e affilata spada di Saccomanni sulla testa, come hanno scoperto recentemente a Cipro. Ogni volta che vi viene accreditato lo stipendio sul conto corrente sappiate che avete un co-intestatario del conto, che di nome fa Repubblica e di cognome Italiana. Ciascuno di voi è responsabile in solido dei suoi debiti. Che vi piaccia o meno. Il modo che la canea anti-euro sta proponendo per pagare i debiti del vostro co-intestatario è quello di ridenominare durante la notte (come si conviene ai ladri) il vostro conto corrente (e tutti i vostri risparmi) in lirette in modo che quando vi svegliate sarete ancora padroni del pigiama e delle lenzuola, forse del materasso ma di ben poco altro (che a breve vi toccherà impegnare).
Del resto se ne sarà appropriato, nottetempo, il vostro co-intestatario.
P.S. Esiste una pervicace sottocultura che abbraccia Scilipoti di vario conio, certi massoni da operetta e alcuni grillini, secondo la quale le Banche centrali sono istituzioni private. Ho già risposto un centinaio di volte a questa corbelleria in tanti post precedenti. Spero di prevenire commenti strampalati rimandando a un esaustivo post scritto a riguardo da Mario Seminerio sul suo blog anni fa.
TRATTO DA: http://www.ilfattoquotidiano.it DI FABIO SCACCIAVILLANI
Calogero mi spiega perchè Italo che alle 2 fa la siesta, a scuola non ci è andato perchè faceva fico giocare a pallone con gli scugnizzi in strada ecc. dovrebbe essere avvantaggiato ora contro Germano che da sempre si fa un culo a paiolo, a scuola magari non era ne il primo ne il più simpatico ma studiava e si applicava?
Lei ci arriva che equivarrebbe ad abolire la matematica a scuola per non avere più alunni con troppe insufficienze?
In culo non lo sta prendendo calogero, lo sta prendendo brambilla, sia da sud che da nord.
Pellis lo sente il dito? E le vede le mani?
Questo articolo è una vergogna! Del resto, arriva dal fatto (ne senso di drogato, ovviamente) quotidiano, cioè un non-giornale. Evidentemente a chi scrive queste fregnacce va bene di non sottostare più ai majali nostrani… per sottomettersi a dei majali ancora più grossi e incontrollabili. Complimenti davvero per la demenza! Spero questa gente resti senza vaselina, quando arriverà mandingo…
Io temo che Mandingo lo stia appoggiando tra le tue natiche in questo momento, ma contento tu…
“Voce di un uomo che grida nel deserto… “essere bannati da borghi è più un merito che altro, di cui andare orgogliosamente fieri..
Queste sono pillole faziose. Facciamo una verifica.
Se Italo e Germano vendono pane, ma Germano ha un negozio più assortito, la clientela preferirà il negozio di Germano e tizio sarà costretto a chiudere oppure ad abbassare i prezzi. Siccome il ministro Euro ha emanato un decreto che fissa in 1926 lire il prezzo del pane, Italo sarà costretto al fallimento.
Abrogando la legge del ministro Euro, Italo potrebbe ridurre il prezzo del pane e rendersi competitivo, incrementerebbe i guadagni e investendoli riuscirebbe ad avere, nella sua panetteria, lo stesso assortimento di Germano.
Questo dovrebbe capirlo anche Seminerio
E quello che l’italietta ha fatto fino all’avento dell’euro , ed è la causa principiale per cui oggi siamo in ginocchio, abbiamo stampato pagherò che non riusciamo ad onorare, questo lo sa anche Lei così come sa che nonostante questa politica siamo al palo da 30 anni ma comprendo che è molto più comodo cercare alibi che affrontare il problema,
Ripeto quanto già detto sul sito del Fatto: è patetico che un ex funzionario FMI e GS abbia come unica critica al ritorno della Lira la scontatissima e ridicola tesi della svalutazione da Zimbabwe. Pure Borghi lo ha bloccato su Twitter per manifesta incapacità http://storify.com/borghi_claudio/scacciavillani-e-spaventapasseri
Questi si’ che sono tennici coi controfiocchi!
En passant, il problema della banca romana stava nell’esatto opposto di quanto descritto dall’autore, allora c’era il gold standard. Con le politiche di rigore successsive, emigro’ appena un quarto della popolazione italiana in 10 anni, 10 milioni di persone. Ma i risparmiatori vennero tutelati.
Analisi impeccabile, a beneficio delle masse di imbecillotti che scambiano la ricchezza con la stampa di moneta.
Bene, allora accettiamo definitivamente di diventare una colonia controllata dagli eurocomunisti massoni