Con 108 voti a favore, 26 contro e una astensione, è stata approvata la nuova legge sulle comunicazioni, dopo quattro anni di attesa. L’approvazione è stata fatta senza discussione (la discussione era già stata fatta nella precedente sessione legislativa). Secondo i suoi sostenitori, la legge cerca di democratizzare i mezzi di comunicazione, anche se i media privati e l’opposizione l’hanno chiamata “legge bavaglio”.
Secondo una nota inviata a Fides, tra le novità che presenta, c’è l’introduzione del reato di “linciaggio mediatico”, derivante dalla pubblicazione ripetuta di informazioni al fine di screditare o ridurre la credibilità pubblica di persone fisiche o giuridiche. La legge prevede inoltre l’istituzione della Soprintendenza per l’informazione e la comunicazione, un organismo incaricato del monitoraggio, della vigilanza e del controllo. Un altro organismo creato dalla nuova legge è il Consiglio per regolamentare i media, che avrà poteri in settori su: l’accesso all’informazione, contenuti e fascia oraria, elaborazione di regole particolari e normative per l’assegnazione delle frequenze.
La legge vieta anche la concentrazione delle frequenze radio e la televisione che saranno così distribuite: 33 per cento ai privati, 33 per cento allo Stato (servizio pubblico) e 34 per cento alle istituzioni comunitarie.
Quale sarebbe la differenza tra lo stato e le “istituzioni comunitarie”?