Qualche giorno fa ho letto un articolo su Il Sole 24 Ore dal titolo: “Chi ha ragione: Giappone e Stati Uniti che stampano a go-go o l’Europa e la paura del ‘mostro’ dell’inflazione?”. Tradotto: “Chi ha ragione: Giappone e Stati Uniti che, avendo un sistema monetario puramente socialista, aumentano sistematicamente e arbitrariamente la quantità di moneta producendo:
1) la progressiva diminuzione del potere d’acquisto della stessa (in questo modo commettendo il crimine della contraffazione e tassando in maniera occulta) e 2) la distorsione della struttura produttiva (da cui, necessariamente, la crisi economica); oppure l’Europa che, avendo lo stesso sistema monetario puramente socialista, fa esattamente la stessa cosa?”.
La possibilità che potrebbe aver ragione chi coerentemente sostiene il libero mercato e quindi la sovranità della legge intesa come principio, non viene nemmeno presa in considerazione.
Il giorno dopo per caso mi è capitato di ascoltare in macchina il delirante discorso (notare il numero di condivisioni e di “mi piace” su Facebook) di un deputato del Movimento 5 Stelle, tale Carlo Sibilia, che attaccava il governo e l’Europa discettando di denaro, di banche centrali, di debito pubblico, di “separazione del nesso fra banche e Stati”. Nel buio economico in cui vagava questo discorso pareva di intuire che la critica principale fosse al fatto che la banca centrale sia “di fatto” di proprietà di istituti di credito privati (naturalmente non è stato menzionato che è lo Stato o, ancora peggio, gli Stati nel caso dell’Europa, a regolare la Banca Centrale e a nominarne i vertici). Il problema centrale secondo questo signore sarebbe quindi che il soggetto che ha il privilegio del monopolio legale della stampa di moneta (privilegio a cui sono complementari altri privilegi quali il corso forzoso, la fissazione arbitraria del tasso d’interesse, la riserva frazionaria) non sia puramente pubblico, non che un soggetto (pubblico o privato non importa) abbia quel privilegio. Non una parola è stata spesa sulle conseguenze economiche dell’esistenza di questo privilegio (chiunque sia a detenerlo) e dei privilegi a esso complementari. Anche qui, la possibilità di un sistema monetario basato sul libero mercato e quindi sulla sovranità della legge e sull’assenza di privilegio non è presa nemmeno in considerazione: né da parte del governo e dell’Europa, né da parte di chi li attacca sulle questioni monetarie e del credito (in questo caso essendo tabula rasa in economia ma la cosa non cambierebbe anche nel caso in cui ci fosse una solida formazione economica neoclassica, monetarista o keynesiana).
Ora, questi sono solo due esempi (fra gli innumerevoli che potrebbero essere fatti) che mostrano come il dibattito non sia fra libero mercato e socialismo (che come Mises ci insegna sono le uniche due possibilità di assetto economico: la cosiddetta “terza via” non esiste), ma fra socialismo e socialismo. Più precisamente, fra diverse sfumature di socialismo.
L’esempio del deputato M5S è molto più inquietante di quello dell’articolo de Il Sole 24 Ore e non per il fatto che evidentemente egli non aveva la più pallida idea delle cose di cui stava parlando (di cosa sia il denaro, della sua storia, della storia del legame fra banche e Stati, delle implicazioni economiche dei privilegi di cui sopra). Che il giornale di Confindustria sponsorizzi il libero mercato dove gli fa comodo (deregolamentazione, abbassamento delle tasse, ecc.) e il socialismo dove invece gli fa comodo quest’ultimo (svalutazione, riserva frazionaria, ecc.) è comprensibile: dopotutto quello è il giornale di un sindacato e con la scienza economica non ha nulla a vedere. Ma nel caso di quel deputato M5S il discorso è diverso: anche lui con la scienza economica non ha evidentemente nulla a che vedere, ma egli credeva sinceramente di stare attaccando un sistema di privilegio e, a causa della sua non socratica ignoranza, non sospettava nemmeno che in realtà lo stava difendendo, che stava lavorando per esso. Il tono della sua voce era pulito, aveva quel «sano disprezzo e antipatia nei confronti del potere che solo una vecchia tradizione di libertà personale è in grado di creare» di cui parla Hayek in The Road to Serfdom.
Qui sta la vera vittoria del socialismo: nell’aver eliminato il libero mercato e l’assenza di privilegi dal novero delle possibilità intellettuali perfino di coloro che credono onestamente di essere contrari a ogni privilegio; nell’aver escluso il libero mercato dal dibattito creando uno scontro fra diverse forme di socialismo; nell’essersi appropriato dell’essere perbene di quel giovane deputato; nell’aver prodotto e coltivato (con soldi ‘pubblici’, naturalmente) quell’ignoranza economica e filosofica grazie alla quale le persone perbene e pulite difendono il privilegio quando pensano di attaccarlo. La vera vittoria del socialismo sta nell’essere riuscito a conquistare l’anima e l’energia delle persone oneste, nell’essere riuscito a trasformarle in operai del suo cantiere di totalitarismo dando allo stesso tempo loro l’illusione di star demolendo quel cantiere.
Per questo è importante ricordare sempre e a qualunque costo, anche e soprattutto quando si avanzano proposte concrete in difesa della libertà, che è solo sul piano coerente delle idee astratte che le sorti della guerra (perché di questo si tratta, anche se la nostra resistenza è non violenta) possono essere rimesse in discussione.
Ottimo articolo. Soprattutto la dove spiega che l’intervento pubblico non è semplicemente un intervento pubblico a correzione di alcuni fallimenti del mercato, ma è ‘socialismo’. Segnalo solo qualche problema minore. 1) Gawronski purtroppo è uno che sa di cosa parla, perché è stato professore di Teoria e Politica Monetaria, quindi potrebbe essere un avversario più pericoloso degli altri. 2) L’inflazione in USA, e altrove nel mondo, ancora non riparte: purtroppo è da 5 anni che lanciamo allarmi contro il pericolo dell’inflazione, quindi questo dato rischia di metterci in difficoltà. 3) La crescita va male solo in Europa, e questo anche ci gioca contro. 4) Infine la dove c’è stimolo monetario anche i deficit e i debiti pubblici stanno rientrando più rapidamente (USA) che in Europa, anche laddove partivano da situazioni più gravi (Giappone). Insomma in questo momento la realtà ci gioca contro ma, come diceva Gaberm, non lasciamoci ingannare dalla realtà: dobbiamo tenete duro e sperare che le cose comincino ad andare veramente male in Giappone USA ecc., e a migliorare qui da noi. Continuate così! Siete una boccata d’aria pura in un mare di veleni!
@ATTILIO : non è che per caso c’entra qualcosa quella che chiamiamo STAGFLAZIONE, quel cocktail esplosivo che nasconde l’inflazione e la corregge solo per effetto del crollo dei consumi e quindi dei prezzi e per lo sforzo supplementare dei produttori a ridurre i costi, rimanere competitivi e continuare a sopravvivere ?
@winston diaz.
sul modus operandi montiano e prima ancora tremontiano, hai perfettamente ragione.
la problematica a mio avviso, e di carattere umanitario a questo punto.
ovvero, la scusa umanitaria è usata automaticamente e sistematicamente in tutte le cose che riguardano una eventuale riduzione dello stato.
non è bello licenziare una milionata di dipendenti pubblici. lo so benissimo
ma se hai un’azienda e la vuoi salvare, o licenzi qualcuno praticando l’austerità vera, oppure fallisci e lasci a casa tutti quanti.
cosa è meglio?
certo, se fallisce un’azienda piccola non frega nulla a nessuno, la scusa umanitaria si applica solo alle grandi aziende (guarda caso quele piu parassitarie e assistite dallo stato) ed ovviamente allo stato ed a tutti i suoi carrozzoni, che servono solo a mantenere il “votificio”.
ma la scusa umanitaria, ha come sottostante un grosso limite, funziona solo se gli “altri” hanno ancora dei soldi da farsi rubare. d’altro canto, tutto il socialismo funziona solo finche gli “altri” hanno soldi.
quindi non si può licenziare 1 milione di dipendenti pubblici, o piu (a mio avviso l’esubero è di almeno 2,5 milioni) perche scenderebbero in piazza armati, ma si può continuare a rubare soldi a tutti gli altri, perche ognuno di questi continuerà a pagare indefesso per “senso delle istituzioni”.
ma gli altri stanno finendo i soldi.
e si sta arrivando molto velocemente al traguardo, ovvero al momento in cui la parte produttiva, non avrà piu alcun surplus per mantenere la parte improduttiva.
in molti casi si è gia oltre questa soglia, e la parte produttiva sta di fatto “tirando la cinghia” per mantenere il “livello di benessere” della parte improduttiva.
ma come dicono gli austriaci da sempre, “non esiste un pasto gratis” (e dovrebbe essere l’art. 1 di ogni costituzione, altro che quella merdata di articolo 1 che abbiamo nella nostra carta “fondata sul lavoro”), nel momento che chi produce i pasti muore, chi consuma pasti muore altrettanto.
mi viene in mente la favola della rana e lo scorpione….
difficile trovare una soluzione indolore, se non impossibile, sta da capire quale potrebbe essere la soluzione meno dolorosa per tutti. ma da quel che mi pare di interpretare nel pensiero comune, gli umanitaristi medi (che tendenzialemnte sono anche improduttivi) pensano molto buonisticamente, amorevolmente e altruisticamente esattamente questo: “me ne fotto se muoio io, l’importante è che prima muori tu”, esattamente il pensiero dello scorpione nella suddetta favola.
“è nella loro natura”.
ciauz
ARTICOLO OTTIMO!
@ Antonino Trunfio: complimenti, sei il vincitore del cartone telematico sul naso, insieme ad un abbraccio di bentornato.
Sei completamente sfiduciato e prevedi solo la soluzione estrema sangue e barricate? Probabilmente hai ragione.
Eppure, solo 6 mesi fa scrivevi tutt’altro:
“Concordo con l’amico Fabrizio, soprattutto quando scrive : “Io parto dal presupposto che molta gente sia “austriaca” dentro, ma non sappia di esserlo”
Da sempre lo penso, da molto meno lo dico in giro e in pubblico che “ciascuno di noi ha dentro il germe della libertà, anche se molto spesso non lo conosce o lo considera morto”. Lo ebbi a dire a Padenghe un anno fa all’assemblea di ML
https://www.movimentolibertario.com/2011/12/lo-stato-un-camion-con-le-ruote-sgonfie/ e l’ho ripetuto a Lugano settimana scorsa, a Interlibertarians.
Occorre risvegliare nelle persone la fiducia in se stessi e la forza immane che la libertà individuale possiede. Per fare questo, è necessario parlare al cuore delle persone e poi alla loro ragione.”
Ora invece non vuoi parlare più né al cuore, né alla ragione delle persone, e preferisci far cantare le armi?
Cambiare idea è sempre possibile, ed è persino indice di intelligenza.
Ma io non ti ho chiesto di stilare un programma di libero mercato per poi presentarlo ad un ipotetico soggetto politico-sociale che lo avalli ovvero lo stracci.
Io ti ho chiesto di stilare un programma di libero mercato che disseti la mia e tua sete culturale di cambiamento e di evoluzione.
Tanto rimarrà inascoltato ed inapplicato, concordo con te.
Ma è un passo qualificante ed ormai necessario nella storia dei libertari italiani.
Sennò rimaniamo dei teorici teoricanti.
Sennò, dopo le barricate che tu prevedi, non ci sarà nemmeno un programma-idea su cui ricostruire.
Che ti costa? Perché non farlo?
Per paura della Digos? Redigi ed aggiorna il programma da un server svizzero o inglese, come fece Mazzini.
@JImmy : ti ringrazio del promemoria. E non mi sono scordato affatto di quello che avevo scritto e detto e che continuo a pensare. Ma ahimè, sappiamo tutti che le cose cambiano per effetto di qualche azione. I pensieri e le buone intenzioni, quanto nobii e interessanti, non potranno nulla finchè non si tradurranno in una prassi e una tattica operativa concreta, quotidiana, capillare.
Ci manca, e manca anche a me ovviamente, questo anello vitale tra idee e coerenza e l’azione e il consenso.
Ma scusa Interlibertarians è stata fatta di nuovo una settimana fa come dici ? Io c’ero stato all’ultima edizione.
Ciao Antonino.
La tua augusta citazione l’ho tratta da un tuo post del 29 novembre 2012 all’articolo di Birindelli del giorno prima: L’offerta privata della legislazione.
Vedi un pò tu a quale Interlibertarians ti riferivi.
A mio modesto avviso, saresti un eccellente estensore/admin del Programma di libero mercato – Sezione Libera Impresa. (#)
Quindi non comprendo perché fai tanto il catastrofista sfiduciato.
Abbiamo le idee giuste? Certamente si.
Sappiamo tradurle in prassi moderna e vincente? Spero proprio di si!
Ed allora scriviamolo, stò benedetto programma di libero mercato.
Facciamolo per noi, per il nostro orgoglio di liberisti.
Facciamolo per sfida, quelle sfide che si raccolgono senza contropartita.
Che ce ne frega che non lo leggerà mai nessuno?
Che ce ne frega che non servirà a ridarci la libertà?
Facciamo così: consideriamolo come una poesia post-moderna, l’ultimo canto di libertà in mondo schiacciato dal regime globalizzato dei burocrati.
In questa ottica, sarebbe un’opera persino più pregiata dell’Eneide di Virgilio (pagata da Mecenate per ingraziarsi Augusto).
Allora, ci vuoi almeno pensare o no?
P.S.: sulla pagina “Piccoli delatori crescono” ci stiamo scannando sulle tasse (50 post in 4 giorni, con parecchi topi dalle fogne). Ti spiacerebbe venire a dare una mano, o sei troppo superiore per certi argomenti?
(#) [Il tuo recente post sulle luci (poche) ed ombre (tante) della imprenditoria italiana mi ha stupito per profondità e lucidità di analisi. Ho riconosciuto tanti e gravi errori da me commessi nel passato.]
Giusto. Bell’idea. Io se volete ci sto.
@Jimmy : dove trovo il PROGRAMMA LIBERO MERCATO ? qui o su FB o dove, perchè nn mi raccapezzo. E dimmi pure dove trovo il posto dove vi state scannando. Arrivo e faccio una strage.
@ Antonino: dove trovi il Programma Libero Mercato, mi chiedi?
Prima ti rispondo idealmente: è tutto già scritto nella tua testa, nella mia testa e nella testa di quei pochi o molti (ma tutti splendidi) amanti della libertà e del libero mercato che frequentano questo ed altri siti-blog.
Poi ti rispondo praticamente: Pentalogo di Facco e Programma Politico di GpG Imperatrice et aliis su RC sono già due ottime tracce (a mio parere), implementabili dal contributo e/o aggiornamento di tutti noi.
Infine ti rispondo concretamente: hai già fatto tutto tu, ed hai fatto molto meglio di quanto io con la mia mente rigida potessi immaginare. La tua iniziativa Brainstroming su RC la trovo geniale, ed è già un successone. Giustamente sei partito dall’argomento “bollente” del lavoro, e spero che tu vada avanti esaminando e risolvendo ogni “tappa” del programma di libero mercato che ci sta tanto a cuore.
P.S.: non so se hai notato, su questa stessa pagina c’è anche l’adesione di Birindelli, che a me a fatto molto piacere.
Bene per le mazzate alla cecàta che hai buttato nella pagina dei piccoli delatori, ma non è che hai un tantino esagerato? Se non sbaglio hai dato appuntamento ad uno per uno scambio fisico, ma sei matto? Tu la digos te la chiami da solo…
caro Diaz
gli usa stampano perche sono pieni di debito e svalutare la moneta significa semplicemente svalutare debito. oltretutto per il processo di diffusione della nuova moneta svalutata, effettivamente gli stati esteri rispetto agli usa saranno gli ultimi a ricevere i nuovi dollari che lo zio ben stampa e di conseguenza saranno anche coloro che pagheranno tale inflazione in modo piu oneroso, ma la domanda è: il giochetto quanto potrà andare avanti?
per quanto riguarda il giappone, è bastato che giovedi la cina rilasciasse dati al di sotto delle aspettative che il Nikkei ha perso il 7%… senza contare i massicci interventi della BOJ il giorno stesso (come se non stessero stampando abbastanza). stessa domanda che per gli usa: quanto durerà? e che risultato avranno? certo con una valuta piu debole esporteranno piu a buon mercato, ma importeranno a prezzo piu elevato. quindi la differenza sarà positiva per l’export solo in un primo momento, poi verrà annullata. l’unico modo per perpetrare tale politica è quello di continualra in modo sempre piu massiccio, perche è l’unicomodo che hanno per stare davanti al mercato, in quanto ilmercato continuerà ogni giorno ad adeguare i suoi tassi all’inflazione. questo aumento continuo e progressivo porta solo ad una cosa, iperinflazione. e se sai qualcosa di teoria monetaria, sai cosa significa.
infine questa famosa “austerità”. a casa mia austerità significa riduzione delle spese. non mi risulta che nessuno stato negli ultimi 2 anni (ma penso anche di piu se escludiamo nazioni recenti come l’estonia) abbia diminuito di un cent il suo bilancio, ma anzi sono aumentati tutti quanti. ergo, dove sta l’austerità?
o forse l’austerità di stato equivale all’austerita coatta dei suoi cittadini ottenuta a suon di nuove tasse?
dare dei marxisti leninisti alle persone qui dentro, è un tantino LOL come dicono nei forum.
saluti
“infine questa famosa “austerità”. a casa mia austerità significa riduzione delle spese.”
Me ne sono accorto, io con la nuova IMU vado sotto, cioe’ tutto il mio (magro) reddito non basta piu’ a pagare tutte le mie tasse, per cui vado regolarmente in banca a pescare sul conto per dare allo stato, finche’ non avro’ finito i soldi (spero con tutto il cuore di finire prima io, fosse anche domani). Per me spendo solo 100 euro al mese per mangiare, al discount, e nient’altro (io vado solo in bici, e abito in una casa mia dove mi scaldo, poco, con la mia legna autoprodotta). Di tasse, nello stesso periodo, ne pago piu’ di 1000, fra una cosa e l’altra (ho la colpa di abitare su una vecchia e scassata casa di campagna con tanti metri quadri, in un comune che i metri quadri non li perdona, casa che non ho nessuna intenzione di cedere, con me vivente, alla speculazione spinto dalla tassazione troppo onerosa – per ASSURDO, pago molto di piu’ di tassa immondizie di quanto spendo IN TUTTO per acquisti! – cio’ che compro vale molto di piu’ come spazzatura che come nuovo! (a parte il fatto che spazzatura, buttando nella terra tutto cio’ che e’ organico e bruciando e riciclando il resto ne produco zero)). Per chi non ha reddito o lo ha molto basso, le patrimoniali (perfino la tassa spazzatura lo e’, e questo grida vendetta) e la detraibilita’ dal reddito sono la prima un assassinio, la seconda una presa in giro. E c’e’ ancora gente, appunto, che crede che lo stato aiuti chi e’ in difficolta’. Lo stato si comporta nel modo “austriaco” che a molti qui dentro piace molto senza che abbiano la piu’ pallida idea di cosa significhi fino in fondo, chi e’ in difficolta’ lo affonda definitivamente senza pieta’ alcuna, e’ la “distruzione creativa” schumpeteriana, no?.
Se tu riduci le spese, il tuo bilancio economico migliora, quello dello stato invece, se riduce le sue, contabilmente, peggiora: nel PIL, per quanto riguarda la parte pubblica (cioe’ circa meta’) le spese sono conteggiate tutte come PIL, a causa del fatto che i servizi dello stato fanno, per definizione, PIL, che ai cittadini aggradino o no, cioe’ in altre parole sono servizi e beni che sei costretto a prendere che tu lo voglia o no, e ad apprezzare e pagare, e vengono conteggiati come PIL positivo.
Percio’ se lo stato cala le spese, di qualunque tipo tranne forse le pensioni (che infatti Monti ha ridotto ma nel modo peggiore che non sia dal lato contabile, prolungando di botto l’eta pensionabile ben oltre l’alzheimer e aumentando la tassazione a tutti, _pensionati compresi_), il rapporto debito PIL peggiora automaticamente, in quanto diminuisce il denominatore, e dato il pareggio in bilancio messo in costituzione scatta automaticamente l’aumento delle tasse, che a sua volta fa calare il numeratore.
Pure le multe e le more stratosferiche di equitalia servono a far sembrare lo stato creditore di chissa’ quali somme, in realta’ inesistenti, in modo da indorare, truffaldinamente, il bilancio.
Il mancato pagamento delle fatture alle imprese per i famosi 100-130 miliardi, serve allo stato sempre ad indorare la pillola, perche’ lo stato mette a bilancio come passivita’ quelle fatture solo nel momento in cui vengono pagate, prima e’ come se non ci fossero. Per questo non le paga.
Quindi poiche’ Monti e’ stato messo li’ per pareggiare i conti, il metodo che ha seguito, per avere i migliori risultati contabili subito, era quello “giusto”, ancora piu’ “giusto” di quello di TREmonti.
Il disastro che ne e’ conseguito nell’economia reale e’ percio’ molto piu’ grave di quanto i numeri del rapporto debito/pil, “truccati” rispetto alla realta’ fattuale, dimostrino. Senza trucchi, anche i numeri sarebbero MOLTO peggiori.
Siamo in un cul de sac, senza un guizzo di qualche genere siamo fottuti per semplici ragioni… ragioneristiche, e mettere in pratica le terapie d’urto degli “austriaci” che “ragionano” per slogan presenti qui, renderebbe solo istantaneo, invece che diluito nel tempo, perolomeno con la speranza di qualche evento che lo scongiuri, il disastro.
L’esperienza inoltre insegna che, se andassero al governo, a contatto con la realta’ contabile e fanatici come sono, farebbero peggio di Monti e Tremonti insieme.
Non so se vi ricordate (e’ storia da incidere sul marmo) le almeno proposte ronde anti-evasori della lega subito dopo un po’ che e’ andata al potere e i soldi “pubblici” li gestiva anche lei…
“elogi sperticati alla politica delle banche centrali statunitense e giapponese, attacchi all’austerità di cui sarebbe strenuo e ottuso fautore il governo tedesco”
Gli Usa stampano perche’ l’inflazione la esportano: il dollaro e’ la valuta di scambio e di riserva internazionale, e lo restera’ per un bel pezzo, almeno finche’ una portarei da sola puo’ riportare al medioevo un paese in un giorno. (infatti gli unici che non riescono a piegare sono gli afghani che al medioevo ci sono gia’, ci si trovano bene, ed hanno intenzione di restarci)
Il Giappone e’ da almeno 25 ani che combatte contro l’eccessiva forza della sua valuta, essendo un paese, pur privo di materia prima, prettamente esportatore, che finora ha combattuto questa forza della natura, il rapporto di cambio fra le valute, aumentando allo spasimo la produttivita’, ma adesso deve usare altre leve.
La germania non ha valuta di scambio o riserva internazionale, ma attraverso l’austerita’ (degli altri paesi europei) mantiene vantaggiosa la sua ragione (rapporto) di cambio, per cui tale austerita’ (colo che la soffrono la chiamano piu’ onestamente miseria) non le da’ alcun fastidio.
Marxisti-leninisti del settimo giorno, altro che libertari, allargate un po’ il paraocchi, basta un pochino.
L’ultimo grido in fatto di demenzialità economica è l’intervento di Pier Giorgio Gawronski sul “Corriere” di questa mattina (pag.50, titolo redazionale “Contro la crisi stampiamo denaro”):ricette iperkeynesiane e iperinflazionistiche, elogi sperticati alla politica delle banche centrali statunitense e giapponese, attacchi all’austerità di cui sarebbe strenuo e ottuso fautore il governo tedesco, usuali rampogne alle fantomatiche ricette liberiste (sic!!!) dell’Europa. Un incubo: da non credere ai propri occhi. Leggendo, pensavo fosse solo un brutto sogno, invece purtroppo è tutto vero, scritto nero su bianco sul più prestigioso quotidiano nazionale…Veleno mortale che migliaia di sprovveduti lettori trangugeranno come fosse un balsamo risanatore assumendosi l’impegno di appoggiare con entusiasmo, quando e come potranno, eventuali proposte politiche ispirate a tale follia; giungerà il momento in cui si accorgeranno dell’errore, ma sarà troppo tardi.
“Per questo è importante ricordare sempre … che è solo sul piano coerente delle idee astratte che le sorti della guerra … possono essere rimesse in discussione.”
Beh, non sono d’accordo con su questa proposizione conclusiva del sempre ottimo Birindelli.
Ok per le “idee astratte”, ma io e l’italia (e mezzo mondo) abbiamo un bisogno urgente e disperato di libero mercato non solo nelle “idee astratte”, ma anche e soprattutto nelle prassi concrete, addirittura in quelle di tutti i giorni e di tutte le persone, almeno a livello ideale se non è possibile in quello reale.
Quanto alle “idee astratte”, il libero mercato possiede un formidabile (e secondo me invincibile) arsenale filosofico-ideologico, al quale chiunque può attingere su svariati siti, libri, video, etc, che tutti noi conosciamo ed apprezziamo.
Ma quanto a programmi concreti di governo di una fantomatica formazione di libero mercato che vincesse le elezioni ed andasse al governo, cosa abbiamo?
Io nel mio modesto ne conosco solo tre, e non mi sembra che siano argomento di discussione frequente e diffusa (come invece meriterebbero, almeno i primi due ed almeno da parte nostra):
– l’ottimo (e secondo me ancora moderato) Pentalogo di Forza Evasori di Facco;
– l’ottimo (e secondo me moderatissimo) Programma Politico di Rischio Calcolato;
– il mediocre (finto libero mercato) Programma in 10 punti di Fare-Giannino.
Insomma, noi del libero mercato siamo molto forti sul piano teorico, ma siamo assenti sul piano pratico, ci siamo autoesclusi (ed ovviamente i nostri spazi legittimi sono stati occupati dai totalitarismi).
Poi ci lamentiamo che sia gli statalisti sia i berlusconiani dimostrano (con le loro accuse farneticanti ed il loro egemonismo) di essere all’oscuro su quale tipo di società il libero mercato propone: ma se non glielo illustriamo chiaramente noi, chi altri glielo dovrebbe illustrare, il fantasma di Von Mises?
Taglio corto e propongo:
– ok per le idee astratte (ci sono già);
– adesso diamoci un programma di libero mercato.
Perché non si dica che il libero mercato è solo un’utopia inattuabile.
Darsi un programma non sarebbe una operazione di svilimento del libero mercato alla volgare prassi quotidiana, ma al contrario sarebbe una formidabile (ed ormai necessaria, per il punto drammatico a cui siamo giunti) operazione culturale, priva di qualsiasi conseguenza.
Che dite, ci rimbocchiamo le maniche a facciamo vedere di quanto geniale umanesimo è denso il libero mercato?
Oppure continuiamo a lamentarci di quanto è brutto e cattivo lo stato italiano?
P.S.: il primo che mi risponde che lo stato italiano è incorreggibile, è marcio, etc etc, gli dò un cartone (telematico) in faccia.
Noi non dobbiamo correggere nè riformare un bel niente: dobbiamo invece tradurre le idee del libero mercato in un programma praticabile di misure e riforme concrete, di un ipotetico stato che chissà se esisterà mai.
Capita la differenza?
Sono perfettamente d’accordo con lei e il suo commento mi dà l’opportunità di esprimere in modo più chiaro quello che volevo dire nell’ultimo passaggio, per cui la ringrazio. In quel passaggio non volevo dire che tutto può esaurirsi nelle idee astratte (infatti nello stesso passaggio parlo di proposte concrete in difesa della libertà). Al contrario, i programmi concreti sono fondamentali (personalmente io ho fatto una mia proposta concreta che in modo ultrasintetico riassumo qui: https://www.movimentolibertario.com/2012/11/privata-offerta-legislazione/ e in modo un po’ più esteso qui http://catallaxyinstitute.wordpress.com/2012/06/19/proposta-pratica-per-cambiare-modello-sociale/). Ma ogni programma politico, per poter produrre risultati concreti sostanziali, deve avere come punto di riferimento un sistema coerente di idee astratte. E fra queste, in primo luogo, l’idea astratta di legge (non provvedimento particolare ma principio generale). E’ vero che le idee ci sono, ma il problema è che queste sono conosciute da un’élite ristrettissima. Chi vuole sperare di avere un seggio in parlamento non le deve menzionare e deve avere un programma politico che le tradisce (si veda Fermare il Declino, che poi un seggio non lo ha nemmeno avuto). Un programma politico che proponga un processo di riduzione dello Stato fino a un minimo non arbitrariamente definito (e che quindi tanto per cominciare abolisca il corso forzoso, la riserva frazionaria, le banche centrali, che separi il potere politico da quello legislativo, che abolisca la redistribuzione delle risorse) sarebbe tecnicamente un programma rivoluzionario. E nemmeno il migliore fra i programmi politici rivoluzionari ha secondo me una sola chance di successo se le idee su cui si fonda non sono capite e condivise. Per contagiare quante più persone con queste idee a mio avviso occorre associarle sempre ai programmi concreti, non trascurando mai il legame fra una qualunque misura proposta e l’idea astratta (morale ed economica) che ci sta dietro. Questa non sarebbe ancora una rivoluzione politica, ma sicuramente sarebbe una rivoluzione nel modo di comunicare. Il totalitarismo deve essere attaccato alle fondamenta, e le sue fondamenta sono ideologiche. A mio parare, solo attaccando queste fondamenta un programma in difesa della libertà oggi può avere successo (ma, ripeto, questo non significa affatto trascurare la parte concreta e strategica: significa non trascurare, anche a livello comunicativo, la parte ideale). Grazie ancora per il suo commento.
A chi dovremmo spiegare e da chi potremmo raccogliere il consenso a un programma di libero mercato per andare in parlamento a realizzarlo ?
A Squinzi e alla sua confraternità che da sempre, solo capaci di chiedere sussidi, aiuti e protezioni ? incapaci come hanno dimostrato, di cambiare le aziende ed essere competitivi ?
Alle API, confartigianato, conf-di-qui e conf-di-là, e ai loro rapprensentanti che non sanno neppure quanto fa due + due e alla meglio continuano a stare in tuta blu e sgobbare a testa bassa o a suicidarsi ?
Ai sindacati delle tessere e dei primo maggio ?
Ai partiti del consenso e della spesa pubblica e della corruzione ?
A tutte le “curve sud” d’itaglia ?
Ai cassintegrati che chiedono al loro stesso carnefice l’accanimento terapeutico con altre iniezioni di sussidi e provvidenze ?
All’arma dei carabinieri e alle fiamme gialle ?
All’esercito di parassiti che popolano decine di migliaia di siti della burocrazia di questo fottuto paese che è diventato l’italia dopo l’unità sabauda ?
Alla Bellucci e alla Ferilli ?
o direttamente al nuovo papa di roma ?
La malattia è ormai degenerata e solo due cose insieme potranno fermarla e dare qualche speranza di sopravvivenza : una terapia d’urto e un miracolo.
Rimaniamo qui a digitare che è meglio. Qualche nostro stipendiato della digos consulterà le cose scrtitte, e potrà star tranquillo.
Qualche farabutto di partito di qualche comitato di sicurezza per l’ordine pubblico verrà informato e potrà continuare a rassicurare il dinosauro del colle e la torma di predoni che lo adora. Fintanto che staremo qui a scrivere le nostre idee, la nostra sete di libertà, il nostro disprezzo per i tiranni mascherati da democratici e benefattori H24 con il soldo altrui, of course.
La lbertà non la regala nessuno, neppure col miglior programma del mondo.
La libertà te la devi sempre riprendere con le cattive maniere, e mettere in conto anche lo spargimento di sangue e la perdita della stessa vita. E la storia a raccontarlo, non chi scrive. E la storia si ripete sempre.
Le cose cambieranno definitivamente quando questo sito rimarrà in bianco, privo di commenti e di post, e tutti gli altri siti antagonisti si spegneranno da soli, per bloccare le tastiere, e disarmare grilletti, detonatori, sfoderare bastoni, mazze e pietre.
Non mi auguro tutto questo, ma sarà cosi, presto o tardi, AMEN.
Caro Antonino, grazie del commento. Capisco il tuo punto di vista e in parte secondo me hai ragione. Ma dal mio punto di vista trascuri alcune cose:
1) se sfoderi i bastoni (anche ammesso che i bastoni prevalgano sui mitra) ma le persone mantengono l’idea di legge, di uguaglianza davanti alla legge, di certezza della legge, di libertà e di democrazia che hanno oggi, passi dalla padella alla brace. Sarebbe un’occasione sprecata:una tragedia del tutto inutile. Sarebbe come piantare dei semi in mezzo al deserto.
2) questo deserto può diventare terra fertile. Non occorre convincere le persone delle idee liberali: occorre indurle a essere coerenti con le idee che esse hanno già dentro di esse. Siamo seduti su una miniera d’oro, solo che non riusciamo a estrarlo perché, a mio avviso, non abbiamo capito che per estrarlo (per mostrare alle persone le loro contraddizioni, per aiutarle a riconoscere le idee liberali che esse hanno già dentro di esse) servono anche e sopratutto le idee. Le idee astratte uniscono, i programmi politici dividono: per questo il potere ha bandito le idee astratte e cambiato il significato della parola legge (da principio generale a provvedimento particolare): per dividere le persone. La vecchia strategia del divide et impera.
Nel lungo periodo (che è l’unico periodo col quale si misurano i liberali, i quali rifiutano il detto keynesiano “nel lungo periodo siamo tutti morti”) le idee sono molto più potenti dei bastoni. Di questo ne sono convinto.
Sentito anche io Sibilia, una vera vittima del sistema perchè completamente inconsapevole di esserne alleato piuttosto che avversario. E il sistema cosi anestetizza la rivolta e il cambiamento.
Quanto al sole 24 ore, non lo leggo da anni come faccio di tutti gli altri giornaloni sussidiati. E neppure ascolta la radio. Sibilia l’ho visto su you tube, non perchè lo cercassi ma solo perchè era messo sulla home page del noto sito. Ho fatto in termpo a sentirgli dire tre o quattro volte “sig.letta” ed essere poi richiamato all’ordine dal farabutto di turno seduto a presiedere la riunione della cupola di roma, che siccome cercavo pino daniele, sono passato alle note di Sicily.
Caro Giovanni e caro Leo, e cari tutti che leggete qui c’è solo una cosa da fare :
separarsi da questo sistema, far prevalere il primato dell’individuo e non finanziare più nulla. Quelli che come Sibilia, e tutta l’altra carovana di beoti imbecilli si tenessero tutto il socialcomunismo che desiderano. Ma a pagare saranno da soli. AMEN