“I segnali sulla ripresa americana sono disomogenei, ma la maggioranza degli opinionisti ritiene che siano prevalentemente positivi. Fra quelli migliori rientrano i dati sul mercato immobiliare, comprendenti il rinnovato aumento dei prezzi delle abitazioni… Le vicende del mercato bancario e finanziario non sembrano aver avuto un ruolo decisivo nella ripresa di quest’ultimo, ma bisogna tener presente che da anni larga parte dei mutui, specie per l’acquisto delle abitazioni, beneficia dei rifinanziamenti delle note agenzie Freddie Mac e Fannie Mae e soprattutto della garanzia statale, la quale riduce a zero il rischio il rischio dei finanziatori e rende i mutui negoziabili nel mercato delle cartolarizzazioni… In un periodo come quello che stiamo vivendo… nessuno si stupirebbe se lo Stato intervenisse, per esempio, secondo il modello americano… il suo costo non sarebbe particolarmente pesante per i contribuenti, anzi potrebbe essere pari o vicino allo zero… Detti mutui sarebbero assimilabili ad attività garantite dallo Stato, con conseguenze interessanti ai fini dell’applicazione dei ratio patrimoniali, oggi particolarmente penalizzanti per l’attività creditizia”. (R. Ruozi)
Roberto Ruozi, a lungo professore e poi rettore all’università Bocconi, guarda all’andamento del mercato immobiliare statunitense e ne trae la conclusione che la fornitura di garanzie statali ai mutui ipotecari o alle cartolarizzazioni di quegli stessi mutui sarebbe un gioco a somma positiva anche in Italia.
Va detto che le agenzie Fannie Mae e Freddie Mac, che per decenni “oliavano” il mercato dei mutui immobiliari, andarono in tilt con la crisi dei mutui subprime. A quel punto il governo federale rese esplicita la garanzia che prima era solo implicita nei confronti delle due agenzie, oltre a iniettare complessivamente oltre 187 miliardi di dollari.
Dato che quei soldi sono già stati in gran parte rimborsati al Tesoro, molti osservatori, tra cui Ruozi, ritengono che alla fine il contribuente ne uscirà senza aver perso nulla, mentre il mercato immobiliare sarà ripartito alla grande e, con esso, l’economia intera. Sembrerebbe una situazione da ottimo paretiano.
Ma da dove venivano quei 187 miliardi? Venivano da un aumento del debito federale, finanziato con l’emissione di titoli da parte del Tesoro, generosamente comprati sul mercato secondario dalla Federal Reserve. Con cosa paga la Fed? Con denaro creato dal nulla. In sostanza, il buco di Fannie e Freddie fu tappato aumentando la base monetaria.
E la ripresa del mercato immobiliare di cui parla Ruozi è frutto di una genuina ripresa della domanda? Non del tutto, se è vero che la Fed (sempre lei) sta acquistando cartolarizzazioni di mutui al ritmo di 40 miliardi di dollari al mese. Con cosa paga la Fed quei titoli? Sempre con denaro creato dal nulla.
Si tratta, a ben vedere, di circostanze che a me rendono poco comprensibile l’affermazione di Ruozi secondo cui “le vicende del mercato bancario e finanziario non sembrano aver avuto un ruolo decisivo nella ripresa di quest’ultimo”. La Fed non sta forse al vertice di quel sistema?
Comunque sia, per replicare il modello statunitense alla fine si torna sempre alla necessità di aumentare la base monetaria. Pare che molti siano convinti che questa attività sia innocua finché non si inizia a registrare un aumento consistente degli indici dei prezzi al consumo. Ma la distorsione dei prezzi delle attività reali e finanziarie e la formazione di bolle su quei mercati è precisamente l’effetto delle politiche monetarie espansive che adesso vengono applaudite e che, pur essendo all’epoca praticate in misura molto più morigerata rispetto alla fase attuale (sic!), hanno condotto alla crisi ancora in corso, quella che travolse, tra gli altri, anche Fannie Mae e Freddie Mac e ha comportato, negli Stati Uniti e altrove, un consistente aumento del debito pubblico.
Un’ultima considerazione in merito ai ratio patrimoniali, ossia alla quantità di mezzi propri richiesti alle banche dalle autorità di vigilanza (sempre le banche centrali) a fronte dell’espansione dell’attivo di stato patrimoniale. Secondo Ruozi gli attuali requisiti sarebbero “penalizzanti per l’attività creditizia”. Con la garanzia statale il requisito patrimoniale verrebbe azzerato, ossia una banca potrebbe finanziare 100 euro di mutui con 100 euro di raccolta (debito) e zero euro di mezzi propri. Lo stesso che accade se invece di erogare un mutuo da 100 euro compra 100 euro di titoli di Stato.
Indubbiamente gli attuali requisiti patrimoniali sono penalizzanti per l’attività creditizia, ma solo in termini relativi. Tuttavia, se si vuole un sistema bancario meno instabile, è necessario aumentare i requisiti patrimoniali per gli investimenti in titoli di Stato invece che azzerare quelli per l’erogazione del credito.