“La cosa migliore per l’Europa è vedere l’economia tedesca rotolare. E sembra che che i giapponesi siano adatti a fare questo lavoro.” (D. Zervos)
Nel 2009 si sentiva da ogni parte ripetere più o meno tutti i giorni questo mantra: “No al protezionismo e no alle svalutazioni competitive. Non ripeteremo gli errori degli anni Trenta”. Il mantra partiva dal G20 ed era propagato poi da economisti e giornalisti. In realtà fin da allora c’era chi era più avanti di tutti – se così si vuole dire – ossia il Tesoro e la banca centrale degli Stati Uniti, che da un lato mantenevano la retorica del dollaro forte, mentre dall’altro avevano la Fed con la stampante a pieni giri e in funzione 24 ore al giorno.
Da allora sono passati poco più di tre anni, ma sembra un’eternità. Adesso il mantra non viene più sostenuto con tanta convinzione, anzi, non se ne sente proprio più parlare. Al massimo c’è qualche timido avvertimento al Giappone di non esagerare, ma in realtà è chiaro che ognuno fa quello che vuole e cerca proprio di uscire dalla crisi svalutando la propria moneta.
Dato che non è possibile che tutte le monete si svalutino allo stesso modo contemporaneamente, l’unico esito della nuova frenesia monetaria sarà quello di creare inflazione (non solo nel senso limitativo di crescita dei prezzi al consumo). Ovviamente, poi, chi rimane indietro nella corsa alla svalutazione avrà una momentanea perdita di competitività, a parità di altre condizioni.
E’ proprio questo che, tra gli altri, David Zervos considera un fatto positivo per l’Europa. La svalutazione competitiva giapponese inizia ad avere effetti sulla competitività internazionale dei prodotti tedeschi, e questo potrebbe ammorbidire la posizione teutonica sulle politiche monetarie da adottare nell’Area Euro.
Si guarda al Giappone, dove i prezzi degli asset finanziari stanno crescendo a dismisura (questo è il primo rilevante effetto dell’inflazione prodotta dalla BoJ), si vede lo yen perdere valore nei confronti delle altre monete e si conclude che le loro esportazioni cresceranno, aumentando gli utili delle imprese.
E allora perché non fare altrettanto? Come dicevo, è impossibile che la stessa politica di svalutazione porti benefici, peraltro temporanei, a tutti coloro che la praticano. Molto più probabilmente porteranno bolle finanziarie in giro per il mondo e, presto o tardi, una nuova crisi. Ma un sacco di gente (soprattutto nel settore finanziario) è contenta perché il viaggio verso il burrone pare a loro molto piacevole.