In Anti & Politica, Economia

uscita_euroDI MATTEO CORSINI

“L’emissione di eurobond viene caldeggiata da tutti coloro che con questo strumento vedono la creazione di condizioni uguali per tutti i Paesi, in uno spirito in cui la forza della Germania, che ha tassi di interesse vicini a zero, si diffonda a pioggia su tutte le economie dei vari Paesi europei”. (P. Panerai)

Era un po’ di tempo che non sentivo perorare la causa degli eurobond. A rinfrescare l’argomento di ha pensato il fondatore di Milano Finanza, Paolo Panerai. Il quale vorrebbe “condizioni uguali per tutti i Paesi”, in merito al costo del debito pubblico.

L’idea che la Germania debba più o meno intensamente sovvenzionare i partner dell’eurozona è considerata da molti come una sorta di diritto da parte dei Paesi ritenuti meno affidabili da chi deve investire denaro a essere sostenuti dai tedeschi. In buona sostanza, visto che l’economia tedesca va meglio delle altre, i tedeschi dovrebbero aiutare i Paesi del sud Europa.

Si invoca un obbligo alla solidarietà che, a mio parere, non ha alcun fondamento, né ha grandi possibilità politiche di concretizzarsi. In ogni caso, sarebbe ingenuo supporre che la Germania fornisse sostegno finanziario ad altri Paesi senza porre condizioni, e la storia recente dovrebbe avere già fatto chiarezza su questo punto. Non ci si può illudere che tra la Germania e i Paesi periferici si crei un rapporto simile a quello che c’è in Italia tra settentrione e meridione. Non credo neppure che sarebbe auspicabile.

E’ peraltro vero che finora l’Italia, spread a parte, ha sostenuto costi del tutto sproporzionati per i salvataggi dei Paesi che hanno chiesto aiuto alla troika. In tutti i casi il contributo italiano è stato terzo in ordine di grandezza, ma l’esposizione del sistema (bancario) italiano ai rischi di quei Paesi era nettamente inferiore a quello di Germania e Francia, al punto che le somme sborsate dall’Italia sono state perfino superiori all’esposizione verso i Paesi aiutati (da ultimo, è successo con Cipro, nella più o meno totale indifferenza dei mezzi di informazione italiani).

Per di più, sulle somme versate come aiuti l’Italia incassa interessi ben inferiori a quelli che paga per raccogliere denaro sul mercato.

Non credo, però, che la soluzione sarebbero gli eurobond, peggio che peggio se invocati con argomentazioni che fanno appello a un egualitarismo male inteso. Se due debitori sono diversi, non vi è alcun motivo per pretendere (o ritenere giusto) che i creditori chiedano la stessa remunerazione per prestare loro denaro.

Se un debitore spera di ottenere credito a condizioni migliori, deve intervenire sul proprio bilancio per migliorarlo. La riduzione dei costi e la dismissione di asset non strumentali sono due soluzioni a cui ricorrono molte aziende, e credo che potrebbe farlo anche uno Stato. In Italia non si può dire che non vi sia spazio per utilizzare queste due leve. Finora non lo si è voluto fare, spesso accampando scuse e intravedendo complessità ritenute insormontabili (difficoltà che non vengono mai prese in considerazione quando si tratta di introdurre nuove e astruse norme, soprattutto fiscali). Elemosinare l’aiuto ai tedeschi o, peggio ancora, prendersela con loro perché sono restii a sovvenzionare gli atri non è il miglior modo per risolvere i problemi dell’Italia. Soprattutto quando si continua, al contrario, a sborsare fior di miliardi per salvataggi che vanno a maggior beneficio proprio delle banche tedesche.

Invece di chiedere gli eurobond, sarebbe forse meglio (ri)trattare la partecipazione dell’Italia a questi costosi salvataggi.

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Showing 2 comments
  • Matteo. C

    Mi pare anche di averlo scritto…

  • Marco Tizzi

    “E’ peraltro vero che finora l’Italia, spread a parte, ha sostenuto costi del tutto sproporzionati per i salvataggi dei Paesi che hanno chiesto aiuto alla troika.”

    Non ci prendiamo in giro: nessun “Paese” è stato salvato dalla Troika. La Troika ha salvato con i nostri soldi banche francesi e tedesche che avevano fatto pessimi investimenti e che non hanno dovuto subire le giuste perdite.

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