“Perché le tasse sono così alte? Perché la gente non ha bisogno solo di mangiare, vestirsi e divertirsi (beni privati) ma ha anche bisogno di beni pubblici (difesa, istruzione, sanità, ponti, strade…). E poi la gente ha (giustamente) richiesto altri servizi, primo fra tutti la “rete di sicurezza” sociale, dalle pensioni ai sussidi di disoccupazione all’assistenza agli indigenti… Le tasse sono necessarie… perché i servizi pubblici sono quelli che incorniciano la convivenza civile, ci fanno sentire parte di una comunità… L’evasione fiscale – occultare i propri redditi per sottrarsi al pagamento delle imposte – è quindi un crimine. Gli evasori ricevono i benefici dei servizi pubblici ma si rifiutano di pagarli. Un po’ come se andassero al supermercato e rubassero dagli scaffali.” (F. Galimberti)
In una delle consuete puntate domenicali del “Sole Junior”, Fabrizio Galimberti si è occupato di tasse, descrivendole con toni quasi estasiati, che non si sentivano dai tempi del famoso (o famigerato) “le tasse sono una cosa bellissima” di Tommaso Padoa-Schioppa.
A mio parere le argomentazioni utilizzate da Galimberti sono in contrasto con la realtà almeno quanto l’uso di “E poi” è inappropriato se si vuole trattare con decoro la lingua italiana, ciò che dovrebbe stare a cuore a chi si rivolge ai lettori con intento pedagogico.
Non è affatto scontato che i beni e servizi che Galimberti definisce “pubblici” (solitamente sono definiti pubblici i beni con caratteristiche di “non rivalità” e di “non escludibilità”) possano o debbano essere forniti solo dallo Stato. Il fatto che lo Stato abbia sovente riservato per se stesso il monopolio nella fornitura di tali servizi e ne imponga il pagamento agli individui a prescindere dall’effettivo utilizzo non significa che quella sia l’unica possibile combinazione di offerta e domanda. Per come presenta le cose, però, pare che non vi siano alternative.
Solo ritenendo impossibile ogni soluzione alternativa “le tasse sono necessarie”. Anche in questo caso, tuttavia, mi pare discutibile l’affermazione “i servizi pubblici sono quelli che incorniciano la convivenza civile, ci fanno sentire parte di una comunità”. Probabilmente questo è vero per lui, ma potrebbe non esserlo per altri.
Passando all’evasione fiscale, date le argomentazioni utilizzate per descrivere le tasse non poteva che essere ripreso il luogo comune: evasione = furto. Anche in questo caso, si fornisce una descrizione della realtà quanto meno parziale.
In primo luogo, chi ha prodotto un reddito mediante scambi volontari che non aggredissero la proprietà altrui dovrebbe essere considerato l’unico a poter determinare come utilizzare quel reddito. Quanto ai servizi pubblici, in molti casi un individuo è chiamato a pagare la loro fornitura pur non utilizzandoli, oppure non ha alternativa se non utilizzare quei servizi, non essendo ammessa concorrenza.
Che l’evasore sia paragonato a una persona che ruba dagli scaffali di un supermercato mi sembra, pertanto, fuorviante. Come detto, in certi casi non vi sono alternative all’utilizzo dei servizi pubblici, mentre chi entra a rubare in un supermercato lo fa sempre volontariamente. Ovviamente non tutti gli evasori sono uguali. Un conto sono coloro che evadono ed evitano il più possibile di rivolgersi allo Stato per ottenere servizi. Altra cosa sono coloro che evadono e, in virtù dei bassi redditi dichiarati, cercano anche di usufruire delle agevolazioni pubbliche previste per le fasce meno abbienti. Io non difenderò mai questi ultimi.
Al tempo stesso, però, è bene essere consapevoli che l’evasore che viene comunemente descritto non esiste. Non esiste, cioè, un soggetto che non paga nessuna imposta o tassa. Infatti, chiunque paga l’Iva quando compra beni di consumo al supermercato o le accise (e l’Iva) quando compra del carburante per l’auto. E nessuna lezioncina da educazione civica su carta color salmone può cambiare questa realtà.
l’ ”enunciato” da Galimberti e’ una grossa stupidaggine,un’opinione di un accademismo puerile che qualsiasi imbecille potrebbe affermare.Il fatto grave e’ che si ferma solo alla forma e non va alla sostanza mistificando o giustificando cio’ che e’ smentito nei fatti dalla realta’ da tutti noi vissuta quotidianamente.Ammesso e non concesso che per lui le tasse sono un bene giustificato da uno scopo,farebbe meglio ad andare oltre la sua punta del naso e soffermarsi sulla quantita’ del salasso fiscale,del metodo di imposizione,di come vengono utilizzati e gestiti i nostri soldi,degli effetti e dei risultati nonche’ criticamente analizzare alternative.Ad esempio per il sistema pensionistico,la riforma Cilena di J Pinera avrebbo potuto insegnare molto alla Fornero e poi sempre in tema pensionistico,mi ricordo che nella mia azienda avevo appreso e contestato il fatto che un tabulato esplicativo del sindacato,a parita’ di anzianita’ e di grado, un banca o un’assicurazione,mi offriva un trattamento tre volte superiore all’Inps e cio’,a mio giuduzio,e’ quanto mai dimostrativo di quanto tutto cio’ che’ e’ statale sia un cosi’ grande beneficio per la collettivita’.
L’evasione fiscale è una distorsione della concorrenza e per questo – solo per questo – è da condannare sempre.
Galimberti, come tutti i prezzolati, sostengono una tesi indifendibile: se lo Stato vi costringesse a versare nelle sue casse 10 000 euro per la “mobilità” e poi vi consegnasse in cambio una vecchia bicicletta, qualcuno avrebbe un qualche tipo di dubbio sul fatto che si tratti di un furto?
L’astuzia statale risiede nel non fornire beni, più facilmente prezzabili, ma servizi e nel prelevare denaro non già per il singolo servizio, ma per un basket di servizi, così che il singolo prezzo non sia determinabile.
Se avessimo solo tasse di scopo ci renderemmo immediatamente conto del furto e potremmo tutti più facilmente mandare a cagare Galimberti.
Così, invece, ci tocca farlo di nascosto.
@Christian: ho l’impressione che se non riesce a concepire una condizione intermedia tra “essere derubati di tutto” e “nessun finanziamento pubblico alla formazione”, le mancano gli strumenti cognitivi per riconoscere che in una società moderna il destino di suo figlio non è determinato solo da quante proprietà possiede o riceve in eredità, ma anche dalla diffusione della cultura nella società.
Non so se si è accorto che la principale minaccia alla proprietà privata deriva dall’ignoranza e se l’ignoranza è maggioritaria nel Paese, prima o poi quei “poveracci”, come li chiama lei, non riconosceranno più il suo diritto alla proprietà e non esisteranno inferriate sufficientemente alte per mantenerli a distanza.
Mi dispiace molto per suo figlio.
@Giacomo Cariello
Mi stai dicendo che quello che sto facendo per dare un futuro miglioe ai miei figli e quello che mio padra a fatto per dare un futuro migliore a me è moralmente discutibile.
Forse dovrei preoccuparmi di migliorare la condizione di una moltitudine di sconosciuti piuttosto che fare stare il meglio possibile mio figlio.
Se tu la pensi così allora spero che un branco di poveracci entri a casa tua e ti rubi tutto ciò che hai per sfamare e far andare a scuola i propri figli. Sono sicuro che ti sentirai moralmente file.
saluti
le migliori menti erano culturalmente ignoranti, le genialità più marcate di recente provengono dalla comunità diei dislessici che è addirittura connotata come patologica.
la condizione economica come quella culturale ancorchè non rappresenta una condizione permanente non è mai stata un ostacolo insormontabile.
solo la mancanza di libertà che lo stato requisisce in maniera pesante e parcellizza in maniera sapiente costituiscono il vero freno alla capacità individuale di poter utilizzare tutto il proprio potenziale.
Fa un po’ specie che l’autore dell’articolo si accanisca su una questione di grammatica e contemporaneamente disconosca l’utilità e la necessità di un sistema formativo finanziato dalla collettività, che garantisca a tutti le medesime opportunità. Se le opportunità di successo dei singoli variano in funzione delle capacità economiche dei loro genitori, a nulla varrà l’abolizione dei monopoli e delle rendite di posizione favorite dallo Stato, giacché la cultura in mano a pochi è essa stessa una rendita di posizione.
Un tempo i Gesuiti, antipatici ma coltissimi e intelligenti, avrebbero sostenuto che sottrarsi parzialmente all’imposizione fiscale, quando lo Stato pretende di sequestrare il 50% del reddito, è “occulta compensazione”. Da quando Stato e Chiesa, in Italia, grazie alla recezione dei Patti Lateranensi nella Costituzione della Repubblica e alla famigerata riforma del Concordato dovuta alla buonanima di Craxi (con la consulenza del bigotton-socialidta Tremonti) sono diventati pappa e ciccia (o, alla lombarda, “cuu e camisa”) l’evasione fiscale è diventata peccato mortale, da vergognarsene, come un tempo del vizio solitario, oggi scaduto al rango di peccatuccio.E pare che anche i Gesuiti della “Civiltà Cattolica ” abbiano cambiato idea, con buona pace dei predicozzi contro il relartivismo dei nostri tempi, che ogni tanto ci vengono ammanniti dalla Cattedra
di Pietro.
Io non sono nessuno.
Ma posso affermare,senza timore di smentita, che questo galimberti non abbia mai capito un cazzo.
Di nulla.
Il ragionamento di Galimberti potrebbe essere vagamente difendibile se le tasse servissero a quello che dice lui. Ma siccome non è così, le sue argomentazioni sono fallaci. Pagare le imposte per mantenere decine migliaia di parassiti che vivono sulle spalle degli altri è un ‘dovere civico’? Rifiutarsi di farlo equipara chi lo fa ad un ladro? Se è così, a chi dovrebbe essere equiparato un parassita? Tutti questi suonatori di violino che cercano di farsi belli lodando lo stato ed i suoi lacchè, non si rendono conto che i primi ad essere presi a calci saranno proprio loro. Basta aspettare che lo stato si trovi dei suonatori di violino più bravi e più ascoltati.
” ….. L’evasione fiscale – occultare i propri redditi per sottrarsi al pagamento delle imposte – è quindi un crimine. Gli evasori ricevono i benefici dei servizi pubblici ma si rifiutano di pagarli. Un po’ come se andassero al supermercato e rubassero dagli scaffali.”
Questa comune frasetta che cade spesso sotto le tastiere di statalisti di vario colore è la più pericolosa di tutte , perchè presuppone la proprietà totale da parte dell sTATO di tutti i redditi e di tutti i patrimoni delle persone .
C’è chi ruba dagli scaffali per fame e chi ‘ruba le tasse’ per fame di libertà. Abbatti la fame e libera le persone e non ci saranno che pochi ladri ed evasori, quelli sono malati e vanno curati. Per liberarci, anche dalla fame, basta lasciare che le persone si organizzino come credono meglio senza imposizioni e con responsabilità. Questa è la vera piaga perché nessuno vuole assumersela… cosi’ si pagano i parassiti che ci ‘rappresentano’