L’Italia della crisi vede un’impennata dei protesti, cresciuti in 5 anni del 12,8%, e le aziende che continuano a lavorare sono in tale difficolta’ che circa meta’ di esse e’ stata costretta ormai nel 2012 a rateizzare gli stipendi dei dipendenti. Lo segnala la Cgia di Mestre, in una ricerca secondo la quale dall’inizio della crisi le sofferenze in capo alle aziende hanno subito un’impennata del 165%.
A fine 2012 l’ammontare complessivo delle insolvenze aveva superato i 95 miliardi di euro. Aumento dei protesti bancari e insieme blocco dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione hanno cosi’ mandato in rosso i conti correnti di molti imprenditori, che non sono piu’ riusciti ad onorare la scadenza dei salari, cercando di rateizzare. In questo sconfortante bollettino della crisi fanno eccezione le imprese guidate in Italia da cittadini stranieri, che nel 2012 – dati della statistica Infocamere diffusi da Unioncamere – sono aumentate di 24.329 unita’ (+5,8%) e sfiorano quota 480mila. Per le imprese individuali il paese leader resta il Marocco, con 58.555 titolari; seguono Cina (42.703) e Albania (30.475). In termini assoluti l’aumento maggiore e’ stato registrato tra gli imprenditori del Bangladesh (+3.180 imprese) e in termini relativi quelli Kossovo (+37,6%). Sul piano generale, tuttavia, conferma la Cgia, gli effetti di 5 anni di crisi stanno avendo sul tessuto economico italiano fatto di piccole e micro imprese conseguenze fino a poco tempo fa non immaginabili.
”Il disagio economico in cui versano le piccole imprese – dice il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – ha risvolti molto preoccupanti soprattutto per i dipendenti di queste realta’ aziendali che faticano, quando va bene, a ricevere lo stipendio con regolarita”’. ”Purtroppo – aggiunge – sono aumentate a vista d’ occhio le aziende che da qualche mese stanno dilazionando il pagamento degli stipendi a causa della poca liquidita’. Stimiamo che almeno una piccola impresa su due sia costretta a rateizzare le retribuzioni ai propri collaboratori”. A monte, questa situazione di difficolta’ e’ enfatizzata dai dati sulle aziende protestate, che fra il terzo trimestre 2007 e lo stesso periodo 2012 e’ cresciuto 12,8%: in termini assoluti nel 2012 queste hanno sfiorato le 67.000 unita’. Le regioni piu’ interessate dal fenomeno sono state l’ Umbria (+46,4%), l’Abruzzo (+34%) e la Sardegna (+32,4%). Per la Comitas occorre l’immediato sblocco dei pagamenti della Pubblica Amministrazione e la diluizione dei tributi. Secondo Nunzio Bevilacqua direttivo dell’Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito (Anspc) ”l’onda d’urto della crisi si e’ manifestata in modo particolarmente violento generando crisi di liquidita’ – dove l’essere dotato di garanzie adeguate, risulta molto spesso essere del tutto insufficiente” e si rischia una ”spirale mortale” con un ulteriore contenimento degli impieghi.