A gennaio i consumi sono scesi del 2,4% rispetto al 2012 e dello 0,9% su dicembre. In termini di media mobile a tre mesi l’indicatore, corretto dai fattori stagionali, segnala un nuovo arretramento, dato che ha riportato i consumi sui livelli di fine 2004. E’ quanto rileva l’indicatore dei consumi di Confcommercio. Le prime informazioni congiunturali relative all’inizio del 2013 mostrano, con una certa chiarezza, che non si può escludere un ulteriore peggioramento, confermando l’impressione che anche il 2013 sarà un anno particolarmente difficile per l’economia italiana. A febbraio si è registrata, dopo un bimestre moderatamente positivo, una riduzione dello 0,2% in termini congiunturali della produzione industriale.
A preoccupare è l’andamento degli ordinativi, che segnala anche a febbraio una diminuzione (-0,2% rispetto a gennaio), lasciando ipotizzare una dinamica negativa della produzione almeno fino a primavera inoltrata. Il protrarsi della crisi economica sta rendendo sempre più critica la situazione del mercato del lavoro.
A gennaio 2013 si sono persi, rispetto a dicembre, 97mila posti di lavoro (da luglio la riduzione supera le 300mila unità) ed il numero di disoccupati è aumentato di 110mila unità (in un anno i senza lavoro sono cresciuti di quasi un milione). Queste dinamiche, prosegue Confcommercio, hanno portato il tasso di disoccupazione all’11,7%. A rendere più complessa la situazione del mercato del lavoro si aggiungono i dati relativi alla Cig. A gennaio sono state autorizzate il 61,6% di ore in più rispetto allo stesso mese del 2012. A questo andamento ha contribuito in misura significativa il netto aumento di ore richieste per gli interventi straordinari (+97% pari a circa 21 milioni).
In questo contesto il clima di fiducia delle imprese e delle famiglie continua a rimanere attestato, anche a febbraio, sui livelli minimi raggiunti nei mesi precedenti. Tale andamento riflette la percezione da parte dei diversi soggetti economici della difficoltà di intravedere, nel breve periodo, non solo l’inizio di una fase di ripresa, ma anche soltanto la stabilizzazione dell’economia. La dinamica tendenziale dell’Icc di gennaio riflette una diminuzione del 3,7% della domanda relativa ai servizi e del 2,0% della spesa per i beni. Relativamente alle singole funzioni di consumo il primo mese dell’anno conferma la permanenza di forti elementi di criticità in quasi tutti gli aggregati.
Il dato più negativo è ancora quello relativo ai beni e servizi per la mobilità la cui domanda registra, anche a gennaio 2013, una flessione a due cifre (-10,1%). Riduzioni dei consumi particolarmente significative hanno interessato anche gli alimentari, le bevande ed i tabacchi (-3,9%), l’abbigliamento e le calzature (-3,9%), tutti segmenti che scontano dal 2010 un notevole ridimensionamento della domanda. I dati destagionalizzati mostrano a gennaio una riduzione dello 0,9% rispetto a dicembre. Per intensità questa evidenza è piuttosto inconsueta (negli ultimi 36 mesi le variazioni uguali o peggiori di quella osservata a gennaio sono soltanto tre).
Nel mese di gennaio, sia i servizi sia i beni, prosegue Confcommercio, hanno mostrato riduzioni di un certo rilievo, pari rispettivamente a -0,7% e -1,0%. La tendenza al ridimensionamento della domanda ha interessato, nel primo mese del 2013, tutte le funzioni di spesa, a segnalare come il permanere della crisi, che ha già modificato le abitudini di acquisto delle famiglie anche in termini di rapporto qualità/prezzo, stia comportando una riduzione generalizzata della domanda. In linea con quanto già accaduto nel 2012, solo il complesso dei beni e servizi per le comunicazioni ha mostrato una variazione positiva delle quantità acquistate dalle famiglie (+5,7% rispetto l’analogo mese del 2012).
Le differenze con quanto rilevato dalla Contabilità nazionale, che segnala anche per le comunicazioni una diminuzione dei volumi nel 2012, derivano dalla diversa costruzione dell’aggregato che nell’Icc include alcuni beni (computer e accessori per l’informatica) che nelle classificazioni ufficiali sono inclusi nei beni e servizi ricreativi. Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per il mese di marzo 2013 si stima una variazione congiunturale dell’indice dei prezzi al consumo dello 0,4%, con un tasso di crescita tendenziale pari all’1,8%.
In termini tendenziali si tratterebbe del sesto mese consecutivo di ridimensionamento della variazione dei prezzi. Non appare tuttavia scongiurato il pericolo di un’inflazione che, nella media dell’anno, potrebbe approssimarsi al 2%, soprattutto in considerazione del programmato incremento dell’Iva a partire dal prossimo mese di luglio. Tale eventualità avrà ripercussioni in termini di ulteriori cali dei consumi delle famiglie.
FONTE: AdnKronos
Tutti a pane e cipolla.
Per un pò non fa male.