“I benefici della politica monetaria della Fed sono superiori ai costi e sono evidenti. La politica monetaria della Fed sta offrendo un importante sostegno alla ripresa. Mantenere i tassi di lungo termine bassi ha aiutato la ripresa del mercato immobiliare e si è tradotta in un aumento delle vendite e della produzione di auto e di altri beni durevoli… Al momento non riteniamo che i potenziali costi di un aumento delle prese di rischio in alcuni mercati finanziari possano superare i benefici del promuovere una più forte ripresa economica.” (B. Bernanke)
Mentre in Italia l’esito delle elezioni politiche rendeva evidente che c’erano diversi vinti e non era chiaro se ci fosse un vincitore, Ben Bernanke teneva un’audizione al Senato degli Stati Uniti durante la quale, come di consueto, prendeva le difese della politica monetaria della Fed.
A parere di Bernanke, “i benefici della politica monetaria della Fed sono superiori ai costi e sono evidenti”. Non che ci si possa aspettare dal presidente di una banca centrale un’affermazione diversa da questa, ma dovrebbe essere ormai chiara la totale infondatezza delle parole di Bernanke.
A essere evidenti possono essere al più quelli che lui considera benefici e che io mi limiterei a definire effetti primari. Ossia l’abbassamento artificiale dei tassi di interesse, anche a lungo termine, e la conseguente rivalutazione in termini monetari di asset come immobili e altri beni durevoli. Si tratta dei tipici effetti provocati dalle manovre inflazionistiche delle banche centrali; manovre che, da oltre un secolo, gli economisti della scuola austriaca hanno dimostrato essere all’origine di errori diffusi nella valutazione ex ante della profittabilità degli investimenti, il che genera investimenti che ex post si riveleranno fallimentari e, di conseguenza, dovranno essere liquidati.
In sostanza, l’aumento della propensione al rischio e la conseguente compressione dei premi per il rischio stesso provocati dalla politica monetaria della Fed, pongono le basi per una nuova crisi. Da decenni la Fed non fa altro che creare nuove bolle per arginare gli effetti dello scoppio di bolle precedentemente formatesi a causa delle sue politiche monetarie. E in questo trova pure il supporto da parte di una fetta non irrilevante del mondo accademico. Non è un mistero, ad esempio, che un decennio fa Paul Krugman considerasse una soluzione allo scoppio della bolla della new economy la formazione di una bolla immobiliare, favorita da una politica monetaria espansiva. Cosa che poi avvenne.
Se, dunque, gli effetti primari (che Bernanke considera benefici) sono individuabili, possono essere previste anche le conseguenze di tali effetti primari, pur senza avere pretese velleitarie di quantificare i costi al centesimo e indicare il momento esatto in cui si manifesteranno.
Credo, peraltro, che sia comunque fuori luogo la sicumera con la quale Bernanke afferma che i costi saranno inferiori ai quelli che lui considera essere i benefici della politica della Fed. Se una cosa si può affermare con certezza, infatti, è che finora ogni crisi indotta dalla politica monetaria è stata affrontata con dosi di stimoli monetari superiori rispetto alla volta precedente. Questo dovrebbe quanto meno indurre Bernanke e i suoi sostenitori a riflettere sull’effettiva definizione di benefici e costi.
In buona sostanza, da quel che ho capito, Bernanke ha fatto riprendere il mercato immobiliare e quello automobilistico convincendo molta gente, grazie a tassi artificiosamente bassi a indebitarsi per comprarsi casa e auto. Quando costoro si accorgeranno di non poter onorare i debiti contratti anche a causa della perdita di potere d’acquisto del denaro nel frattempo verificatasi, vi sarà un’altra crisi IDENTICA a quella del 2008.
Corregetemi se mi sbaglio ma finirà così.
il prestigiatore monetario parlava evidentemente per lui e la sua cricca.
infatti stampando a manetta non ha fatto se non produrre immensi benefici
per i primi percettori di carta fresca di stampa con la quale hanno fatto galleggiare i mercati finanziari nel turbolento mare di bolle.
le spese di questo continuo esproprio nobiliare le ha fatte naturalmente l’ultimo percettore di quella carta sfianca, ossia main street .
la cosa non finirà qui, ma non finirà bene.
Bernanke continua a rimandare la recessione USA a suon di stampate… Sono pienamente d’accordo con l’articolo. D’altronde se la Germania teme la svalutazione lo spauracchio degli States è senz’altro la recessione. Nell’eventuale acqua stagnante della recessione USA affiorerebbero carcasse ingestibili in una società che la crisi non l’ha vista che da lontano… Ma questo succederà fra un po’, quando i venti di rivoluzione pacifica e democratica avranno già aggiustato un’Europa che sta riorganizzandosi per guidare l’inizio del nuovo millennio. Il recente successo elettorale di un movimento come il M5S in Italia è sintomo anche delle calate pressioni che vengono da oltreoceano, da un’america che perde potere economico e quindi politico.