In Anti & Politica, Economia

di GIOVANNI BIRINDELLI

Nichi Vendola (“i super-ricchi devono andare al diavolo”), non di più e non di meno di tutti coloro che ritengono che la progressività fiscale sia compatibile con l’uguaglianza davanti alla legge e quindi non di più e non di meno di tutti coloro che onorano la costituzione italiana, è a favore dell’idea di uguaglianza davanti alla legge che è stata alla base dell’olocausto, delle “leggi” razziali, del “Lodo Alfano”, e che oggi è alla base per esempio dei privilegi della cosiddetta “Casta” e di molte delle norme che discriminano gli omosessuali.

Questa idea di “uguaglianza” davanti alla “legge” è quella che può includere la disuguaglianza legale la quale dà all’autorità il potere di fissare un parametro arbitrario (la razza, il livello di carica pubblica ricoperta, il livello di reddito, le preferenze sessuali); quello di dividere i cittadini classificandoli secondo categorie formate sulla base di questo parametro; e infine quello di trattare in modo diverso le persone che l’autorità stessa ha raggruppato in diverse categorie, e in modo uguale le persone che sono state raggruppate nella stessa categoria.

Il fatto che Nichi Vendola, così come tutti coloro che sono a favore della progressività fiscale su una base di principio (o che non la combattono nella loro attività politica), siano contrari all’olocausto, alle leggi razziali e, in alcuni casi, al “Lodo Alfano” e alle norme che discriminano gli omosessuali, non deve stupire. Come ha intuito Michael Oakeshott, il tratto distintivo dello Stato moderno è che in esso le persone (non solo coloro che detengono il potere politico ma anche e soprattutto i cittadini comuni, gli elettori) generalmente adottano idee di uguaglianza davanti alla legge (per esempio) diverse a seconda dei casi, a seconda di ciò che fa loro comodo nei diversi casi particolari o a seconda di ciò che è in linea con le loro passioni.

La progressività fiscale ha lo scopo di ridurre, mediante la coercizione statale, la disuguaglianza nelle situazioni economiche delle persone. Poiché le persone (chissà perché) identificano l’uguaglianza nelle posizioni economiche con l’uguaglianza davanti alla legge, esse vedono nel ricorso alla coercizione per perseguire la prima un modo di perseguire la seconda. Peccato che uguaglianza di posizione economica e uguaglianza davanti alla legge, oltre a essere due cose diversissime, sono due cose opposte, cioè necessariamente incompatibili l’una con l’altra: se c’è una non c’è l’altra, e l’avvicinamento a una di esse comporta un allontanamento dall’altra in esattamente ugual misura. Infatti, visto che gli individui sono tutti diversi l’uno dall’altro sotto infiniti aspetti (le loro capacità, i loro gusti, le loro priorità, le loro situazioni, eccetera), se essi fossero trattati allo stesso modo essi finirebbero necessariamente in posizioni materiali diverse. Perché le loro situazioni economiche siano uguali (o meno disuguali) occorre necessariamente trattare le persone in modo diverso.

Quindi coloro che vogliono la progressività fiscale la pagano con l’abbandono dell’uguaglianza davanti alla legge. Essi negheranno questo, ma ciò è dovuto solo alla loro incapacità di coerenza intellettuale, cioè al loro essere intellettualmente inerti, oppure al fatto che essi sono dei malfattori. Nel momento in cui si ritiene che la progressività fiscale sia compatibile con l’uguaglianza davanti alla legge, si spalancano le porte alle peggiori forme di totalitarismo, delle quali si diventa complici. Quando Hayek scrisse che “Pochi sono pronti a riconoscere che l’avvento del Fascismo e del Nazismo non fu una reazione contro le tendenze socialiste del periodo precedente, ma una conseguenza necessaria di quelle tendenze. […] Molti di coloro che si ritengono infinitamente superiori alle aberrazioni del Nazismo e del Fascismo e sinceramente odiano tutte le loro manifestazioni, lavorano allo stesso tempo per ideali la cui realizzazione porterebbe direttamente all’aborrita tirannia” si riferiva a persone come Nichi Vendola, come Mario Monti, come Luigi Bersani, come Silvio Berlusconi, come Beppe Grillo, come Gianfranco Fini, come Giorgio Napolitano, come Oscar Giannino, e più in generale come tutti coloro che, nella loro qualità di cittadini o politici, non si battono contro la disuguaglianza legale in tutte le sue forme, e quindi anche contro la progressività fiscale.

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Showing 10 comments
  • iano

    Abbiamo già capito che questa è l,Era dei pezzi di merda, qualcuno ne porta ache le iniziali del suo nome e cognome es.M.M……Essi sono egoisti,spietati e senza cuore,sono già ricchi,ma continuano a fare impoverire la gente,non hanno pietà per nessuno,e sulla crisi(manovrata)ne traggono grandi profitti.Anche in questo paese si è ormai sprigionata nell,aria troppa puzza di merda,quindi chi ha la possibilità scappa via.Si perchè questi personaggi inquinano molto più dell,ILVA !!!

  • Fabio

    e come vendola in italia, anche in francia stanno aggredendo i cosidetti ricchi con campagne stampa dove li mettono in prima pagina con in mano le valigie (come hanno fatto con quello che è forse l’imprenditore più ricco del paese, milioni di euro di reddito e decine di migliaia di posti di lavoro.

    il risultato è un esodo biblico da non crederci: gli avvocati specializzati in immigrazione di mezzo mondo (usa, singapore, hok kong) che parlano francese, hanno la fila in studio di ricchi francesi in fuga.

    E se non è accaduto ancora in italia è solo perché, come dice Monti, non bisognaparlare troppo di tasse e provvedimenti coercitivi , perché altrimenti si metterebbe in allerta le vittime che potrebbero così mettere al sicuro i propri capitali che lo stato vorrebbe colpire.

    Per questo è così importante l’opera di Leonardo e Giorgio.

  • leonardofaccoeditore

    E per non dimenticare: LA PROPORZIONALITA’ E’ UN PRINCIPIO, LA PROGRESSIVITA’ PURO ARBITRIO!!!

  • eridanio

    Giovanni Birindelli, grande come al solito.
    Fermo il concetto e le motivazioni che sono corrette oserei dire che esistono anche effetti uleriori che distorcono la percezione.
    Infatti, la curva dei redditi tende ad appiattirsi verso il basso. Intendo cioè dire che tra zero e 50.000 euro (classe arbitraria a titolo di esempio) troviamo la maggior parte dei contribuenti. L’effetto della progressività sommato alla duplicazione d’imposte da un lato ed alla sovrapposizione di tipologie diverse di prelievo porta certamente le fascie basse ad essere incise con aliquote reali da capogiro. Tra tasse, imposte, contributi e false tariffe, la spoliazione dal reddito degli individui che stanno nella soracitata classe è ben superiore alla aliquota marginale punitiva del supposto riccone.
    Ciò non dimostra che sia giusto adeguare il riccone agli effetti combinati delle tasse della fascia dei disperati.
    Ciò dimostra che i disperati sono inermi contro una vessazione diffusa e continua operata dal combinato effetto di norme indegne e non rispettabili.
    Ciò dimostra che i disperati non hanno capito che non è etico pretendere una compliance fiscale che importi la sottrazione diretta, indiretta, in linea di reddito o in linea capitale del 70% di quello che si riesce a guadagnare. Nessuna buona ragione dovrebbe convincere qualcuno a spossessarsi di una aliquota così alta delle proprie entrate.
    ================
    La progressività poi, oppure sarebbe meglio chiamarla regressività in questo caso, opera anche nella erogazione dei servizi.
    Chi più guadagna più che proporzionalmente paga e meno che proporzionalmente puo ricevere servizi.
    Un doppio onere più che proporzionale.
    Un doppio schiaffo, o meglio una raffica di schiaffi, all’eguaglianza davanti alla legge.
    Sancire legalmente la diseguaglianza dei cittadini per equalizzarne l’impotenza è un crimine per se, della peggior specie direi.

  • Marco

    Mi è piaciuto molto l’articolo, come tutti quelli scritti da Birindelli, ma vorrei far notare come il regime fiscale vigente oggi pressochè in tutto il mondo, non è affatto progressivo, bensì, matematicamente parlando, esponenziale. Una tassazione progressiva consiste in un’aliquota unica, il che fa sì che chi più ha, più paga (il 20% di chi ha 100 è di più del 20% di chi ha 50), mentre oggi chi più ha paga di più anche in proporzione al suo reddito e se lo rappresentassimo in un grafico, ne verrebbe fuori, appunto, una progressione esponenziale e non una progressione lineare.
    Riguardo a Vendola, meglio 100 milioni di euro guadagnati senza obbligare nessuno a darteli, piuttosto che 1 euro guadagnato (e di sicuro il buon Nichi ne guadagna molti di più) con la violenza e la la costrizione.

    • leonardofaccoeditore

      :-)

    • Giovanni Birindelli

      Grazie del commento. Sono perfettamente d’accordo con lei: io infatti trovo immorale anche la flat tax: Bill Gates ed io prendiamo lo stesso biglietto del treno, è immorale che Bill Gates paghi più di me perché è più ricco di me. Quindi l’unica forma di tassazione sostenibile dal punto di vista etico è quella che prevede che Bill Gates ed io paghiamo non la stessa percentuale di tasse sul nostro reddito o, il che è lo stesso, sulla nostra ricchezza, ma la stessa quantità di denaro (preferibilmente non fiat). Detto questo, sul piano dell’uguaglianza davanti alla legge, quella che comunemente viene chiamata progressività fiscale e che lei con rigore matematico chiama giustamente esponenzialità fiscale, è meno peggio della cosiddetta flat tax in quanto non implica la disuguaglianza legale (lo stato non divide i cittadini in categorie arbitrarie sulla base di un parametro esso stesso arbitrario). Grazie ancora del suo commento, è stata una precisazione importante. Un saluto

  • Sigismondo di Treviri

    Vendola è soltanto un residuato bellico di quell’ideologia sessantottina becera che altro non voleva se non mettere gli italiani sotto il giogo sovietico o cinese. Vendola è un comunista. Punto e basta. Non può fare altro che parlare da comunista. Non ci si deve meravigliare di questo. Semmai del fatto che molti italiani gli danno ancora retta. Ma forse neanche di questo. Ai tipi come lui non dà fastidio che ci siano i super ricchi, ma che loro non appartengano a quella categoria. E poi cosa intende l’aggettivo super? Depardieu è ricco, ma i suoi soldi se li è guadagnati con il suo talento. Vuole il Sig. Niki mandare al diavolo quelli ricchi come Depardieu? In Italia ce ne sono tanti. Politici corrotti, mafiosi, camorristi, amministratori di enti statali che hanno devastato le pubbliche finanze facendo soltanto i propri interessi, dirigenti della televisione di regime, presentatori dei demenziali programmi RAI e chi più ne ha più ne metta. Ma poi, dopo avere fatto pulizia, mandiamo anche al diavolo quelli come lui che vanno in pensione dopo pochi anni di chiacchiere al parlamento. Forse ha ragione Vendola: mandando al diavolo i ricchi parassiti di stato, in Italia rimarrebbero solo quelli che lavorano, che rischiano e che creano. Lui mi sembra che non appartenga a nessuna di queste categorie. Putin assomiglia al diavolo? Glielo vada a dire di persona. Il diavolo Putin ha imposto ai russi una tassazione del 13%. Lui vuole depredare gli italiani con una tassazione sovietica. E’ lui il diavolo, non Putin.

    • Fabio

      Oggi dire comunista non è politicamente corretto.
      Si fanno chiamare Socialdemocratici !!

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