Nel corteggiare le fanciulle per godersi il fragile bonum Casanova ricorreva alle più spudorate menzogne, proprio come i politici durante le campagne elettorali. Questi hanno tutti parole rassicuranti intrise di ottimismo, che diventa massimo quando richiedono agli elettori il contributo nell’urna per la loro persona o formazione partitica. L’Italia starebbe uscendo dalla crisi per avviarsi a grandi passi sulla via dello sviluppo e della crescita.
I media nazionali propalano previsioni elettorali finalizzate ad incanalare le tendenze di voto che tirano l’acqua ad oscuri mulini, incuranti che i dati che porgono siano inconsistenti dal punto di vista statistico ed altamente menzogneri nelle prospettive che dipingono.
Ma molti scenari stanno cambiando velocemente, incuranti della farsa che si sta recitando. Ne segnaliamo solo alcuni punti, considerati da quelli che potrebbero essere ritenuti epocali.
1. La percezione del problema. Vi é un’enorme differenza tra un qualcosa in sé e per sé e la percezione che si ha della medesima. Quasi invariabilmente nella massa la sfera sensitiva sembrerebbe scollegata da quella logica: serve un’emozione forte per far comprendere la realtà in atto così quale si presenta. Un terremoto in arrivo coglie immancabilmente di sorpresa chiunque non ne abbia avuto una previa percezione. Così é stato per il debito sovrano. Mentre il cittadino si rende immediatamente conto del gravame fiscale che lo obbliga ad un esborso immediato, difficilmente percepisce l’esatta dimensione di un debito del quale non sia costretto a versare fin da subito una rata di ammortamento.
Da questo punto di vista, l’inasprimento fiscale cui abbiamo assistito nell’ultimo anno ha svolto un ruolo benefico. La gente ha iniziato a percepire la gravità della situazione, gravità che scotomizzava in carenza di un forte stimolo sulla propria persona.
Siamo consci del danno inferto all’economia da queste manovre fiscali, né tanto meno ne sottovalutiamo la portata distruttiva. Se tuttavia avessero consentito alla massa una corretta percezione della situazione attuale, avrebbero svolto un ruolo salutare. Meglio avere un piccolo incidente automobilistico ed iniziare quindi a guidare con prudenza, che guidare da incoscienti e schiantarsi contro un muro.
Pigliamo quindi atto con soddisfazione che l’immaginario collettivo sta realizzando in modo generalizzato sia la severità della depressione in corso, sia il fatto che non se ne uscirà Né presto né a buon mercato, sia infine del fatto che alla fine saremmo tutti duramente immiseriti.
2. La questione della produzione. Per molto, troppo tempo, l’attenzione dei media si è concentrata su falsi problemi. Se è vero che le questioni finanziarie esplicano una grande importanza nel contesto contemporaneo, ed infatti nessuno può contestare quanto sia importante ridurre rimborsando il debito sovrano così come ridurre il livello degli interessi corrisposti sul medesimo, poco o nulla é stato fatto per far comprendere come codesti problemi finanziari siano causati da una produzione inadeguata ed incapace di reggere il mercato. Se il comparto produttivo fosse prospero anche l’attuale situazione finanziaria sarebbe ben tollerabile e facilmente gestibile.
La popolazione sta iniziando a percepire il rapido degrado della produzione dalla constatazione del vertiginoso aumento delle aziende che falliscono o chiudono, e che comunque stentano a vendere i loro prodotti, attraverso il morso della dilatazione del ricorso alla cassa integrazione. Il numero dei disoccupati sta incrementando a ritmi dei quali é proprio impossibile non rendersene conto.
Per quanto sia doloroso ammetterlo, questo fenomeno, doloroso dal punto di vista sociale, ha se non altro fatto chiaramente capire in modo generalizzato l’entità del degrado del nostro comparto produttivo, ponendolo in primo piano rispetto ad altri aspetti con i quali la depressione si esplica.
E questo è un fondamentale passo in avanti: razionalizzare il problema è il primo passo per tentare di risolverlo.
3. Dipendenti pubblici e privati. Negli ultimi sessanta anni si è consolidata in Italia una vergognosa quanto ingiusta dicotomia nel profilo giuridico e normativo del lavoro dei dipendenti pubblici e privati. Ipertutelati i primi, molto meno tutelati i secondi. Assolutamente inamovibili i primi, licenziabili i secondi, se non altro in caso di fallimento. Mai soggeti a verifiche di rendimento i primi, sottoposti ai residui di mercato i secondi.
Quando la depressione ha iniziato a manifestarsi ha colpito quasi esclusivamente i dipendenti privati, che costituiscono la gran massa dei cassintegrati e dei licenziati. I dipendenti pubblici stentavano a capire cosa stesse succedendo.
Negli ultimi tempi la depressione sta iniziando ad intaccare anche il feudo pubblico e le sue consorterie. La dove una ragionevole selezione meritocratica e funzionale avrebbe potuto costituire un equo calmieratore, l’ormai ineludibile illiquidità della casse statali impone di colpire i lavoratori pubblici così detti “precari“, perché non vi sono più risorse per il rinnovo delle loro posizioni. Sono i primi dipendeti delle pubbliche amministrazioni a subire il vulnus depressivo, per il semplice fatto che sono la categoria più facilmente vulnerabile. Ma sono solo l’avanguardia degli statali che rimarranno senza stipendio ed occupazione.
Ecco quindi un altro elemento di grande novità: anche i dipendenti delle pubbliche amministrazioni iniziano a capire sulla loro pelle che anche i più idolatrati “diritti precostituiti” sono solo vane parole in carenza di mezzi atti a finanziarli.
Ed i mezzi erano e sono garantiti esclusivamente da un sano comparto produttivo. La morte del produttivo implica la morte del burocrate.
4. Dilapidazione delle risorse. Gli italiani hanno dapprima reagito alla morsa depressiva attingendo alle risorse accumulate per mantenere invariati standard di vita, ma anche queste risorse stanno avviandosi all’esaurimento reale o funzionale. Gran parte del patrimonio delle famiglie é allocato in immobili sempre più caricati di imposte e normativi, e che stanno perdendo valore giorno dopo giorno. In un mercato stagnante e depresso, da sicuro bene di investimento l’immobile si è rapidamente trasformato in un costo ed in un bene illiquido.
Inizia a diffondersi la chiara percezione che le famiglie non possono più a lungo concedersi il lusso di mantenere membri senza occupazione.
Questo fenomeno sta iniziando a cambiare nettamente la propensione ad accettare anche lavori prima ritenuti inaccettabili e lasciati all’immigrazione, e le sue future evoluzioni potrebbero essere foriere di conseguenze epocali.
Conclusioni.
Se da un punto di vista logico é sempre più evidente la schizofrenica cesura tra linguaggio politico ed economico, dall’altro si deve prendere atto di quanto la massa stia iniziando a focalizzare i problemi nella loro reale entità e connotazione. Come già detto, questo é il primo passo per cercare di uscire dalle angustie mentali che concorrono a perpetuare la depressione.
Non ci si faccia nessun illusione, ma proprio nessuna.
Sarà semplicemente impossibile uscire dalla depressione senza delle profonde e draconiane riforme della struttura produttiva e statale. Nulla del vecchio potrà essere conservato o salvato. I “diritti precostituiti” varranno solo se finanziabili, e non ne resterà finanziabile proprio nessuno. Utopie contro realtà.
Sotto questa luce, il fatto che la quasi totalità degli indicatori segnali il prossimo avvento di una ulteriore e severa decrescita del sistema produttivo e di quello finanziario potrebbe anche essere interpretato nel suo risvolto positivo: potrebbe infatti costituire lo stimolo ad iniziare il cambiamento del sistema.
Comunque, si prenda atto che se i cambiamenti non saranno volontari, ci penserà la depressione, con i suoi mezzi coercitivi.
A ben guardare, Darwin aveva almeno una parte di ragione: sopravvivono ed evolvono solo i più robusti, mentre i costituzionalmente più deboli soccombono e scompaiono. In questo caso, sia pure tra gli alti lai di quanti ne hanno goduto i benefici od avrebbero voluto esserne futuri compartecipi, stiamo assistendo all’implosione dell’attuale Weltanschauung di stato imprenditore ed erogatore di servizi, prebende e benefici.
Mai come di questi tempi è attuale il monito paolino «ebbene, chi non vuol lavorare nemmeno mangi».
*Link all’originale: http://www.rischiocalcolato.it/2013/01/godetevi-leuforia-elettorale-tutti-gli-indicatori-suggeriscono-che-il-diluvio-universale-stia-arrivando.html
la politica e ahimè ora l’economia sono diventati come il calcio..
una volta eravamo tutti ct ora tutti politici.. ma perchè non fare quello che sapete fare (se non sbaglio caro mela lei è medico?) e la smettete di dire cazzate?
Sei proprio sicuro? Sai perchè in giro si dice che sua la tua che te lo ha fatto credere!
Comunque tranquillo, acqua in bocca!
@maumen
Anche quella dei cretini ride è sempre incinta!
“parla come mangi,e attento a quel che dici” Perchè offendi la tua mamma ???
a Parlacomemangi: ridi ridi che la mamma ha fatto i gnocchi!
L’UNICO PROGRAMMA POLITICO CHE VA IN QUESTA DIREZIONE E’ QUELLO DI FORZA EVASORI!
Interessante! Ed il simbolo qual’è? Uno che scappa con un finanziere che lo rincorre?
Mentre il tuo simbolo è quello di uno messo a pecora che si fa inculare da un finanziere !!!%(meglio scappare che farsi inchiappettare) !!!!
Ma io non concorro alle politiche per per poi gira e rigira prendere i finanziamenti ai partiti. Forse devi aggiungere anche un altro soggetto all’inchiappettatore istituzionalizzato.
Che strano modo di essere per uno stato leggero.
Che i politici sono dei bugiardi professionisti,ormai lo sanno anche i bambini,chi crede ancora alle loro cazzate,sarà rimasto qualche vecchietto di 90 anni,e alcuni rincoglioniti. Devo dire però che con il loro show da “bagaglino”sono molto divertenti,(almeno fanno qualcosa di utile)!!Credo che il sistema non lo cambieranno mai,tra finanziamento ai partiti,stipendi da sceicchi,vitalizi e indennizzi vari e vitalizi,la posta in gioco è troppo alta.Quindi i “signori” i soldi li afferrano sia con la destra,sia con la sinistra,mentre col centro ci inchiappettano tutti !!!(voto mai a nessuno).E” purtroppo vero che i più deboli soccombono,ma con il 70% di pressione fiscale,alla gente è passata anche la voglia di vivere.Ci sono stati dei commercianti che al momento della rapina,hanno preferito farsi ammazzare piuttosto che tirare fuori l,incasso della giornata,circa 100 euro!!Ebbene,queste persone sono degli eroi coraggiosi.Mi piacerebbe che tutti i miei connazionali avessere almeno un pò del loro coraggio……e smettessero di farsi rapinare.
Tutto questo è solamente prendere atto ma il sermone si fonda sull’assunto che nulla cambi.
Sei sicuro?
Il mercato ha la sua gabbia dalla quale non può uscire e neanche vivere:
le regole.
La politica no. Può essere anche quello che non immagini, la politica è pensiero e qualche volta, la storia lo ricorda, si ribella è prende il sopravvento.