“Se niente è sicuro, forse l’oro lo è… Ma se si esaminano i suoi rendimenti si scopre che, lungi dall’essere sicuro, la volatilità dell’oro è altrettanto elevata quanto quella di un indice azionario. Non solo: il rendimento dell’oro è pressoché nullo, mentre le azioni rendono circa l’8% all’anno. Chi ha investito un dollaro in oro cento anni fa oggi ha un dollaro. Chi quel dollaro lo ha investito in azioni oggi ne ha 2.200”. (L. Guiso)
Se c’è un bene al mondo sul quale economisti e (pseudo)esperti non siano parchi di avvertimenti nei confronti dei risparmiatori, questo è l’oro. Attenti a comprarlo, e se lo fate non andate oltre il 5 per cento del vostro portafoglio. Così suonano, più o meno, questi avvertimenti. E vanno avanti da anni, gli stessi nei quali parecchie banche centrali, soprattutto nei Paesi emergenti, hanno fatto il pieno di metallo giallo dando in cambio monete fiat per migliorare la composizione delle proprie riserve.
Il fatto che l’oro abbia avuto per gran parte della storia dell’uomo un ruolo centrale nei sistemi monetari viene spesso tralasciato, e credo che questo sia un errore. Dopodiché, essendo il suo valore espresso (prevalentemente) in dollari, è soggetto (in dollari) ad oscillazioni, ossia a volatilità. Non è certo mia intenzione individuare la quantità di oro che un individuo dovrebbe detenere: ognuno deve stabilire in base alle proprie caratteristiche soggettive e ai propri obiettivi se comprarne e quanto detenerne. Né starò in questa sede a discutere sulla decorrelazione dell’oro rispetto ad altri asset.
Mi interessa, piuttosto, esprimere una considerazione sulla corbelleria scritta da Guiso, volta a mettere in evidenza il fatto che l’oro non genera interessi o dividendi. Comparando l’oro alle azioni, Guiso sostiene che se una persona avesse investito un dollaro in oro cento anni fa, oggi avrebbe ancora un dollaro. Se avesse comprato una moneta in oro da un dollaro, effettivamente oggi avrebbe ancora quella moneta d’oro, ma il suo valore corrente, sempre in dollari, sarebbe ben superiore. Ciò che afferma Guiso è pertanto grossolanamente falso, dato che la quantità di oro che si sarebbe comprata con un dollaro (a prescindere dal fatto che all’epoca il dollaro era ancora convertibile in oro) nel 1912 era molto superiore a quella che si potrebbe comprare oggi con lo stesso dollaro.
Mettendola in altri termini, un’oncia troy di oro nel 1912 (dati National Mining Association) era scambiata contro 18,93 dollari. Oggi il prezzo di un’oncia d’oro è pari a circa 1.700 dollari. Ragionando in dollari è meno di quanto avrebbe ottenuto investendo sull’indice Dow Jones senza mai disinvestire, ma è certo molto più dell’investimento iniziale. Oltre tutto, il dato diventa interessante se si analizzano gli ultimi 41 anni, ossia il periodo in cui il dollaro è divenuto definitivamente moneta fiat. Qui, in termini di dollari, il prezzo dell’oro è aumentato quasi del 10 per cento annualizzato, un dato non troppo diverso da quello che si sarebbe ottenuto investendo nel Dow Jones reinvestendo i dividendi nell’indice (al netto del reinvestimento dei dividendi, l’oro avrebbe reso circa 2 punti in più all’anno).
Tutto questo non cambia ciò che ho sostenuto prima: ognuno deve decidere da sé se comprare oro, quanto comprarne e detenerne. Però, se si fanno esempi numerici, si diano almeno informazioni corrette.
350 pagnotte da un kg ai tempi di Nabuccodonosor nel 600 a.C. (fonte biblica) per ogni oncia di oro.
Per chi volesse sapere il prezzo del pane in oro nella storia:
1 oncia d’oro valeva 350 pagnotte da (una pagnotta pesava un po’ meno di un kg).
Per avere un prodotto veramente standardizzato a cui si può riferire un prezzo una bottiglia di Coca-Cola (12 once o 1/3 di litro) costava 5 cent di US$ (all’epoca equivalente a 20,67 US$ per oncia di oro) dal 1887 al 1945. Tenendo conto che il cambio del $ con l’oro era stato svalutata di più del 50% da FD Roosevelt negli anni trenta un prezzo molto stabile. Va anche detto che la produttività media di un lavoratore tra il 1887 e il 1945 e oggi è molto aumentata. Attualmente il prezzo, negli USA è di 1,12 US$ per una bottiglia da 16 once (mezzo litro).
Spannometricamente una lattina (o equivalente) di Coca-Cola è aumentata di 20 volte dal 1945 in US$, mentre l’oro è aumentato di più di 120 volte.
Nel 1900 il guadagno medio annuale di un lavoratore era tra di $200 – $400
Il salario medio per ora di 22¢.
I salari sono aumentati in proporzione al prezzo della Coca-Cola (adesso negli USA sono a circa 35.000$/anno di reddito medio). L’oro 6 volte tanto. E da tenere conto che nel 1900 si pagavano molte meno tasse negli USA rispetto ad adesso, quindi in realtà l’aumento dei salari reali è inferiore a quello che appare.
In generale, un lavoratore (medio basso) del 1900 guadagnava l’equivalente di 10 once d’oro all’anno e adesso guadagna 6-7 once d’oro.
Se si pensa all’aumento della produttività media per lavoratore e al fatto che l’oro deve competere con molte più merci adesso rispetto che allora è “INTERESSANTE”.
Mirco Romanato, ottima ricerca, grazie per la conferma.
Un Saluto .
E’ l’oro ad essere volatile rispetto al dollaro o è il dollaro ad essere volatile rispetto all’oro??
Senza parlare della costante manipolazione del prezzo dell’oro (e dell’argento) da parte dei boyz di J.P. Morgan & C. che è molto più scandaloso e violento della manipolazione del libor.
Quando salterà questo tappo di delinquenza… chissà dove arriverà il prezzo dell’oro ( e dell’argento).
Io non sono certo un’economista raffinato, ma dai dati che porta Corsini sembra evidente che non è l’oro a non valere più, bensì proprio il dollaro visto che adesso ne sono necessari 1700 per oz. contro i 18 nel 1912.
Sarebbe interessante sapere quanti kg di pane si potevano comprare nel 1912 con un dollaro e quanti adesso, sempre con un dollaro.
Fare poi lo stesso paragone con l’oro: quanti quintali di pane si potevano comprare con un’oncia nel 1912 e quanti adesso.
Il paragone di Guiso secondo me non può essere fatto, si confondono capra e cavoli poiché nel frattempo si è passati ad una moneta fiat, e per le banche alla riserva frazionaria, i pilastri di cartapesta dell’economia finanziaria.
Oltrtutto mi piacerebbe poi sentire Guiso dopo il collasso dell’euro e del dollaro.
Corsini mi correggerà se sto sbagliando.
Un saluto .
La riserva frazionaria è stata praticata dalle banche fin dall’antichità. In epoche più recenti sono noti ad es. i fallimenti di molte banche fiorentine a causa della riserva frazionaria, compresa quella dei Medici verso la fine del 1400.
Per questa e unica ragione sono state inventate le Banche centrali, per consentire alle banche la truffa su grande scala ed evitare i fallimenti.
Esattamente, ed è il motivo per cui siamo al collasso del sistema finanziario e bancario, il problema è che pretendono, impongono (complici i governi) che l’economia reale li debba salvare.
Un saluto .
Prova a leggerti questa tabella così comprendi anche cosa si poteva fare con venti dollari nel 1918 ed ora con il suo corrispettivo di 1700 dollari.
Comprendi che il potere di acquisto è decisamente inferiore?
Comprendi ora perchè non avrebbe reso pressochè nulla?
http://cronologia.leonardo.it/potere.htm
ed invece coxamai avresti fatto con 2.200 ??
si contesta infatti qui l’affermazione che oggi, con l’oro, avresti solo UN dollaro. Clamorosamente falsa se confrontata coi 1700.
Che poi non sono granchè, ok è vero tanto quanto non sono moltissimi 2200 dollari.