Che piaccia o meno, gli agricoltori italiani già dipendono dal transgenico. Ogni giorno una mucca da latte rumina suppergiù 17 chili di trinciato di mais, 6 di fieno, 4 di farina di mais e 2 chili di concentrato proteico. Questi ultimi due ingredienti possono contenere ogm: nel caso della prima in una proporzione del 50%, nel caso del concentrato proteico, a base di soia, fino all’80%. Circa 5 chili della razione quotidiana di una mucca sono biotech. Poco meno di un sesto. Non c’è legge, europea o nazionale, che lo vieti.
A dare i numeri è Luigi Simonazzi, dal 1997 responsabile economico della sezione di Milano, Lodi e Brianza di Coldiretti (6mila affiliati): «Chiediamo lo stop completo del transgenico». Anche se, non lo nega, lo ha in casa, sotto forma di mangimi per l’allevamento. «Per ora è il minor male». Gli anti-ogm chiedono un’etichettatura trasparente, cioè che riporti gli ingredienti di derivazione transgenica, per mettere le biotecnologie alla prova del mercato. Anche i pro non sono contrari. In Lombardia si imbottiglia il 38,5% del latte italiano.
Il Ministero dell’Agricoltura riferisce che la regione è uno dei primi territori dello Stivale per numero di prodotti Dop e Igp: ne ha un decimo, 23 su 229 complessivi. Valeria Sonvico, responsabile ambientale Coldiretti, spiega: «La coesistenza con gli ogm li metterebbe a rischio. Gli ogm provocano omologazione e l’omologazione crea un danno all’agricoltura italiana, perché il nostro prodotto sarebbe equiparato a quello estero». Sonvico racconta che oggi sono state recuperate specie antiche, come «il grano monococco di Cremona, che non dà intolleranze ai celiaci, o il peperone nero di Pavia. Hanno una produzione limitata, ma di alto valore aggiunto».
Per l’associazione è un settore in cui investire, anche perché Simonazzi non si illude: «Molti coltivatori passerebbero subito agli ogm. Ma è giusto che l’interesse degli agricoltori, che sono il 3% della popolazione europea, prevalga su quello di tutti?» Il problema è che quel 3% di popolazione non è unito. Né da stato a stato, con Francia e Italia contro e Spagna, Romania, Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca e Portogallo pro. Né in una stessa comunità. Sugli ogm Coldiretti sta agli antipodi di Confragricoltura. Francesco Bettoni, presidente lombardo di Confagri al terzo mandato, rappresenta 15mila associati. La maggior parte coltiva mais e non dispiacerebbe loro risparmiare il 20-25% delle spese per i pesticidi come promettono gli ogm. «Basta con la demagogia – rincara Bettoni –, se gli scienziati mi dicono che non fa male io sto con loro».Per gli scienziati gli ogm resisterebbero meglio agli stress climatici.
Quest’estate la Lombardia è stata messa in ginocchio da siccità e piogge torrenziali. È stato chiesto lo stato di calamità naturale. Sonvico precisa che «oggi esistono tecniche agronomiche per fronteggiare questi problemi». Ricorda anche che Coldiretti ha fatto la conta dei Comuni ogm-free: 271, con 7 comunità montane e due province, Como e Cremona. Era il 2008 ma da allora le mucche continuano a ruminare mangimi ogm.
Tratto da: www.ilgiorno.it
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