DI REDAZIONE*
Si è fatto un gran parlare in questi giorni del Redditest, il software lanciato dall’agenzia delle Entrate per misurare la “fedeltà fiscale” (sic!) dei contribuenti italiani, che anticipa il redditometro, strumento di schiavitù fiscale, che sarà introdotto dal 2013.
Secondo quanto propagandato dal Fisco italiano, il software sarebbe solo uno strumento messo a disposizione dei cittadini per verificare preliminarmente se le loro spese sono coerenti o meno con loro dichiarazione dei redditi.
Nella comunicazione agli organi di informazione, l’Agenzia delle Entrate ha dichiarato che i dati dei contribuenti non sarebbero stati “rubati” dal fisco attraverso il software.
Basta Italia ha voluto andare a fondo della questione e ha incaricato una ditta specializzata per verificare se ciò fosse vero, oppure no. I risultati sono stati clamorosi. Ecco quanto ci ha dichiarato la ditta di consulenza informatica, che vuole restare anonima per paura di ritorsioni da parte del Fisco italiano.
“Il software Redditest presenta gravissimi problemi di sicurezza e di privacy. Ne sconsigliamo caldamente l’utilizzo, in quanto essa non garantisce la tutela dei dati degli utenti contribuenti. Dopo essere stato installato, infatti, il software sviluppato dall’Agenzia delle Entrate richiede di accedere alle informazioni contenute nel computer dell’utente. Questo non è corretto nei confronti del contribuente”.
Di più, l’applicazione non presenta una firma digitale sicura e verificabile. Ciò emerge chiaramente dalla fotografia allegata. Abbiamo utilizzato infine WireShark, il più famoso analizzatore al mondo di protocolli di rete, per verificare se vi fosse trasmissione di dati dal software alla rete. Purtroppo le sorprese sono state amare e i test condotti non permettono di assicurare l’utente contribuente sulla sicurezza dei suoi dati e sulla non trasmissione degli stessi al Fisco italiano. Non solo, il software ha reso instabile il computer nel quale era stato installato, causando gravi problemi anche successivi alla sua disinstallazione e al riavvio del computer.”
I dati dei contribuenti veneti vengono insomma succhiati dal Fisco italiano con il Redditest? Pare proprio che sia così. Nel dubbio, non installate nessun virus, pardon, software dell’agenzia delle entrate, casomai ne aveste avuto la tentazione.
*Link all’originale: http://www.bastaitalia.org/lapplicazione-redditest-ruba-i-dati-dei-contribuenti-veneti-e-li-trasmette-al-fisco-italiano/
Lungi dal voler difendere l’Ag.Entrate, ma il contenuto dell’articolo non mette in evidenza l’effettivo accesso o la trasmissione di dati personali all’Ag. delle Entrate, ma la possibilità e la carenza di sicurezza del programma. Sono due cose molto diverse. Se la società che ha effettuato l’analisi volesse condividere i dati a sua disposizione, sarebbe un’ottima cosa verso la trasparenza.
Sulla professionalità dell’Ag.entrate nel firmare il programma con un certificato scaduto non mi pronunzio: un ente pubblico dovrebbe fare il massimo per tutelare l’utente, e dunque in primis dotarsi di strumenti adatti. Il certificato scaduto la dice lunga, lunghissima, sul rispetto che hanno per i contribuenti.